L' accoglienza all' arrivo non prevista dal protocollo, la calorosa stretta di mano in nunziatura che diventa quasi un inchino a Benedetto XVI. Il primo ministro spagnolo sorprende nella prima giornata dell' evento.
Giacomo Galeazzi - Madrid.
Agli occhi del mondo la versione "papista" di Josè Luis Zapatero è una novità ma nel seguito di Benedetto XVI non sorprende il filo diretto con il premier socialista. In Segreteria di Stato erano arrivati da Madrid dossier diplomati incoraggianti sullo stato dei rapporti tra il Vaticano e quello che si era configurato all'inizio come il governo-avanguardia del laicismo. Dopo il durissimo braccio di ferro tra l' esecutivo e l' episcopato spagnolo sulle nozze gay e l'educazione cattolica,Zapatero ha da tempo imboccato la strada del dialogo con Roma. Il contributo all'organizzazione della Gmg 2011 è andato oltre le più rosee aspettative d'Oltretevere e la sua legge sull'aborto non è stata così "liberal" come si temeva nei Sacri Palazzi.
Al punto da attirare sul primo ministro l'ira di associazioni "pro-choice" e movimenti no-Papa. Le maniere forti scelte per reprimere le manifestazioni di piazza degli "indignados" e dei contestatori anti-Ratzinger sono il volto brusco dell'atteggiamento conciliante e collaborativo della nuova "ostpolitik" zapateriana verso la Santa Sede. Eppure dopo la vittoria sul "cattolicissimo" Aznar l' ultralaicista premier spagnolo aveva addirittura evocato nelle gerarchie vaticane paragoni infausti, tanto da farlo giudicare "peggiore di Fidel Castro" per condotta antiecclesiale. Ora, ridotto a più miti consigli anche da recenti disfatte lettorali alle amministrive e ai minimi livello di consenso popolare, non può più permettersi di subire prove di forza come i milioni di fedeli scesi in piazza in più occasioni contro la sua politica da laboratorio laico d' Europa, sottolineano nella Conferenza episcopale iberica.
E in piena crisi economica l'aiuto della Chiesa per la pace sociale è tutt'altro che trascurabile. Il premier spagnolo Jose' Luis Rodriguez Zapatero aveva sperato di evitarlo, ma di fronte all'accumularsi delle iniziative socialiste su matrimonio omosessuale, riforma della legge sul divorzio e soprattutto sull'insegnamento della religione, la Chiesa sembra ormai decisa a scendere in piazza. E prepara una ''grande manifestazione'' che dovrebbe svolgersi a dicembre nella capitale. Nel 2004 anche da parte ecclesiale i toni nei confronti di Zapatero erano completamente diversi. Tra Chiesa e governo era guerra aperta. A quell'epoca la delegazione episcopale per l'istruzione mobilitava le diocesi con l'appoggio di movimenti, associazioni e gruppi cristiani contro ''la discriminazione che questo governo vuole realizzare con l' insegnamento della religione'' si legge su un documento della diocesi madrilena di Alcala de Henares pubblicata dalla stampa''. E la commissione dell'insegnamento dei vescovi spagnoli denunciava un atteggiamento ''poco dialogante'' dell'esecutivo socialista.
La Conferenza episcopale non esitò ad accreditare pubblicamente la sfida all'esecutivo perché ''gruppi e associazioni'' cattoliche hanno il diritto di fare ciò che ritengono giusto''. Furono anche promosse raccolte di firme sull'insegnamento della religione contestando il questionario previsto dal Ministero dell'Istruzione sulla riforma. Il governo Zapatero, allo scopo di rendere sempre più laica la scuola, sfidò Roma riformando l'insegnamento della religione cattolica mantenendolo facoltativo ma creando al tempo stesso una materia nuova e obbligatoria, la ''storia delle religioni''. Le parole d'ordine erano laicità dello stato ed estensione dei diritti e libertà individuali. Le iniziative sociali del governo, dalle unioni omossessuali al divorzio e all'eutanasia non hanno dato i frutti sperati. E ora il "lupo di Gubbio" socialista non è più così laicista.
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