Se per la Chiesa il dopo Berlusconi è già iniziato, una parte della gerarchia sembra puntare decisamente su Giulio Tremonti come leader del nuovo centrodestra. Certo, quella parte dell’episcopato italiano che fa riferimento al presidente della Cei Angelo Bagnasco nelle ultime settimane pare guardare con favore all’ipotesi neocentrista (v. Adista n. 51/11). Ma il card. Camillo Ruini, e buona parte dei vertici vaticani, sembrano aver già concesso la loro investitura al ministro dell’Economia. Il 17 giugno, a Roma, presso l’ Auditorium dell’ Università Cattolica, si festeggiava la festa patronale del Sacro Cuore, ateneo i cui organismi dirigenti sono da anni saldamente in mano ad uomini del card. Ruini. E infatti in platea, assieme all’ex presidente della Cei, c’erano mons. Rino Fisichella e il rettore Lorenzo Ornaghi (uomo di Ruini, da poco rieletto alla guida dell’ateneo per un altro quinquennio dopo il tentativo - fallito - del Segretario di Stato vaticano, il card. Tarcisio Bertone, di riprendere il controllo dell’Università e della sua “cassaforte”, l’Istituto Toniolo).
giovedì 7 luglio 2011
L’ UOMO DELLE “PROVVIDENZE”. VATICANO E RUINI INCORONANO TREMONTI
di Valerio Gigante, da Adista 53/2011.
Se per la Chiesa il dopo Berlusconi è già iniziato, una parte della gerarchia sembra puntare decisamente su Giulio Tremonti come leader del nuovo centrodestra. Certo, quella parte dell’episcopato italiano che fa riferimento al presidente della Cei Angelo Bagnasco nelle ultime settimane pare guardare con favore all’ipotesi neocentrista (v. Adista n. 51/11). Ma il card. Camillo Ruini, e buona parte dei vertici vaticani, sembrano aver già concesso la loro investitura al ministro dell’Economia. Il 17 giugno, a Roma, presso l’ Auditorium dell’ Università Cattolica, si festeggiava la festa patronale del Sacro Cuore, ateneo i cui organismi dirigenti sono da anni saldamente in mano ad uomini del card. Ruini. E infatti in platea, assieme all’ex presidente della Cei, c’erano mons. Rino Fisichella e il rettore Lorenzo Ornaghi (uomo di Ruini, da poco rieletto alla guida dell’ateneo per un altro quinquennio dopo il tentativo - fallito - del Segretario di Stato vaticano, il card. Tarcisio Bertone, di riprendere il controllo dell’Università e della sua “cassaforte”, l’Istituto Toniolo).
Se per la Chiesa il dopo Berlusconi è già iniziato, una parte della gerarchia sembra puntare decisamente su Giulio Tremonti come leader del nuovo centrodestra. Certo, quella parte dell’episcopato italiano che fa riferimento al presidente della Cei Angelo Bagnasco nelle ultime settimane pare guardare con favore all’ipotesi neocentrista (v. Adista n. 51/11). Ma il card. Camillo Ruini, e buona parte dei vertici vaticani, sembrano aver già concesso la loro investitura al ministro dell’Economia. Il 17 giugno, a Roma, presso l’ Auditorium dell’ Università Cattolica, si festeggiava la festa patronale del Sacro Cuore, ateneo i cui organismi dirigenti sono da anni saldamente in mano ad uomini del card. Ruini. E infatti in platea, assieme all’ex presidente della Cei, c’erano mons. Rino Fisichella e il rettore Lorenzo Ornaghi (uomo di Ruini, da poco rieletto alla guida dell’ateneo per un altro quinquennio dopo il tentativo - fallito - del Segretario di Stato vaticano, il card. Tarcisio Bertone, di riprendere il controllo dell’Università e della sua “cassaforte”, l’Istituto Toniolo).
Cuore delle celebrazioni, la premiazione del ministro Tremonti, cui l’Università Cattolica ha dato un riconoscimento «per la sua crescente attenzione ai valori cristiani». Insieme al ministro è stato premiato anche il segretario particolare del papa, mons. Georg Ganswein. E Tremonti, significativamente, era seduto tra Ruini e padre Georg, con il quale è stato visto parlare lungamente al termine della messa che ha preceduto la cerimonia. A dimostrazione che in Vaticano non c’è solo Ruini a sostenere Tremonti.
Del resto, anche il Segretario di Stato ha in passato espresso apprezzamenti nei confronti del titolare del Tesoro, valutando positivamente la posizione assunta da Tremonti sull’ennesimo scandalo Ior, quello scoppiato a settembre 2010, quando il gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta ordinò un maxi sequestro di 23 milioni di euro (poi dissequestrati il 1.mo giugno scorso) depositati dall’istituto vaticano su un conto presso il Credito Artigiano, per violazione della normativa antiriciclaggio, avendo lo Ior omesso di comunicare gli estremi del destinatario del movimento finanziario. Non a caso, l’asse tra Vaticano e Tremonti si è rinsaldato negli ultimi anni anche grazie ai rapporti più che amichevoli con il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, dal 2008 tra i consulenti del ministero.
Nel ricostruire la carriera di Tremonti non va assolutamente trascurato l’enorme credito di cui gode presso le gerarchie ecclesiastiche. Fautore delle banche legate al territorio, Tremonti si trova sulla stessa lunghezza d’onda espressa nella visione territorial-sociale della Caritas in veritate (ad esempio al § 40) di Benedetto XVI. Una linea sulla quale si fonda anche la saldatura con la Lega, che al nord ha ormai intessuto un’ottima trama di rapporti con la Chiesa, soprattutto per il tramite di Cl e della Compagnia delle Opere. Ma la stima e l’amicizia più volte manifestata da parte della gerarchia cattolica nei confronti di Tremonti viene da lontano. Ed è cresciuta in maniera proporzionale alle “benemerenze” acquisite da Tremonti presso la Chiesa cattolica, che iniziano molto lontane nel tempo.
Nel 1985 viene votata dal Parlamento la legge 222: è quella che istituisce il meccanismo dell’8 per mille. Messo a punto da Tremonti (al tempo consigliere economico di Craxi) e da Paolo Cirino Pomicino (andreottiano, allora presidente della Commissione Bilancio della Camera), in pratica, assegna alla Chiesa cattolica – destinataria di circa il 40% delle firme – la possibilità di intascare anche una consistente parte delle quote di 8 per mille di quei contribuenti che non indicano nessuna preferenza, grazie al fatto che queste ultime vengono riassegnate in misura proporzionalmente identica a quando avviene per le preferenze espresse. Un “anticipo” di quella “finanza creativa” che sarebbe stato il cavallo di battaglia di Tremonti nei decenni successivi.
Negli anni trascorsi sulla poltrona di via XX Settembre Tremonti non ha smentito questa sua “vicinanza” alla Chiesa cattolica. A volo d’uccello, basterà ricordare qualche episodio. Ad esempio il fatto che la Santa Sede non ha mai pagato una lira per il consumo annuo di circa 5 milioni di metri cubi di acqua e che le acque di scarico del Vaticano, che fino agli anni ‘70 confluivano nel Tevere senza alcun trattamento preliminare, solo da qualche decennio confluiscono in vasche di depurazione appositamente costruite dal Comune di Roma.
Lo Stato della Città del Vaticano si avvale di questi servizi, ma non ha mai pagato le bollette al comune di Roma. Nel 1999, gli arretrati avevano raggiunto la somma di 44 miliardi di lire. Quell’anno, l’azienda municipalizzata di Roma, l’Acea, fu quotata in Borsa. Gli azionisti reclamarono perciò il pagamento delle «bollette arretrate». Senza successo. A saldare, allora, fu il ministero dell’Economia, ottenendo in cambio la garanzia che il Vaticano avrebbe almeno cominciato a pagare il servizio di smaltimento delle acque di scarico, il cui costo era di circa 2 milioni di euro l’anno (v. Adista n. 83/03).
Ma il Vaticano non pagò nemmeno quella parte del suo debito. Così, un emendamento alla legge finanziaria 2004, provvide allo stanziamento di «25 milioni di euro per l’anno 2004 e di 4 milioni di euro a decorrere dall’anno 2005» per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprio. Si potrebbe poi ricordare il Decreto Legge fiscale collegato alla Finanziaria 2006, grazie al quale tutte le confessioni religiose che hanno stipulato intese con lo Stato nonché tutte le organizzazioni no-profit vengono esentate dal pagamento dell’Ici anche per gli immobili in cui si esercitano attività commerciali (v. Adista nn. 71, 77 e 85/05).
Se si guarda alla scuola, poi, l’atteggiamento di “sollecitudine” da parte di Tremonti nei confronti dei vertici ecclesiastici è addirittura clamoroso. Nonostante la riforma che porta la firma della Gelmini (ma che è stata dettata da Tremonti e Brunetta, attraverso la famosa legge 133/08) abbia tagliato in tre anni circa 8 miliardi di euro all’istruzione, i finanziamenti alle scuole private non solo non sono stati tagliati, ma per il 2011 sono addirittura raddoppiati arrivando a 245 milioni di euro. La disposizione è contenuta nella tabella del governo allegata al maxiemendamento sulla legge di stabilità (ex legge finanziaria) del 2011.
Senza considerare la questione degli insegnanti di religione. Immessi in gran parte in ruolo nel 2003, i docenti di Irc (supplenti compresi) a maggio 2010 hanno ottenuto il “recupero” degli scatti di anzianità sulla quota di retribuzione esclusa negli anni precedenti dal computo. Si tratta del 2,5% sullo stipendio per ogni biennio, a partire dal 2003. I docenti di religione hanno infatti degli scatti biennali, al contrario dei docenti di altre discipline, il cui primo scatto avviene dopo 3 anni di ruolo. E il secondo dopo 9.
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