giovedì 2 giugno 2011

Ior,23 milioni tornano al Credito Artigiano



La procura di Roma ha dissequestrato i 23 milioni di euro dello Ior su due conti aperti presso il Credito Artigiano (20 milioni) e la Banca del Fucino (3 milioni) e ritenuti oggetto di movimentazione sospetta
Ior
Il procuratore aggiunto di roma, nello rossi, e il pm, stefano fava, hanno disposto il dissequestro dei 23 milioni di euro dello ior messi sotto chiave il 21 settembre dello scorso anno nell'ambito del procedimento che vede indagati il presidente dello ior, ettore gotti tedeschi, e il direttore generale paolo cipriani, per omesse comunicazioni in violazione della normativa antiriciclaggio.Il via libera al dissequestro da parte dei magistrati è arrivato in considerazione delle nuove leggi in materia di antiriciclaggio varate dal vaticano, che ha istituito, con compiti di contrasto al riciclaggio, l'autorità di informazione finanziaria (aif), l'analogo dell'unità di informazione finanziaria (uif) della banca d'italia.
Nel provvedimento di dissequestro i pm hanno stabilito che i soldi tornino nel conto intestato allo ior presso il credito artigiano, vale a dire nella medesima situazione in cui si trovavano il 6 settembre 2010, prima che lo ior disponesse il trasferimento di 20 milioni all'istituto di credito tedesco j.P. Morgan frankfurt e di 3 milioni alla banca del fucino omettendo di effettuare le comunicazioni previste dalla normativa antiriciclaggio italiana. la decisione di revocare il sequestro è stata presa dai pm su istanza dei difensori dei due indagati. «Si sono verificati rilevanti mutamenti sul piano normativo e istituzionale - si legge nel decreto di revoca del sequestro - che hanno ridisegnato il contesto entro cui occorre valutare la permanenza o meno delle ragioni poste a base del decreto di sequestro preventivo». I pm rilevano anzitutto che «il 30 dicembre 2010 è stata emanata e pubblicata dallo stato della città del vaticano la 'legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismò che ha, da un lato, introdotto dettagliate disposizioni penali in materia di riciclaggio e, dall'altro, ha istituito l'autorità di informazione finanziaria (aif) con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio e di scambio a condizioni di reciprocità di informazioni in materia di operazioni sospette con autorità di altri stati. I pm ricordano che il varo della normativa è stato accompagnato »il 30 dicembre 2010, da una lettera apostolica in forma di 'motu propriò del pontefice 'per la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetariò«. Gli inquirenti segnalano poi la collaborazione avviata dall'aif con l'uif, al quale sono state fornite »informazioni adeguate di una operazione intercorsa tra lo ior ed istituti bancari italiani che è stata oggetto di attenzione e di analisi per la sua potenziale illiceità«. Secondo i pm il complesso di questi elementi è in grado di scongiurare »il ripetersi in futuro dei comportamenti dei dirigenti dello ior omissivi ed ostativi all'adempimento degli obblighi di adeguata verifica rafforzata« previsti dalla legge italiana. I 23 milioni dissequestrati, scrivono gli inquirenti, saranno »ricollocati nella identica situazione nella quale si trovavano prima delle disposizioni impartite dallo ior in data 6 settembre 2010 alla banca credito artigiano di eseguire due bonifici, il primo di 3 milioni di euro verso banca del fucino ed il secondo di 20 milioni verso jp morgan frankfurt. Ogni successiva movimentazione delle somme dovrà avvenire nel rispetto degli obblighi di adeguata verifica rafforzata«. Questo anche perchè la banca d'italia, con lettera dello scorso 18 maggio, ha ribadito che la normativa antiriciclaggio varata dal vaticano »non modifica il regime applicabile allo ior, quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime riciclaggio non equivalente«. Nel frattempo l'indagine nei confronti di cipriani e gotti tedeschi e sugli altri presunti fatti di riciclaggio all'attenzione della procura di roma va avanti. L'intenzione, spiegano fonti vicine all'inchiesta, è di »chiudere gli accertamenti in tempi ragionevoli«.

http://www.lastampa.it/
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