L’ Opus Dei è la più controversa e per certi versi oscura associazione ecclesiale che opera come ordine autonomo all’ interno della chiesa cattolica. Il fondatore, José Maria Escrival de Balaguer, è santo, canonizzato da Giovanni Paolo II; noi però oggi ci occupiamo di un caso che arriva dalla Francia, dove – come altrove nel mondo, intendiamoci – certo di santità ne gira molto poca. Anche perché rischiano di essere contraddette le parole di Gesù in persona, quando inviando gli apostoli nel mondo li obbligò a rispettare “la mercede dell’ operaio”, la paga di chi lavora, che è un diritto anche secondo il Cristo.
GUAI ALL’ OPUS DEI – Ecco, quello che succedeva nella scuola alberghiera in cui Catherine Tissier era entrata fin da bambina, non era esattamente questo. Catherine ha denunciato la scuola alberghiera Donson nella Francia dell’est, istituto gestito dall’Opus Dei, perché a suo dire l’istituto l’avrebbe praticamente sfruttata come una schiava per almeno 10 anni. Otto ore di lavoro al giorno per, sostanzialmente, nessuna paga in cambio; ovviamente, tutto l’anno.Avrebbe subito per quindici anni un trattamento a mezza via fra l’indottrinamento religioso e la schiavitù domestica, secondo lei. L’ Opus Dei non è perseguito direttamente, ma ella sostiene di aver intrattenuto un legame pastorale con l’Associazione della cultura universitaria e tecnica, che compare citata per “lavoro dissimulato” e “retribuzione contraria alla dignità”. Accanto all’ ACUT compaiono Claire de Bardon de Ségonzac e Agnès Duhail, che lavorano nella struttura dipendente dall’ ACUT e sono membri dell’Opus dei.In effetti, afferma le Monde, l’ Opus Dei si definisce “ingiustamente messo in mezzo”, visto che come entità, l’ordine religioso non è nemmeno imputato.
COSA ACCADEVA? – Dal Canada, il Daily Globe and Mail racconta per bene cosa succedeva dentro la scuola Donson, secondo i documenti d’accusa.Aveva 14 anni quando è entrata alla Donson, dove i sacramenti religiosi venivano amministrati dall’Opus Dei. Sotto la guida di un direttore spirituale, ha gradualmente scelto di seguire il cammino spirituale dell’Opus Dei e ha iniziato a lavorare come “assistente numeraria”. “Lavoravo dalle sette del mattino alle 10 di sera ogni giorno, sette giorni su sette. Le tre settimane di vacanza che avevamo venivano passate con l’ Opus Dei, dove ci insegnavano la teologia e ci impegnavamo in profondi studi sulle opere del fondatore”. Dice che aveva una paga ogni mese, ma che le veniva chiesto di firmare assegni in bianco dai datori di lavoro, e non ha mai visto un soldo.
La causa è iniziata nel 2001, quando la ragazza, tornando a casa per una rarissima visita – “venivo incoraggiata a separarmi dai miei genitori”, dice – pesava meno di 40 kg. I parenti l’hanno così mandata da un medico che le ha consigliato di “non tornare assolutamente” alla Donson.
A 16 anni, Catherine Tissier dice di essere stata obbligata a pronunciare dei voti religiosi: “Povertà, castità e obbedienza”. Afferma di essere stata inoltre costretta a firmare un testamento che concedeva in anticipo l’ integralità del suo patrimonio futuro all’ Opus Dei e l’ impegno a non sposarsi se non all’età di 37 anni.
UNA VITA DISTRUTTA – Dopo la visita medica, la ragazza è pian piano uscita da questo sistema che la soffocava: “Ho iniziato a vivere a 30 anni. Non ero mai uscita. Non ero mai andata al cinema”, dice ora.
“Non potevo mangiare da me, non potevo lavarmi da me, era difficile tenere la barra dritta. Nonostante questo, avevo lo stesso carico di lavoro alla Donson”.
Qui Catherine ricorda quando un medico – ancora dell’ Opus Dei – le diagnosticò una fulminante depressione, prescrivendole degli psicofarmaci che la distrussero piano piano. Differente, prevedibilmente, la posizione dell’ Opus Dei.
Beatrice de la Coste, portavoce per l’ Opus Dei in Francia, dice: “Catherine Tessier era un’impiegata nella scuola alberghiera, era in contatto con l’ Opus Dei e ha scelto quel cammino spirituale. La nostra vocazione è di amare Cristo e di fare bene il nostro dovere”.
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