Alessandro Speciale - Città del Vaticano.
Una vera e propria escalation: tra Cina e Santa Sede si è ormai guerra aperta e si risponde colpo su colpo.
Dopo l' ordinazione illecita di Giuseppe Huang Bingzhang a vescovo di Shantou, avvenuta lo scorso 14 luglio, è prontamente arrivata la risposta della Santa Sede nella forma di un comunicato diffuso questa mattina dalla Sala Stampa vaticana.
La formulazione, questa volta, non lascio adito a scappatoie o attenuanti: Bingzhang “è incorso nelle sanzioni previste dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico”, ovvero nella scomunica automatica, 'latae sententiae'.
Nei giorni scorsi era trapelata la notizia che almeno quattro di loro erano stati “rapiti” e costretti con la forza a partecipare all'ordinazione. Non a caso, la Santa Sede riferisce di aver saputo “da varie fonti di informazione” che alcuni di loro, “contattati dalle Autorità civili, avevano manifestato la propria volontà di non partecipare ad un’ordinazione illegittima, mettendo in atto anche forme di resistenza”.
Ciononostante, i vescovi sarebbero stati comunque “obbligati a prendervi parte” ma la loro “resistenza” é apprezzata dalla Santa Sede che la definisce un atto “meritorio davanti a Dio” che “suscita apprezzamento in tutta la Chiesa”.
In occasione dell'ordinazione di Leshan, invece, i toni del comunicato vaticano erano stati molto più cauti: “I vescovi consacranti - recitava il testo - si sono esposti alle gravi sanzioni canoniche, previste dalla legge della Chiesa”.
Una formulazione, aveva sottolineato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, “meno esplicita” rispetto a quella riservata al vescovo ordinato, mons. Lei Shiyin – anche lui colpito da scomunica 'latae sententiae'.
Si faceva riferimento ad una recente Dichiarazione del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi che prevede delle attenuanti quando chi prende parte a un'ordinazione illecita lo fa perchè “costretta da timore grave, anche se soltanto relativamente tale, o per necessità o per grave incomodo”.
E il papa continua a seguire da vicino il precipitare delle relazioni tra Vaticano e Impero di mezzo: Benedetto XVI, conclude la nota, “si rammarica di come viene trattata la Chiesa in Cina e auspica che si possano superare al più presto le presenti difficoltà”.
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