lunedì 16 maggio 2011

Madre Teresa e Duvalier


Mentre scrivo, ho sul tavolo una vecchia copia di L'Assaut [L'Assalto]. È, o più precisamente era, un organo propagandistico del dispotismo personale di Jean-Claude Duvalier di Haiti. Figlio smisuratamente grasso, gozzuto e stu pido di un padre tanto magro quanto spietato e intelligente (Jean-François "Papa Doc" Duvalier), il corpulento delfino era conosciuto da tutti, e con suo evidente imbarazzo, come "Baby Doc". Nel tentativo di salvare un po' di dignità e di affermare un ' identità distinta da quella paterna, L'Assaut recava il sottotitolo Organe de Jean-Claudisme.
Ma il fatto di evitare il più accurato "Duvalierismo", non servì ad altro che a sottolineare quell'impressione di repubblica delle banane, di culto dinastico che cercava di dissipa re. Sotto il titolo appare un uccello ridicolo, una specie di piccione grassissimo e quasi incapace di volare, ma che dovrebbe chiaramente rappresentare una colomba, a giudicare dal ramoscello d'ulivo stilizzato che stringe nel becco.
Sotto l'obbrobrioso volatile campeggia a grandi lettere un motto in latino, In Hoc Signo Vinces, che sembra negare le intenzioni pacifiche ed erbivore del logo. I primi simboli cristiani, come la croce o il pesce, recavano talvolta questa iscrizione. L'ho vista su libelli che esibivano altri geroglifici e altri feticci, come la svastica. Certo è che nessuno riuscirebbe a conquistare qualcosa sotto un vessillo raffigurante l'emblema qui riprodotto.
All'interno, accanto a un lungo e adorante resoconto del l'anniversario di nozze del pingue primo cittadino di Haiti e della sua celebre sposa, Michèle Duvalier, c'è una grande fotografia. Ritrae Michèle, dignitosa, tranquilla ed elegante nella sua veste di guida dell'élite bianca e creola di Haiti. I suoi polsi ingioiellati sono trattenuti in una stretta affettuosa da un'altra donna, che le rivolge uno sguardo pieno di rispetto e deferenza. Accanto alla foto è citata anche una frase di questa altra donna, chiaramente convinta che i suoi gesti adulatori non bastino, e che sia necessario rafforzarli con le parole: «Madame la Presidente, cest une personne qui sent, qui sait, qui veut prouver son amour non seulement par des mots, mais aussi par des actions concrètes et tangibles». La vicina pagina di cronaca rosa riprende l'invocazione, con il titolo : «Mme la Presidente, le pays resonne de votre œuvre».
Lo sguardo indugia sulla foto: la donna che si profonde in questi copiosi elogi è la stessa che milioni di persone conoscono con il nome di Madre Teresa di Calcutta. Numero se domande si accavallano nella mente. In primo luogo, è possibile che si tratti di un fotomontaggio? È possibile che gli scaltri cronisti di L'Assaut abbiano trasformato un'ignara straniera in un'ospite sfruttata, mettendole le parole in bocca, ponendola in una posizione vulnerabile? A quanto pare, la risposta è negativa, perché questo numero è datato gennaio 1981, ed esiste un filmato dello stesso anno di Madre Teresa in visita ad Haiti. Nel filmato, apparso nel programma di attualità della CBS Sixty Minutes, Madre Teresa sorride alla telecamera e dice, a proposito di Michèle Duvalier, che per quanti re e presidenti avesse incontrato nella sua vita, non aveva «mai visto la povera gente mostrarsi tanto in confidenza con il proprio capo di Stato come con lei. È stata una bella lezione per me». In cambio di questo e altri favori, a Madre Teresa fu assegnata la Legion d'onore haitiana. E la sua testimonianza semplice, che celebrava calorosamente la coppia regnante, fu trasmessa dalla televisione di Stato tutte le sere per almeno una settimana. A quel che risulta, non ci sono state proteste per questo filmato da parte di Madre Teresa (che sa rendere le sue opinioni molto accessibili), tra l'epoca dell'assegnamento dell'onorificenza e il momento in cui la popolazione di Haiti acquistò una tale "confidenza" con Jean-Claude e Michèle che la coppia ebbe a malapena il tempo di riempire le valigie con il Tesoro Na-zionale prima di fuggire per sempre in Costa Azzurra.
Prendono corpo anche altre domande, le quali toccano tutte questioni come la santità, la modestia, l'umiltà e la de dizione ai poveri. A parte tutto il resto, che ci faceva Madre Teresa a Port au Prince, a disposizione dei fotografi e presente a consegne ufficiali di onoreficenze insieme all'oligarchia locale? Insomma, che ci faceva mai ad Haiti? Il mondo ha bisogno di immaginarla in un atteggiamento di angosciata ma volontaria sottomissione, mentre lava i piedi ai poveri di Calcutta. La politica non è il suo vero mestiere, e tantomeno a mezzo mondo di distanza, in un'arroventata dittatura dei Caraibi. Per molti anni Haiti è stata giustamente rinomata come il luogo dove i miseri del mondo ricevono il trattamento più crudele e capriccioso. Inoltre, è risaputo che questo fatto non è dovuto a calamità naturali o a una ma la sorte immutabile. L'isola è stata nelle mani di una classe rapace particolarmente insensibile e avida, che è ricorsa alla forza spietata per tenere i poveri e i diseredati al loro posto.
Diamo ancora un'occhiata alla fotografia delle due don ne sorridenti. In termini di idee invalse su Madre Teresa, non quadra. L'immagine e l'intuito sono tutto, e coloro che ne sono in possesso hanno la capacità di determinare il proprio mito, e di essere valutati in base ai loro parametri. Azioni e parole sono giudicate in base alle reputazioni, e non vice versa. Perciò, tenete la foto sotto la luce per un momento, e cercate di ricavare un'impressione del "negativo". È possibile che il bianco e nero rovesciato racconti anziché una sto ria grigia una più vera?

[tratto da "La posizione della missionaria" di C. Hitchens]
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