mercoledì 31 agosto 2011

SCANDALO PEDOFILIA:LA CHIESA IRLANDESE SVENDE TUTTO PER RISARCIRE LE VITTIME


Accade in Irlanda, dove le diocesi travolte dagli scandali per pedofilia sono sull’ orlo della bancarotta.
Le diocesi irlandesi sono nell’ occhio del ciclone, dopo gli scandali dovuti agli episodi di pedofilia, alcuni dei quali “storici”, come quello di Andrew Ronan. Per decenni le storie di abusi su minorenni perpetrate da sacerdoti cattolici sono state insabbiate, e oggi, una volta scoperta la nera verità, la Chiesa non può fare altro che tentare di riparare. Il piano è quello di ripulire, almeno parzialmente, l’ immagine delle istituzioni ecclesiastiche, e nello stesso tempo risarcire le numerose vittime, anche se dopo molti anni.

SVENDITA DI IMMOBILI – Per questo la Chiesa irlandese pianifica di mettere in vendita i propri immobili, per far fronte alle richieste di danni e scongiurare il tracollo finanziario. Uno scenario che rispecchia in parte quello degli anni scorsi in alcune diocesi statunitensi, travolte dai debiti prodotti dallo scandalo pedofilia e costrette persino a dichiarare bancarotta. Nella diocesi di Cloyne – al centro dell’ultimo rapporto governativo su una serie di abusi e coperture dal 1996 al 2009, tale da innescare addirittura una crisi diplomatica tra Irlanda e Vaticano – è stato chiesto ai parroci di redigere liste di beni che possano essere ceduti per raccogliere fondi per gli indennizzi alle vittime. E’ l’Irish Independent a rivelare oggi l’iniziativa quasi disperata della piccola diocesi, situata nella Contea di Cork (sud-ovest dell’Irlanda), per mettere in salvo le proprie finanze.
TRIBUTO VOLONTARIO - La diocesi sta anche progettando un tributo volontario delle parrocchie sui ricavi dalle future vendite di proprietà: il che significherebbe che le parrocchie, che di norma controllano autonomamente le proprie finanze, dovranno passare una parte degli introiti (si pensa al 6 per cento) alle casse generali della diocesi. Quest’ultima ha gia’ ammesso di disporre di piccole proprieta’ residenziali disponibili per l’immediata cessione. Ma anche alle 46 parrocchie, anch’esse in possesso di immobili adatti alla bisogna, e’ stato chiesto di considerarne la vendita nel caso non fossero di stretta necessita’.
MILIONI DI EURO - E se la decisione di vendere rimane rigorosamente in capo alle singole parrocchie, il metodo e’ stato individuato come il fattore chiave per rimettere in sesto le finanze diocesane. Peraltro il conto finale per i danni alle circa 40 vittime dei preti pedofili nella diocesi di Cloyne potrebbe essere nell’ordine dei milioni di euro. Dopo la pubblicazione il mese scorso del ‘Cloyne Report’, che chiamava pesantemente in causa anche le coperture da parte dell’ex vescovo John Magee – in passato segretario personale di ben tre Papi -, l’attuale amministratore apostolico mons. Dermot Clifford, arcivescovo di Cashel e Emly, ha spiegato che potrebbero occorrere anni prima che le finanze diocesane si riprendano pienamente dalle conseguenze dello scandalo. E tra gli ostacoli c’e’ il fatto che a detenere le proprieta’ sono le parrocchie e quindi la decisione se vendere o no dovra’ essere presa a livello locale. Non aiuta, poi, la crisi economica, che in alcune zone della Contea di Cork ha fatto precipitare il prezzo degli immobili anche del 50 per cento.
I DIKTAT DEL VATICANO - Intanto, e’ imminente la consegna al governo di Dublino della risposta ufficiale della Santa Sede dopo le accuse al Vaticano successive alla pubblicazione del ‘Cloyne Report’. A fine luglio il nunzio apostolico monsignor Giuseppe Leanza (che peraltro ha già come sua nuova destinazione la nunziatura di Praga) eta stato richiamato a Roma ‘per consultazioni’, fatto pressoche’ senza precedenti nella storia della diplomazia vaticana. La durezza della reazione di Dublino, dove si ipotizza anche una legge che obblighi i sacerdoti a rivelare eventuali casi di abusi appresi in confessionale, è stata giudicata eccessiva in Vaticano. E nei giorni scorsi anche il primate di tutta l’Irlanda, card. Sean Brady ha detto pubblicamente che mettere in dubbio l’inviolabilita’ del segreto della confessione rappresenta una ‘sfida alla liberta’ religiosa’ dei cattolici.


FONTE
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