lunedì 27 dicembre 2010
WikiLeaks rivela: Vaticano contra perfidis Judaeis
Notte di Natale. Strani dispacci e comunicati stampa emergono tra le note delle canzoni di Natale, in mezzo a capitoni che devono essere ingurgitati per ringraziare il sole invitto e bambinelli posti a mezzanotte nel Presepe, tra alberi natalizi zeppi di doni e bambini insonnoliti che domattina apriranno i misteriosi regali di Babbo Natale.
Comunicato ANSA: “Il Vaticano, scrive il britannico Guardian, cancellò un accordo scritto per aderire a una associazione nata per promuovere e rafforzare i programmi educativi sulla Shoah a causa delle «tensioni» sul ruolo di Pio XII nel corso della Seconda guerra mondiale. Il numero uno dell’ambasciata Usa presso la Santa Sede, Miguel Diaz, avrebbe stracciato «un accordo scritto» per entrare come «osservatore» nella «Task force for international cooperation on holocaust education», nata nel 1998 per promuovere e rafforzare i programmi educativi sulla Shoah, e alla quale il governo italiano ha aderito nel 1999.”
Ma che sta succedendo ci si chiede, possibile che un membro del Vaticano abbia fatto una cosa del genere? Possibile che la Chiesa cattolica inizi una nuova campagna antisemita, e perché?
Eppure a leggere i dispacci che si sovrappongono sembra tutto vero, e il motivo di tanta rabbia del nunzio apostolico, sarebbe dovuta, secondo le agenzie che riportano i files di WikiLeaks, alla “pubblicazione dei documenti degli archivi vaticani sul periodo di Pio XII” dei quali l’Associazione Shoah avrebbe cercato di anticipare la pubblicazione delle notizie che Giovanni Paolo II aveva ordinato, nel febbraio 2002 di mettere a tacere. In poche parole l’Associazione Shoah voleva rendere subito pubbliche le accuse di antisemitismo nei confronti di Pio XII contenute nei documenti, per fermarne la beatificazione.
Queste rivelazioni di WikiLeaks, pubblicate dal Guardian in effetti confermano, e certificano, ciò che gli osservatori attenti avevano già capito da un pezzo: l’avversione di Ratzinger per gli ebrei e per qualsiasi religione che non sia quella cattolica.
Non è un segreto che Joseph Ratzinger da giovane aveva aderito alla Hitler Jugend, l’organizzazione giovanile diretta emanazione del partito nazionalsocialista tedesco. Tant’è che all’indomani della sua elezione, persino il quotidiano inglese “The Sun” aveva sottolineato, a caratteri cubitali, il passaggio del nuovo Pontefice “from the Hitler Youth to Papa Ratzi”, ”Dalla gioventù hitleriana a Papa Ratzi” pubblicando una grande foto di Benedetto XVI che saluta la folla a San Pietro subito dopo la proclamazione con l’inserto di una foto di Ratzinger nel 1943 vestito da militare tedesco.
Neppure il “Daily Telegraph” fu molto gentile con il pastore tedesco, molto mal visto dai riformati per la sua opera pastorale in seno a quella istituzione che prima si chiamava Santa Inquisizione “Il rottweiler di Dio è il nuovo Papa” titolò il giornale.
“È una esagerazione britannica”, si potrebbe pensare, ma poi ci si ricorda di un altro episodio che fece giustamente infuriare la comunità ebraica: nel 2007 Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificium, ripristinò la preghiera del Venerdì Santo contra perfidis Judaeis che recita così: “Preghiamo anche per i perfidi Giudei, affinché il Signore e Dio nostro tolga il velo dai loro cuori in modo che essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo. Onnipotente ed eterno Dio, che persino la perfidia giudaica non ti repella, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per l’accecamento di quel popolo, affinché venga riconosciuta la luce della tua verità, che è Cristo, a costoro che vagano nelle loro tenebre.” Certo questa preghiera non mette in buona luce i ‘repellenti ebrei che vagano nelle tenebre’. Inoltre non dimentichiamo il discorso di Ratisbona dopo il quale il Vaticano, un po’ come fanno i portavoce del Cavaliere d’Italia, cercò di ritessere i rapporti con il mondo Islamico che si era sentito insultato dalle parole del Papa, dicendo che era stato frainteso.
A quanto pare anche Camus non aveva capito la grandezza di colui che i cattolici vogliono fare santo al più presto, offendendo in questo modo la memoria di milioni di ebrei morti nella shoah.
Il 26 dicembre 1944 Camus, in un articolo apparso su Combat, scriveva a proposito del messaggio di Natale di Papa Pio XII il quale in quell’occasione si era sperticato in lodi per “la vera democrazia, sotto forma repubblicana come sotto forma monarchica”: “Da anni aspettavamo – scrisse Camus – che la massima autorità spirituale del nostro tempo si decidesse a condannare in termini espliciti i misfatti dei dittatori (…) Il nostro auspicio segreto era che la denuncia avvenisse nel momento stesso in cui il male trionfava e in cui le forze del bene si trovavano imbavagliate.(…) Volevamo che la mente dimostrasse la propria forza prima che arrivasse il braccio ad appoggiarla e a darle ragione.(…) Diciamolo chiaramente, avremmo voluto che il Papa prendesse partito nel cuore stesso di quegli anni vergognosi e denunciasse quanto andava denunciato.”
Questo scriveva Camus della Chiesa cattolica che, da Costantino in poi è sempre salita sul carro dei vincitori per spartire con il potere violento ciò che viene rubato al popolo accecato dall’alienazione religiosa.
E la nostra preghiera di Natale, o al sole invitto, sia: che facciano santo chi gli pare ma non infanghino la memoria di milioni di morti ebrei della shoah per proteggere i complici della Gestapo.
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