martedì 21 giugno 2011

L'alleanza di ferro tra Lega e Chiesa





lRepubblica” del 12 aprile 2011

Se si confrontla geografia elettorale di oggi con quella dell'era democristiana, si scopre che una trentina di provincie dove la Dc aveva le sue casseforti di voti, da Treviso a Biella e Cuneo passando per tuttl'arco prealpino sono le stesse dove la Lega tiene ora i suoi forzieri. Renzo Guolo parte da qui per rispondere alla semplice domanda: come è stato possibile questo poderoso travaso?
E il suo Chi impugna la Croce. Lega e Chiesa (Laterza, pagg. 176, euro 16) è l'illuminante e ben documentata risposta:il partito di Bossi ha perseguitoquesto obiettivo con costanza e flessibilità, con astuzia e cinismo, trasformandosi da partito neopagano, cultore del Sole delle Alpi, dei miti celtici e del rito dell'ampolla, in partito cristiano capace di impugnare la causa del crocifisso nelle scuole e di fiancheggiare la Chiesa più di ogni altra forza politica. Il legame primario che spiega questo comportamento è quello col territorio, con la dimensione locale, che lLega condivide con le diocesi le parrocchie.
Quando l'anno scorso i due neoeletti presidenti del Piemonte e del Veneto se ne uscirono con una dichiarazione secondo la quale si sarebbero adoperati per impedire aborti, non sitrattava di un campanello d'allarme, ma di campane a distesa che annunciavano il compimento di una lunga marcia di conquista del territorio che era stato della Dc. Nonostantledivisioni sull'Unità d'Italia, e sull'immigrazione, lo scambio politico aveva funzionato, sta funzionando: lLega, alleata con Berlusconi, concede alla Chiesa quel che sembra le prema dipiù, nel campo della bioetica, della famiglia, delle scuole private. E ne ottienin cambio consensi determinanti.
Chi conosce la storia dellLega sa certo che questo è il partito di Gentilini, un sindaco (a Treviso, che è anche la città dell'autore) che vorrebbe dare agli immigrati "costumini daleprotti" per l'apertura della caccia, un sindaco che teorizza la difesa della "razza Piave" e del suo "Lebensraum", ma sa anche che già dal 1994 la scelta della Pivetti come presidente della Camera inaugurava un nuovo corso post-democristiano, che Borghezio è anchil capo di un'organizzazione che si chiama "Padania Cristiana", che il giornale di Bossi ha una rubrica che si chiama sciur curat ("signor curato") e si preoccupa di quel che fanno i parroci, come solil Pci ai tempi di Camillo e Peppone. La Lega insomma ha una politica verso la Chiesa attenta, costante, interventista: ha difeso le posizioni più tradizionaliste, ha preso le parti dei lefebvriani (avendone anche qualcuno nelle sue file), ha appoggiato i vescovi meno conciliaristi e ltesi anti-islamiche dei cardinali Biffi e Maggiolini per una selezione cristiana degli immigrati, e fa campagne per condizionare le nomine di vescovi e arcivescovi. Hanno ottenuto un presulamico a Treviso (Mazzucato), dopo i duelli con mons. Magnoni; ora ci provano a Milano, dopo aver condotto polemiche contro Martini Tettamanzi. Del primo avversavano la sua ostilità al secessionismo. Del secondo la Padania è giunta a chiedersi: «Cardinale o imam?». Ne sa qualcosa Franco Monaco, già Azione cattolica a Milano, poideputato della Margherita, diventato un bersaglio della Padania perché vicino a Martini.
Certo l'azione del Carroccio non è senza contraddizionima persegue il suo scopo "etnocentrico" localistico con determinazione. Diffidente verso il "Papa slavo" Giovanni Paolo II e isuoi incontri universalistici e interreligiosi di AssisilLega si è trovata imaggiore sintonia con il "Papa tedesco", l'ex prefetto della fede autore della Dominus Iesus, il documento vaticano del 2000 che sospetta l'ideologia del dialogo come sostituto dellmissione salvifica dell'unica vera religione. La camicie verdi hanno appoggiato Ratzinger la sua posizione contro la Turchia nell'Unione europea nel 2004, lo hanno difeso, da Papa in occasione dell'incidente di Ratisbona nel 2006 e si sono disposte a divenire le maggiori beneficiarie delciclo di Ruini alla Cei. Molta strada ha dunque fattla Lega da quando Bossi se la prendeva con i «vescovoni con i crocioni d'oro».
La vivace descrizione che Guolo fa di questa parabola si raccomanda a chi vuole dissipare il presunto enigma della politica italiana: le cose vanno come vanno, anche perché questa disinvoltura manovriera non è bilanciata da alcunché sul versante politico opposto. La sinistra italiana, che è stata capace di scrivere pagine rilevanti della storia nazionale – ilcompromesso costituzionale del 1947 con Togliattiil dialogo con i cattolici con Berlinguerla revisione del Concordato con Craxi – oggi a stento percepisce l'esistenza di un problema:quello della sua politica verso la Chiesa, che si è essenzialmente ridotta al muro contro muro sulle questioni bioetiche ed è priva di margini di manovra.

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