La storia ha aperto due filoni di indagine, uno per estorsione di competenza della Procura di Forlì, l’altro gestito dalla Procura Distrettuale antimafia di Bologna per la perizia del pc del parroco, al fine trovare tracce di pagamenti e contatti con coloro che avevano preteso soldi. Ma si parla anche di accusa per detenzione di materiale pedo-pornografico, per foto e video sospetti che sarebbero stati rinvenuti nel pc del religioso.
sabato 2 luglio 2011
Forlì, prete ricattato da due giovani gay coi quali aveva rapporti sessuali
Uno scandalo sessuale si abbatte sull’ex abate di San Mercuriale a Forlì, don Franco Zaghini. Secondo quanto emerso, questi aveva da tempo una relazione con due giovani omosessuali di 25 e 24 anni, che lo avevano ricattato . Il vescovo mons. Lino Pizzi ha quindi rimosso don Zaghini dal suo incarico a San Mercuriale.
La storia ha aperto due filoni di indagine, uno per estorsione di competenza della Procura di Forlì, l’altro gestito dalla Procura Distrettuale antimafia di Bologna per la perizia del pc del parroco, al fine trovare tracce di pagamenti e contatti con coloro che avevano preteso soldi. Ma si parla anche di accusa per detenzione di materiale pedo-pornografico, per foto e video sospetti che sarebbero stati rinvenuti nel pc del religioso.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, guidati dal sostituto procuratore Fabio Di Vizio, i due giovani ricevevano dei soldi per consumare rapporti sessuali col sacerdote. Ma la relazione si era interrotta quando i due avevano saputo che don Zaghini aveva iniziato una relazione a pagamento con un romeno (poi tornato al suo Paese) che minacciava di diventare esclusiva.
I due giovani gay avevano quindi preteso più soldi, per non rivelare tutta la storia al vescovo. Nel corso di un’accesa discussione proprio a San Mercuriale, il prete e i due ragazzi avevano chiamato la polizia, che era intervenuta sul posto. Ai militari, come prima versione, era stato detto che c’era una lite per dei lavori in parrocchia eseguiti ma non pagati. Ma poi, condotti i tre in caserma, il parroco aveva confessato la tresca. Sulla base di quanto detto dallo stesso don Zanghi, la relazione durava da anni e i due si erano rivolti a lui bisognosi di denaro. Ma poi erano iniziati i rapporti sessuali, pagati all’inizio 200 € ogni volta. Per un flusso totale di denaro difficile da quantificare e di cui non è ancora chiara la provenienza. L’estorsione in questo caso non si configurerebbe non tanto nel pagamento delle prestazioni sessuali, quanto nella successiva intimazione a versare più soldi, sotto la minaccia dello scandalo pubblico.La storia ha aperto due filoni di indagine, uno per estorsione di competenza della Procura di Forlì, l’altro gestito dalla Procura Distrettuale antimafia di Bologna per la perizia del pc del parroco, al fine trovare tracce di pagamenti e contatti con coloro che avevano preteso soldi. Ma si parla anche di accusa per detenzione di materiale pedo-pornografico, per foto e video sospetti che sarebbero stati rinvenuti nel pc del religioso.
Valentino Salvatore
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