domenica 8 maggio 2011

Tutte le questioni sul Vaticano scoperchiate da WikiLeaks

Tralasciando le reazioni della Santa Sede proviamo a mettere ordine, con una specie di rassegna, tra le questioni sollevate dagli ultimi cablogrammi resi pubblici da WikiLeaks e contenenti i rapporti dell’ambasciata Usa presso il Vaticano
Partiamo dai giudizi su Bertone e sulle capacità comunicative della Santa Sede. Il Corriere delle Serariassume tutto brevemente in queste poche righe
Da note redatte da Julieta Valls Noyes, vicecapo della rappresentanza Usa in Vaticano, emerge un ritratto ben poco lusinghiero della Curia: il segretario di Stato, cardinal Tarcisio Bertone, è uno «yes man» senza esperienza diplomatica che «parla solo l’italiano»; l’unico ad avere il BlackBerry è il portavoce Federico Lombardi «ma non ha accesso al Papa», e pochi hanno l’email. «Sono quasi tutti settantenni, e non capiscono i media moderni né le nuove tecnologie», osserva Noyes. La Città del Vaticano «non è una spin city», gioco di parole che trasforma «la città senza peccato sin» nella «città che non sa orientare l’informazione spin».
Altri tre punti dal britannico Guardian
• i diplomatici statunitensi credevano che il Papa fosse stato determinante nel garantire la liberazione di 15 marinai britannici catturati e detenuti in Iran nel 2007.
• Il Vaticano non ha consentito ai suoi funzionari di testimoniare di fronte alla commissione di indagine irlandese sugli abusi di bambini da parte di sacerdoti. si arrabbia quando sono stati chiamati da Roma.
• Il Papa è stato responsabile della resistenza del Vaticano per l’ingresso della Turchia nell’UE e voleva un riferimento alle “radici cristiane” dell’Europa nella Costituzione europea.
Le relazioni con gli anglicani
L’ambasciatore britannico in Vaticano avrebbe ammesso che l’invito di Papa Benedetto XVI ai sacerdoti anglicani contrari al sacerdozio femminile di convertirsi in massa al cattolicesimo era stato percepito talmente provocatorio che avrebbe potuto causare discriminazioni e perfino violenze contro i cattolici in Gran Bretagna, stando a quanto contenuto in un cablogramma segreto del diplomatico degli Stati Uniti.
- l’ambasciata statunitense in Vaticano nel 2001 auspicava un ruolo meno controproducente del Vaticano nella questione palestinese
- la missione Vaticana alle Nazioni Unite faceva nel 2009 intensa attività di lobbying sui propri interessi religiosi
-le indagini sulla pedofilia in Irlanda sono state viste in Vaticano come un’offesa alla sovranità nazionale vaticana. Il cardinal Bertone ha chiesto all’ambasciata irlandese che le richieste dell’indagine arrivassero attraverso i canali diplomatici
Preti pedofili Usa. Da uno di questi emerge che il cardinale Angelo Sodano, all’epoca Segretario di stato vaticano, si lamentò con l’allora ambasciatore Usa presso la Santa Sede James Nicholson per le cause intentate negli States contro il Vaticano in occasione dello scandalo pedofilia che investì la chiesa cattolica americana nel 2002. Il porporato “dedicò la maggior parte del suo primo incontro” a “registrare il proprio dispiacere per diverse cause intentate nelle corti degli stati uniti indirizzate al Vaticano”, si legge nel dispaccio. “Una cosa è citare in giudizio i vescovi, completamente altra cosa è citare in giudizio il Vaticano”, affermò Sodano stando a quanto riferito dall’informativa diplomatica Usa. Secondo il New York Times, il segretario di Stato chiese all’ambasciatore statunitense di aiutare la Santa Sede a difendere la propria sovranità.
Il mancato incontro tra Ratzinger e Ahmadinejad. L’ambasciatore americano presso la Santa Sede “dissuase” nel 2008 papa Ratzinger dall’incontrare il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, in procinto di arrivare a Roma per il summit della Fao. Lo scrive Le Monde citando un ‘cable’ pubblicato da WikiLeaks. Secondo il messaggio dell’ambasciata Usa in Vaticano Ahmadinejad chiese effettivamente udienza (mentre all’epoca il governo iraniano negò che la richiesta fosse stata avanzata, ndr) ma il Pontefice rifiutò: “Invocando la sua impossibilità di esaudire tutte le richieste, il Papa non ricevette nessuno dei capi di Stato” presenti in quei giorni a Roma.
Richiesta di aiuto contro Al Qaeda. Le autorità americane chiesero alla Gendarmeria vaticana di collaborare con l’Fbi per mettere a punto un piano contro un eventuale attacco di Al Qaida. E’ quanto emerge da un cablogramma del 19 dicembre 2008 inviato dall’ambasciata Usa di Roma al dipartimento di Stato, riportato da El Pais. Firmato da Elisabeth Dibble, il documento riferisce dell’incontro avuto dal numero due della rappresentanza americana presso la Santa Sede, Julieta Valls Noyes, con il comandante della gendarmeria, Domenico Giani. In passato il Vaticano si è mostrato reticente a coordinare la propria sicurezza con gli Stati Uniti, scrive Dibble, perché la Santa Sede “non vuole essere percepita come uno Stato troppo vicino a qualsiasi altro Stato”. Di fronte all’insistenza Usa, questa volta Giani accettò, chiedendo però di “mantenere un ampio margine di confronto sulla preparazione e sulla capacità del vaticano di rispondere a un attacco terroristico”. Il documento rivela quindi che “da qualche anno” la Gendarmeria ha chiesto all’Fbi “un addestramento specifico in tema di sicurezza” e “da meno tempo” ha chiesto di poter inviare alcuni agenti a “Quantico per imparare” a individuare esplosivi.
La scomunica del vescovo lefebvriano. La revoca della scomunica al vescovo lefebvriano Richard Williamson ha messo a nudo un “grande scollamento tra le dichiarate intenzioni di papa Benedetto XVI e il modo in cui il suo messaggio viene recepito nel mondo”: è questa l’analisi di Julieta Noyes, vicecapo della rappresentanza Usa presso la Santa Sede, contenuta in un ‘cable’ inviato a Washington il 20 febbraio 2009 e riportato dal settimanale tedesco Der Spiegel. Tra le cause del “gap nella comunicazione” Noyes cita le difficoltà di governare un’organizzazione “gerarchica, eppure decentralizzata”, caratterizzata da una “debolezza di leadership al vertice”, oltre che da una “sottovalutazione (e un’ignoranza) dei mezzi di comunicazione del 21/mo secolo”.
Evitato scontro con Zapatero. In occasione del viaggio a Valencia del 2006, Benedetto XVI decise di evitare scontri con il governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero su temi sensibili come la famiglia, le unioni omosessuali, il divorzio e l’aborto. Lo scrivono i diplomatici Usa in un cablogramma del 19 luglio 2006, intitolato ‘il papa evita lo scontro in Spagna’, riportato da El Pais

http://www.iljournal.it/2010/tutte-le-questioni-scoperchiate-da-wikileaks-sul-vaticano/196293
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