I Nativi Americani che frequentarono le scuole dei Gesuiti nel Nordovest e in Alaska, hanno appreso che si divideranno 166.1 milioni di dollari come risarcimento danni, tra i quali gli abusi sessuali subiti durante l’infanzia. Al momento però, i denuncianti del Sud Dakota, la metà dei quali costituiti da donne, si trovano a dover affrontare un ostacolo legale. “Quando le religiose volevano qualcosa da te di notte, venivano a prenderti dal dormitorio” ricorda Mary Jane Wanna Drum, 64 anni, che da bambina fu in una delle molte boarding-schools del Sud Dakota nate per ospitare i piccoli Nativi Americani. “Mia sorella maggiore diceva loro che avevo mal d’orecchio. Prendete me” diceva.
“Solo quest’anno, quando io e le mie sorelle abbiamo iniziato a parlare di tutto questo, ho capito che lei cercò di proteggermi come poteva. Come potrò mai ringraziarla?” si domanda Drum.
Le violenze sessuali subite da Drum e dai suoi sette tra fratelli e sorelle al tempo della scuola furono costanti e schifose. In un’intervista telefonica, lei ricorda preti, suore e dipendenti che abitualmente soggiogavano bambini e bambine in una raffica di assalti violenti e perverse molestie. Tra i vari episodi la madre superiora costringeva le ragazzine a simulare atti sessuali con una grossa bambola prima di passare personalmente ad abusare di loro. I preti violentavano maschi e femmine e il prete responsabile dava “bambini in affido” a uomini single.
“Tutti subivano” afferma Drum, “Non so come abbiamo fatto ad essere ancora vivi“. ”Gli studenti raramente venivano curati per le ferite, incluse quelle derivanti da percosse violente, o causate da penetrazione quando venivano violentati” afferma uno dei loro avvocati Rebecca Rhoades di Manly e Stewart, studio legale di Newport Beach, California. ”In nessuna delle boarding schools è stata trovata prova di visite mediche effettuate. Tutto veniva fatto passare sotto silenzio” sostiene Rhoades. Al Tekakwitha Orphanege, la scuola di Drum, la frequenza era obbligatoria per i bambini della sua tribù, i Sisseton Wahpeton Oyate, la cui riserva attraversava il Nord e Sud Dakota. I più piccoli non erano affatto orfani ma rapiti alle famiglie da giovanissimi o da neonati. ”Ai nostri genitori e ai nonni non era permesso sostare sulla proprietà della scuola, e così loro restavano seduti per strada dall’alba al tramonto, sulle loro coperte o nei carri, nel tentativo di vederci almeno di sfuggita” ricorda Drum. “Io ero alla finestra e piangevo sperando che mi vedessero”.
Archiviate cause per abusi sessuali
Per gli abusi subiti da bambini Drum e i suoi fratelli hanno appena sporto denuncia contro la diocesi cattolica di Sioux-Falls e le altre diocesi che fornivano il personale e i responsabili agli orfanotrofi. (Durante gli anni ’70 la maggior parte di questi istituti passarono alle tribù oppure vennero chiusi). Lo studio legale Rhoades è parte di un team che ha recentemente terminato i negoziati per un accordo con la Società di Gesù, i Gesuiti, per conto di clienti che subirono violenze nelle scuole del Nordovest e in Alaska. Il risultato è che 400 Nativi circa più un altro centinaio di persone riceveranno 166.1 milioni di dollari. In Sud Dakota 77 persone hanno fatto denuncia in diversi momenti sugli abusi vissuti in una mezza dozzina di boarding schools. “Alcuni, come Drum, sono ancora nella prima fase, altri sono già andati dinanzi al giudice” dice Rhoades. Ma il 18 marzo, Drum è rimasta sgomenta alla notizia che una corte del Sud Dakota ha archiviato 18 di questi casi. Quasi la metà delle querele in Sud Dakota vengono da donne, ed è un tasso molto maggiore di quello che la Chiesa Cattolica vorrebbe ammettere come tipico nel complesso delle sue istituzioni. Nel 2002 le diocesi di tutto il paese riportarono che soltanto il 19% dei bambini sottoposti a violenza erano di sesso femminile. Ad ogni modo la Chiesa ha sollecitato informazioni solo su preti e diaconi e non su suore, dipendenti o altro che potrebbero aver falsato i dati.
“In aggiunta la Chiesa prende meno seriamente gli abusi sessuali femminili tanto che i fatti potrebbero non esser mai stati documentati” afferma David G. Clohessy, direttore del Chicago-based Survivors Network of Those Abused By Priests ( associazione che riunisce coloro che subirono violenza da preti N.d T.) “Non esistono dati indipendenti dalla Chiesa. Secondo la nostra esperienza come gruppo di supporto, direi che in Sud Dakota quella percentuale è probabilmente un’orchestrata finzione“.
Recente applicazione di Leggi di Stato
Nell’archiviare le 18 cause, la corte del Sud Dakota ha applicato una legge del 2010 che impedisce agli individui che hanno superato i 40 anni di età, di portare in tribunale denunce per abusi sessuali. Dal momento che quasi tutti i Nativi Americani sopravvissuti alle boarding-school hanno più di 40 anni, un altro dei loro avvocati, Gregory A. Yates di Rapid City, S.D. e Los Angeles, ha affermato che sia la legge che l’inusuale regola retroattiva (applicazione di una nuova legge a un caso pre-esistente) si pone questo gruppo come bersaglio da colpire. Su questa base Yates ha chiesto alla corte di riconsiderare la sua decisione, ma il 1 aprile il giudice ha rifiutato di tornare sui suoi passi. La diocesi di Sioux Falls non ha risposto alle richieste di un commento.
Fu l’avvocato Steven Smith di Chamberlain, SD che ideò questa legge del 2010, definita da un rappresentante locale un “disegno di legge costituente” a dire al legislatore che gli ultraggressivi avvocati dei denuncianti stavano pilotando le lamentele dei Nativi Americani e che la Chiesa Cattolica aveva delle difficoltà a rispondere loro perchè i presunti fatti erano avvenuti molto tempo prima. Smith, il cui cliente, la Congregation of Preasts of the Sacred Heart, è imputata in una dozzina di cause in corso per abusi sessuali presumibilmente avvenuti alla S. Joseph Christian School, sempre a Chamberlain, ha dichiarato a WomenseNews che “Con le vecchie leggi i denuncianti erano autorizzati alla loro giornata in tribunale ed era difficile negarglielo” Poi ha aggiunto che ”Stanno tentando di fare il colpo di fortuna, vedendo altri che lo fanno prima di loro, pensano che è la loro occasione per uscire dalla miseria”. “Può scommetterci che in Sud Dakota quella legge è stata creata appositamente per tenere fuori dai tribunali i processi dei Nativi Americani” dice Joelle Casteix, direttore regionale del Survivors of Those Abused by priests. “Per la Chiesa è difficile difendersi perchè le prove esistono. Ci sono documenti cartacei sulle denunce per abusi sessuali. Se questa documentazione venisse fuori durante le controversie, inevitabilmente finirebbe per fare danni” afferma.
Ma l’impegno per le cause va avanti. Secondo l’avvocato John Manly del Manly e Stewart. “Contro questa legge, ricorreremo in appello alla corte suprema del Sud Dakota. Tenteremo con ogni mezzo a disposizione”. Anche Drum e altri denuncianti non intendono rassegnarsi. “La verità non può cambiare” dice “E alla fine verrà fuori“.
Di Stephanie Woodard, corrispondente WeNews. Stephanie Woodard scrive di diritti umanitari, alimentazione e agricoltura, il suo blog www.huffingtonpost.com/stephanie-woodard/. (Traduzione a cura di Stefania Pontone).
Fonte: womenenews.org
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