martedì 28 giugno 2011

PAPI CRIMINALI: PIO XI


IL PAPA IN GUERRA

Segue da qui-La guerra in atto fece sì che il conclave fosse brevissimo. Si doveva scegliere tra la politica progressista di Leone XIII (sic!) e quella reazionaria di Pio X. Vinse un cardinale che aveva esperienze diplomatiche, indispensabili in quel triste momento. Fu eletto il cardinale  Giacomo della Chiesa che assunse il nome di Papa Benedetto XV (1914-1922). La prima cosa che fece fu il dichiarare la neutralità della Chiesa ma si era ancora in epoca in cui l'Italia non era ancora entrata in conflitto pur essendo alleata di Germania ed Austria. Benedetto poté fare il bel discorso in cu diceva che la guerra nasceva perché gli Stati si erano allontanati dai precetti cristiani (8 settembre 1914), naturalmente queste sciocchezze venivano dette fidando dell'ignoranza o della scarsa memoria degli uditori poiché la Chiesa aveva fatto ed appoggiato tutte le guerre da 1600 anni. Un analogo discorso che aggiungeva il concetto di orrenda carneficina fu pronunciato il 28 luglio 1915, in occasione dell'entrata in guerra dell'Italia. Ed altri ne seguirono. Dal punto di vista pratico vi fu un attivo sostegno a chi soffriva, ai prigionieri, ai malati, alle famiglie. E fece ciò senza chiedersi l'ideologia o la fede della persona aiutata.
Abrogò poi il non expedit (12 novembre 1919), accettò senza commenti né positivi né negativi il Partito Popolare fondato da Don Sturzo, istituì l'Azione Cattolica che volle fosse separata dalla politica. In definitiva, pur insultato a tutti, questo papa, a prescindere dai predecessori, fu persona degna, certamente in grado di far dimenticare le vergogne dei predecessori.
IL PAPA ED IL FASCISMO
Il successivo conclave elesse, come compromesso tra progressisti e conservatori, il cardinale di Milano Achille Ratti che assunse il nome di Papa Pio XI (1922-1939). Con lui andrà a soluzione la questione romana e si normalizzeranno i rapporti tra Stato e Chiesa anche se, nel suo programma e neppure nascostamente, vi era il ritorno al potere temporale della Chiesa.
        Pochi mesi dopo la sua elezione, in ottobre vi fu la Marcia su Roma i cui dirigenti non solo avevano avuto ordine di non dare alcun fastidio alla Chiesa ma anche di radunarsi poi in Piazza San Pietro a Roma per manifestare in favore del Papa. L'Osservatore Romano del 29 ottobre dava un apertura di credito a Mussolini dando per buona la sua volontà di istituire un governo con tutti coloro che aspirassero il benessere popolare. Mussolini si muoverà con la Chiesa dettando però le regole. Non vorrà avere a che fare con accordi di base, democratici. Gli interessano accordi di vertice. Non vorrà avere a che fare con il partito Popolare di Don Sturzo che se ne va dall'Italia ma con l'Azione Cattolica (anche se ai preti verrà vietata l'iscrizione a qualsiasi partito), e con le varie Unioni alle dirette dipendenze del Papa. Al Papa tutto questo sta bene perché ridà auge ad un nuovo temporalismo della Chiesa che verrà sancito dai Patti Lateranensi firmati l'11 febbraio 1929. La Chiesa ottiene una infinità di beni materiali e denaro in contante in cambio deve dare il sostegno dei cattolici al Fascismo. La Chiesa rientra in gioco in Italia con molto maggiore potere, nelle scuole, nel matrimonio, in ogni funzione civile che diventa simultaneamente religiosa. Il riconoscimento dell'Italia aprì anche a quello di altri Concordati fatti con altri Paesi del mondo. Al Papa non importa allearsi con i peggiori dittatori anche assassini. Lo farà con Mussolini, con Dollfuss, Horthy, Salzar, Hitler, Franco. Resterà ferreo alleato di Mussolini anche dopo l'assassinio Matteotti ma protesterà, già forte dei riconoscimenti internazionali, quando il Fascismo se la prenderà con l'Azione Cattolica. Lo farà con l'enciclica Non abbiamo bisogno del 5 luglio 1931. Fece ciò, appena qualche settimana dopo aver pubblicato l'enciclica Quadragesimo Anno (15 maggio 1931) dove aveva sostenuto con Mussolini l'impegno comune contro i partiti sovversivi (che avevano i propri rappresentanti o in galera, o esuli o al confino) al quale fine aveva di buon grado rinunciato ai sindacati cattolici, inaugurando ilo connubio clerico-fascista mai terminato in Italia. Nel 1937 vi fu poi una energica protesta contro il Nazismo in una enciclica in tedesco, la Mit Brennender Sorge. In essa si definiva il nazionalsocialismo come paganesimo hitleriano perché erano stati attaccati beni della Chiesa e non si rispettava il Concordato quando non si poteva esercitare in pieno la libertà religiosa, si esaltava la razza ed il sangue, si facevano campagne scandalistiche contro il clero, si limitava la scuola cattolica, si soffocava la stampa. Peccato che gran parte degli italiani vivevano in un paese in cui la stampa era soffocata e non conoscevano il tedesco perché avrebbero così appreso dal Papa cosa pensava del principale alleato di Mussolini. In quello stesso anno scrisse un'altra enciclica questa ben diffusa in Italia. Era la Divini Redemptoris in cui si attaccava frontalmente il Comunismo. Pio XI avrebbe voluto rompere le relazioni diplomatiche con la Germania ma fu trattenuto dal suo Segretario di Stato Pacelli, futuro Pio XII. Siamo in pieno Fascismo e Nazismo con persecuzioni di ogni oppositore. La Chiesa se la prende con il Comunismo. Se qualcuno osservasse che ancora non siamo all'invasione della Polonia, allo scatenamento della Seconda Guerra Mondiale, alle leggi razziali, risponderei che il Fascismo già aveva dato importante mostra di sé in Italia con assalti alle case del Popolo ed alle cooperative anche cattoliche, che le imprese africane con massacro di indigeni erano a buon punto, che il cadavere di Matteotti e vari altri erano già freddi da un pezzo, che l'appellativo di Uomo della Provvidenza assegnato a Mussolini era dello stesso Papa Pio XI, ... Nonostante quanto ogni persona con un minimo di conoscenza della storia sa, Pio XI restava alleato ferreo di Mussolini.
        Quando stava per morire sarebbero accadute delle cose che lo avrebbero riscattato. Si usa così in Vaticano che è una vera fabbrica di falsi documenti. Secondo quanto trapelò nel 1959, avrebbe dovuto pronunciare un discorso di condanna contro le violazioni concordatarie in Italia, le persecuzioni razziali in Germania ed i preparativi di guerra in quest'ultimo Paese. Non lo pronunciò perché morì prima anche qui in un mistero, il mistero Tisserant dal nome del cardinale che rivelò la circostanza criminale. Pio XI sarebbe stato fatto uccidere da Mussolini con una iniezione di veleno fattagli dal Dottor Petacci, padre di Claretta, l'amante del Duce. Sembra che Mussolini avesse dito voci che parlavano di una sua scomunica e la cosa gli avrebbe alienato le simpatie di milioni di cattolici in un momento in cui aveva bisogno di 8 milioni di baionette. Articoli di varie testate parlarono di ciò nel 1972.
        Al di là di queste notizie non confermate da documenti vi sono invece delle non azioni di Pio XI su fatti che accaddero durante il suo pontificato e sui quali non disse nulla o cose oscene: la Guerra civile spagnola (1936) e le Leggi razziali in Italia (1938). Sulla Guerra civile in Spagna, scatenata dall'ammutinamento di Francisco Franco al governo legittimo e con l'appoggio di Mussolini ed i bombardamenti di Mussolini (tra cui quello criminale su Barcellona che provocò in un sol giorno 3000 morti) e di Hitler ad esempio su Guernica (e l'intervento di Hitler era stato richiesto anche dalla Chiesa), vi sono delle ispirate parole di Pio XI nell'enciclica citata Divini Redemptoris:
Anche là dove, come nella Nostra carissima Spagna, il flagello comunista non ha avuto ancora il tempo di far sentire tutti gli effetti delle sue teorie, vi si è, in compenso, scatenato purtroppo con una violenza più furibonda. Non si è abbattuta l'una o l'altra chiesa, questo o quel chiostro, ma quando fu possibile si distrusse ogni chiesa e ogni chiostro e qualsiasi traccia di religione cristiana, anche se legata ai più insigni monumenti d'arte e di scienza! Il furore comunista non si è limitato ad uccidere Vescovi e migliaia di sacerdoti, di religiosi e religiose, cercando in modo particolare quelli e quelle che proprio si occupavano con maggior impegno degli operai e dei poveri; ma fece un numero molto maggiore di vittime tra i laici di ogni ceto, che fino al presente vengono, si può dire ogni giorno, trucidati a schiere per il fatto di essere buoni cristiani o almeno contrari all'ateismo comunista. E una tale spaventevole distruzione viene eseguita con un odio, una barbarie e una efferatezza che non si sarebbe creduta possibile nel nostro secolo.
Non vi può essere uomo privato, che pensi saggiamente, né uomo di Stato, consapevole della sua responsabilità, che non rabbrividisca al pensiero che quanto oggi accade in Ispagna non abbia forse a ripetersi domani in altre nazioni civili.
        Naturalmente i cittadini spagnoli che si rivoltarono contro la Chiesa lo fecero perché essa era sempre stata dalla parte degli oppressori, dei latifondisti, dei regnanti, dell'Inquisizione. La Chiesa prese una posizione, come sempre, ottusa facendo seguire un rapido riconoscimento del governo golpista di Franco il 16 maggio 1638, prima della fine della guerra. In Spagna tra i cattolici che difendevano la loro civiltà vi era anche uno squadrista di Bologna che aveva una croce bianca cucita sulla camicia nera. Si trattava di Arconovaldo Bonaccorsi che in Spagna, come ufficiale della milizia, trucidò da due a tre mila civili guadagnandosi il nome di Boia delle Baleari. Giovanni Paolo II beatificherà i martiri franchisti caduti (11 marzo 2001), senza occuparsi minimamente delle migliaia di preti e persone normali caduti da parte repubblicana.
  
        Questo orrendo conflitto terminò quando era già Papa Pio XII. Egli telegrafò a Franco con queste parole: Levando il nostro cuore a Dio, ringraziamo sinceramente Vostra Eccellenza per la vittoria della Spagna cattolica. E via radio inviò questo messaggio alla nazione spagnola: I disegni della Provvidenza, amatissimi figlioli, si sono manifestati una volta ancora sopra l'eroica Spagna. La nazione eletta da Dio ...  ha testé dato ai proseliti dell'ateismo materialista del nostro secolo la più elevata prova che al di sopra di ogni cosa stanno i valori eterni della religione e dello spirito.
        Sulle Leggi razziali(14) il Papa agì puntando di più ed ancora ai suoi interessi di bottega. Non denunciò con la stessa fermezza usata con il governo tedesco il razzismo antiebraico con i sottili distinguo dei Gesuiti che commentando l'orrido Manifesto degli scienziati razzisti, credette allora di rilevarvi una notevole differenza rispetto al razzismo nazista Chi ha presente le tesi del razzismo tedesco, rileverà la notevole differenza di quelle proposte da questo gruppo di studiosi fascisti italiani. Questo confermerebbe che il fascismo italiano non vuol confondersi col nazismo o razzismo tedesco intrinsecamente ed esplicitamente materialistico ed anticristiano. Così i Gesuiti sempre più svergognati su La Civiltà Cattolica del 1938 (fasc. 2115, pp. 277–278). Ed il Papa era allegramente su questa posizione preoccupato di ottenere dal governo le garanzie per gli ebrei convertiti e per la libertà dei matrimoni razzialmente misti. Vi era però una rimostranza che le gerarchie facevano (sempre in segreto) al governo fascista e riguardava l'attacco agli ebrei che aveva scelto la via della razza e non quello della religione. Vi furono prese di posizione non pubbliche sulla questione come una lettera di Pio XI a Vittorio Emanuele III ma, di fronte a Mussolini che minacciava, si preferì non disturbare troppo e si scelse il pubblico silenzio. Questo seguirà anche con il degno Pio XII che pur sapendo dell'esistenza di campi di concentramento fascisti in Italia, non dirà mai nulla.
        E pensare che quelle leggi furono auspicate da un tal Padre Agostino Gemelli, Rettore dell'Università Cattolica e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, che firmò il Manifesto degli scienziati razzisti e dopo averlo fatto scrisse: Tragica senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo. E che fece mostra del suo antisemitismo scrivendo nell'agosto del 1924 in Vita e Pensiero, rivista dell'Università Cattolica  di Milano, vero punto d'incontro tra Chiesa e Fascismo: Un ebreo, professore di scuole medie, gran filosofo, grande socialista, Felice Momigliano, è morto suicida. I giornalisti senza spina dorsale hanno scritto necrologi piagnucolosi. Qualcuno ha accennato che era il Rettore dell'Università Mazziniana. Qualche altro ha ricordato che era un positivista in ritardo. Ma se insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero, e con il Momigliano morissero tutti i Giudei che continuano l'opera dei Giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione, ancora più completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero l'acqua del Battesimo. Questo prete criminale  visse felice e contento tra le braccia di Santa Madre Chiesa e nessuno gli disse mai nulla, nessuno lo rimproverò, nessuno lo cacciò. E' un eroe della Chiesa che gli dedica anche un grande ospedale a Roma ma che paghiamo noi, cittadini italiani, senza vergogna per i governi del nostro Paese. Seguì la sua infausta carriera anche e soprattutto con Pio XII.
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