Le prime notizie certe intorno al gioco del Lotto vengono fatte risalire al 1620,anno in cui la Repubblica di Genova intruduce il gioco regolamentandolo.Non si tratta di una novità per la città ligure dove un gioco simile al moderno lotto e basato sui numeri era già nato,molti anni prima,proprio in relazione alle scommesse che si facevano sull'elezione dei senatori della città.
Da Genova il Gioco del Lotto si diffonde,nel 1644,nello Stato Pontificio.Mentre nella Repubblica genovese il gioco era in gestione a privati autorizzati sulla base di un appalto,nello Stato Pontificio si giocava di nascosto.Il perché è semplice.Il governo pontificio appena venuto a conoscenza della diffusione del gioco nello stato lo dichiara illegale.Ma non finisce qui.Nel 1666 Alessandro VII emana una bolla con cui proibisce il Lotto,pena la scomunica per i giocatori.Inizia così la persecuzione del gioco,destinata a durare sessant’anni sotto diversi papi(1) che si susseguono e che combattono una guerra aperta al gioco,con una serie di bolle e relativa scomunica per i praticanti e i gestori clandestini di quel divertimento “diabolico”.Ma con Clemente XI(2)finisce quest’era di persecuzione del gioco.Il pontefice,infatti,di fronte all’afflusso in massa di cittadini alle estrazioni tenute preso le case dei nobili,decide di tollerare il gioco,imponendo la presenza di un ecclesiastico della Camera Apostolica,in veste di giudice,affiancato da un notaio.La concessione di Clemente XI,tuttavia,dura poco e l’11 gennaio 1704 il papa scrive un’enciclica che impone la “totale distruzione dei clandestini lotti in Roma e in tutto il suo Stato”(3).L’enciclica dà buoni frutti a Roma,ma nel resto dello Stato Pontificio la diffusione del gioco è così ampia che imperversa addirittura all’aria aperta.E’ così che l’11 gennaio 1719 ,il papa ordina a tutti i vescovi di proibire qualsiasi gioco ambulante nelle piazze durante lo svolgimento di cerimonie religiose nelle chiese.Ma non finisce qui.Il papa così colpito dalla diffusione del gioco,nella primavera del 1720 affida lo studio sul gioco a una congregazione di teologi e canonisti con a capo il cardinale Giovanni Tolomei.Nel febbraio del 1721 la congregazione,finiti i suoi studi,comunica al papa come estirpare il gioco sia oramai impossibile,raccomandando,invece,una sua regolamentazione. Clemente XI non avrà modo di dar seguito all’invito della congregazione in quanto morirà poco dopo nel marzo dello stesso anno.Gli succede Innocenzo XIII che, preso atto della sentenza della congregazione,decide di eliminare il divieto al Gioco del Lotto. E l’8 maggio dello stesso anno,il cardinale Alessandro Falconieri, governatore di Roma,pubblica un editto che istituisce il gioco del Lotto a Roma e nello Stato Pontificio,mettendo al bando i lotti clandestini.Da questo momento il gioco del Lotto diviene legale nello Stato Pontificio. Resterà tale sino allo morte del papa nel 1724.A Innocenzo XIII,infatti,succede Benedetto XIII(5) fortemente contrario al gioco.A tal punto che abroga immediatamente l’editto del predecessore.Ma non finisce qui.Il governatore di Roma Antonio Banchieri stabilisce pesanti pene pecuniarie e corporali per i trasgressori.Ma ciò non basta a fermare il gioco che continua a imprevesare,ugualmente, per tutto lo stato pontificio nonostante il fatto che,alle pene pecuniarie e corporali,il pontefice aggiunte la scomunica a divinis sia per gli ecclesiastici che per i laici dediti al gioco.Lo stato vive un clima di proibizionismo che finisce con Clemente XII(6),eletto dal conclave nel 1730 alla morte di Benedetto XIII.E’ con lui che inizia lo sfruttamento finanziario del gioco del Lotto da parte dello Stato Pontificio.Il pontefice,infatti,capisce che non vale la pena quel clima di rigore ed è opportuno legalizzarlo e farlo proprio dello Stato.In barba allo spirito diabolico del gioco e alle scomuniche dei suoi predecessori.Così che il 12 dicembre del 1731 Clemente XII decreta che il gioco sia introdotto in tutto lo Stato Pontificio,con gestione affidata all’arciconfraternita di San Girolamo della Carità.Gli utili andranno alla Depositiera Generale,a libera disposizione del Papa,delle missioni,degli ospedali,delle parrocchie nonché delle famiglie bisognose.Il che è anche un modo di santificare quel gioco così condannato per oltre un secolo.Un gioco che da ora in avanti si rivelerà una vera “macchina da soldi”.Proprio come ci racconta Gaetano Moroni nel suo Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica.Dai suoi scritti sappiamo tra l’altro che
“dal 14 febbraio 1732 al luglio 1733 si svolgono nove estrazioni,che assicurano al banco del Lotto un’entrata di 1.050.000 scudi,della quale neanche la metà torna ai giocatori;così che tolte le spese e il frutto di appaltatori del Lotto,alla Camera Apostolic rimangono netti ben 418.745 scudi.Un autentico affare.Di quel guadagno 20.000 scudi vanno ad alcune comunità religiose,50.000 al monte di pietà,80.000 all’ospedale Santo Spirito,e il resto finisce nelle casse della Santa Sede per il rinnovamento delle chiese e acquisiti della Biblioteca Vaticana.”(7).
Ma i proventi cospicui del gioco non si limitano certo a quegli anni.Anzi.Il gioco dà particolari frutti sotto Papa Pio VI(8),che destina tutti i guadagni alla bonifica delle Paludi Pontine.Le cose vanno così bene che le giocate si moltiplicano arrivando a 48 l’anno,divise in 24 a Roma e 24 in Toscana.Nell’800 si diffondo,inoltre,numerosi sistemi di giocate legati per lo più a superstizioni religiose,tollerate dalla Chiesa,che non accondiscende apertamente ma neppure condanna. Qualche esempio ce lo fornisce il poeta romano,il Belli.Tra le pratiche più seguite per vincere al gioco del Lotto c’era,ad es.,il famoso “libro de’ rapporti fra le cose e idee anche astratte e i numeri del lotto”,una sorta di Libro dei Sogni moderno.Ma c’erano anche dei veri e propri rituali.Come quello di salire “coi ginocchi la lunghissima scalinata di Santa Maria in Ara Coeli,recitando ad ogni scalone o una Requiem aeternam o un De profundis”,praticato esclusivamente delle donne.Il gioco si fonde con la superstizione popolare.Un connubio che va avanti anche dopo la fine del regno pontificio e con l’unità d’Italia.Nonostante che entrambe le pratiche siano totalmente contrarie alle sacre scritture,direttamente o indirettamente.Vediamo in breve,quindi,cosa dice la Bibbia sul gioco d’azzardo e sulla superstizione.
Che cosa dice la Bibbia sul gioco d’azzardo? Il gioco d’azzardo è un peccato?
Il gioco d’azzardo può essere definito come “rischiare dei soldi nel tentativo di farli moltiplicare su qualcosa che è assolutamente imprevisto”. La Bibbia non condanna specificamente il gioco d’azzardo, le scommesse o il gioco del lotto. La Bibbia ci avverte, però, di guardarci dall’amore del denaro (1 Timoteo 6:10; Ebrei 13:5). La Scrittura ci incoraggia anche a guardarci dai tentativi di "arricchire velocemente" (Proverbi 13:11; 23:5; Ecclesiaste 5:10). Il gioco d’azzardo è concentrato nel modo più assoluto sull’amore per il denaro e, indubbiamente, tenta le persone con la promessa di ricchezze veloci e facili.
1 Timoteo 6:10 ci dice: " Infatti l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori". In Ebrei 13:5 è scritto: "La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: ‘Io non ti lascerò e non ti abbandonerò’". Matteo 6:24 afferma: " Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona".
La Superstizione alla luce della Bibbia
La Bibbia c'insegna che l'uomo non può, con i propri sforzi, placare alcuna divinità né può attirarsene il favore; questo vale in modo particolare per il vero Dio. La superstizione è quindi in contrasto con la fede nel vero Dio. Il Signore non vuole danneggiare l'uomo; al contrario, vuole aiutarlo: "Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna" (Giovanni 3:16).
L'uomo che non vuole saperne del suo Creatore mieterà paura, preoccupazione, insicurezza e via dicendo. Il diavolo, abile nel soddisfare i desideri dell'uomo superstizioso, riesce con l'inganno a rendere le pratiche della superstizione un fatto divertente e convincente.
Il credente, invece, che ha riposto la sua fiducia in Cristo:
1. non s'affida a oggetti o abitudini quali: il quadrifoglio, aprire le finestre quando suonano le campane per fare entrare la fortuna, sposarsi in giorno di sabato (porta bene alla sposa), toccare il fiocco del berretto del marinaio, appendere un ferro di cavallo sopra la porta, fare il segno della croce quando si cuoce il pane, gettare sale in un appartamento nuovo prima che sia abitato, indossare amuleti.
2. non temerà: il grido della civetta o di qualsiasi altro animale, lo sposarsi o il viaggiare il venerdì 13 o 17, se il pane è capovolto a tavola, se ci si saluta incrociando le mani, quando un corteo funebre incontra un corteo nuziale, se s'incontra un carabiniere o un gobbo, se si apre l'ombrello in casa, se si vede un ragno di mattina, se un gatto nero attraversa la strada, se si rovescia la saliera o un contenitore d'aghi (lite), se i cani scavano buche nella terra (presagi di morte o d'incendio), se si sogna caduta di denti (morte in vista).
3. non vivrà secondo la ricetta degli oroscopi né avrà bisogno di conoscere il proprio destino. Sono infatti superstizioni astrologiche: temere per il passaggio di una cometa (una guerra sta per scoppiare), tener conto dei segni dello zodiaco, della posizione della luna o del calendario astrologico per compiere atti o astenersene (seminare, piantare, uccidere un animale, tagliarsi i capelli, le unghie, travasare il vino, raccogliere), vedere una stella cadente e fare un voto o esprimere un desiderio (la famosa notte di san Lorenzo del 10 agosto), raccogliere piante medicinali secondo i principi cosmici o astrologici, ecc.
Soltanto Gesù Cristo ha la potestà di soccorrerci, aiutarci, salvarci, perché Egli è venuto a distruggere le opere del diavolo ed il diavolo stesso: “Colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo, perché il diavolo pecca fin da principio. Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo” (I Giovanni 3:8).
Che il Signore, nella Sua grazia, apra loro gli occhi, affinché, per mezzo di queste indicazioni pur incomplete, sia fatta luce intorno a questo dominio delle tenebre, per conoscere il Salvatore onnipotente, che purifica da ogni peccato che spezza tutte le catene e ci dà la vittoria: “In tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:37-39).
Né malocchi, né maledizioni, né altre simili cose possono intaccare la vita del credente il quale è paragonato alla pupilla dell’occhio del Signore: “Perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo” (Zaccaria 2.8).
NOTE
(1)Clemente X,Innocenzo XI e Innocenzo XII.
(2)Clemente XII fu Papa per ventun’anni tra il 1700 e il 1721
(3)Claudio Rendina,I Peccati del Vaticano,pagina 101
(4) Innocenzo XIII fu Papa tra il 1721 e il 1724
(5)Benedetto XIII fu Papa tra il 1724 e il 1730
(6) Clemente XII fu Papa tra il 1730 e il 1740
(7) Claudio Rendina,I Peccati del Vaticano,pagina 103
(8)Pio VI(1775-1799)
BIBLIOGRAFIA
I Peccati del Vaticano,di Claudio Rendina,pagine 101-104
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