domenica 5 dicembre 2010

Il Caso di Padre Maciel: la doppia vita del promotore dei Legionari di Cristo



Marcial Maciel Degollado è stato un sacerdote messicano di confessione cattolica, promotore della Congregazione dei Legionari di Cristo e del movimento Regnum Christi.

Il 19 maggio 2006, dopo un'inchiesta canonica durata più di un anno, fu sospeso a divinis dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale William Joseph Levada, per gli atti di pedofilia compiuti su seminaristi della sua congregazione e per averne successivamente assolti alcuni in confessione.La Santa Sede gli impose inoltre una vita riservata di preghiera e di penitenza e la rinuncia a ogni ministero pubblico fino alla morte. La decisione fu approvata personalmente da papa Benedetto XVI.
Il 1 maggio 2010, al termine della seconda visita apostolica inviata ai Legionari di Cristo, la Santa Sede emise un comunicato, dichiarando che "I gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti di P. Maciel, confermati da testimonianze incontrovertibili, si configurano, talora, in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso". Inoltre "La condotta di P. Marcial Maciel Degollado ha causato serie conseguenze nella vita e nella struttura della Legione, tali da richiedere un cammino di profonda revisione", che il portavoce della Santa Sede, Federico Lombardi, definì lungo e difficile.
Questo cammino prevedeva la profonda revisione del carisma (non esisteva un carisma specifico dei Legionari di Cristo e del Regnum Christi, ma solo una generica militia Christi, che però "contraddistingue l’azione apostolica e missionaria della Chiesa"), della spiritualità (vedi sezione Nessun carisma, spiritualità plagiata), delle Costituzioni (mediante un'apposita commissione: vedi sezione Le Costituzioni e gli abusi amministrativi), della formazione dei seminaristi e della struttura di governo ("rivedere l’esercizio dell’autorità, che deve essere congiunta alla verità, per rispettare la coscienza e svilupparsi alla luce del Vangelo come autentico servizio ecclesiale", per evitare che si ripetessero gli abusi psicologici denunciati da alcuni ex legionari), dell'azione apostolica ("che non si identifica con l'efficientismo a qualsiasi costo").La rifondazione dei Legionari di Cristo fu affidata ad un delegato pontificio dotato di pieni poteri, secondo modalità decise dallo stesso pontefice. Il 9 luglio 2010 la Santa Sede ha nominato delegato pontificio l'arcivescovo Velasio De Paolis.La Santa Sede, affermando che "la gran parte" dei legionari era all'oscuro della doppia vita di Maciel, si mostrava consapevole che egli aveva avuto complici all'interno della congregazione ("un meccanismo di difesa, che lo ha reso per molto tempo inattaccabile, rendendo di conseguenza assai difficile la conoscenza della sua vera vita" esisteva intorno a Maciel, che "abilmente aveva saputo crearsi alibi, ottenere fiducia, confidenza e silenzio dai circostanti".

IL CASO MACIEL

Le prime accuse di pedofilia contro Maciel risalgono al 1942. Lo si desume da una sua lettera del 1957, in cui si lamentò di essere stato vittima di 15 anni di calunnie e ingiurie. Tra il 1942 e il 1956 Maciel subì inoltre periodiche aggressioni. Solo di una è certa la causa[28]. Fu Maciel stesso a parlarne, definendo gli aggressori persecutori massoni o comunisti, o degli esaltati. Secondo i biografi indipendenti, gli aggressori (tra cui almeno un sacerdote) avevano invece scoperto i suoi abusi sui seminaristi.

Nel 1945 il padre di Francisco de la Isla (un seminarista legionario) denunciò Maciel al vescovo di Cuernavaca, Francisco Gonzales Arias (che era zio di Maciel), per aver molestato il ragazzo numerose volte. La denuncia non ebbe alcun esito.

Nell’agosto del 1954 un seminarista legionario, Federico Dominguez (che era stato dal 1948 al 1953 il segretario di Maciel), inviò una lettera[29] al vicario generale dell’arcidiocesi di Città del Messico, Francisco Orozco Lomelì, informando che Maciel faceva uso di sostanze stupefacenti[30], adottava uno stile di vita non conforme ai voti religiosi[31], violava l’obbligo di discrezione in materia di coscienza e aveva usato “trucchi e oscure manovre” per difendersi dalle accuse dei gesuiti di Comillas. Maciel con frequenti regali si era fatto degli amici nella Curia Romana, che lo informavano delle accuse contro di lui[32]. Dominguez rivelò che Maciel lo aveva incaricato di raccogliere notizie sulla sua vita, ma che le aveva manipolate in modo da costruire il mito di sé stesso[33]. Fu il primo a parlare dell’esistenza di un archivio riservato[34] accanto a quello ufficiale della congregazione. Dell’esistenza di un archivio riservato parleranno successivamente anche altri ex legionari.

Nella primavera del 1956 il prefetto della Congregazione per i religiosi, il cardinale Valerio Valeri, sorprese Maciel nella clinica romana Salvator Mundi, dove era ricoverato per una terapia di disintossicazione dalla droga. In agosto, su richiesta di Orozco Lomelì, il sacerdote Luis Ferreira Correa, allora vicario generale della congregazione, confermò in una lettera[35] le accuse di Dominguez e aggiunse quella di abusi sessuali[36]. Nello stesso mese il vescovo di Cuernavaca, Sergio Mendes Arceo, e quello di Città del Messico, Dario Miranda, chiesero con due distinte lettere al segretario della Congregazione per i religiosi della Santa Sede, Arcadio Larraona, la rimozione di Maciel da superiore generale dei Legionari di Cristo e un’inchiesta riguardo tre accuse: tossicodipendenza, abusi sessuali e mendacità.

Il 15 settembre Maciel introdusse nella regola della congregazione il voto privato di discrezione o carità. Il voto si aggiungeva ai tre canonici di povertà, obbedienza e castità: vietava ai legionari di criticare l'operato o la persona del superiore (ed a maggior ragione Maciel) e li obbligava ad avvertire il superiore nel caso un confratello lo avesse fatto. Il 19 settembre Arcadio Larraona inviò la documentazione riguardante Maciel al prosegretario di Stato Domenico Tardini, affinché papa Pio XII ne fosse informato. Il 20 settembre il cardinale Valeri decise la rimozione di Maciel, ma non rese pubblica la decisione. Maciel la nascose, continuando a raccogliere fondi in Spagna e in Messico per la costruzione della Basilica di N.S. di Guadalupe a Roma[37]. La guida della congregazione fu assunta dai sacerdoti legionari Antonio Lagoa e Rafael Arumì, due ex seminaristi diocesani di Comillas fedelissimi di Maciel.

In ottobre il cardinale Valeri dispose una visita apostolica, nominando visitatore apostolico Anastasio Ballestrero, superiore generale dei Carmelitani. Nonostante la rimozione, Maciel continuò a guidare la congregazione tramite Lagoa e Arumì[38]. Si informava sulla visita apostolica violando il divieto di entrare a Roma, cercava di influire sul suo esito[39] e suggeriva dove spostare i seminaristi che sembravano voler collaborare[40].

Ballestrero non trovò riscontri alle accuse, ma definì i seminaristi reticenti, a disagio e preventivamente preparati a sostenere il colloquio con lui. Successivamente alcuni di loro, tra i quali Josè Barba e Juan Josè Vaca, dichiararono di aver mentito al visitatore apostolico per devozione a Maciel e per rispetto del voto privato di discrezione o carità. Ballestrero scoprì però irregolarità canoniche e amministrative, consigliando la sostituzione definitiva di Maciel[41]. Consigliò inoltre di riportare la congregazione in Messico sotto la supervisione dell’episcopato locale, di nominare un nuovo superiore generale esterno alla congregazione, che fosse unicamente la Santa Sede ad autorizzare l’ingresso di nuovi seminaristi, di modificare radicalmente le Costituzioni e di abolire i voti privati.

Nell’ottobre del 1957 il cardinale Valeri sostituì Ballestrero con due nuovi visitatori apostolici, Alfredo Bontempi rettore del Pontificio Collegio Nepomuceno e il francescano Polidoro van Vlierberghe, che scrissero relazioni favorevoli a Maciel. Bontempi scrisse che era rimasto rincuorato dalla congregazione, che era positivamente impressionato dalla pietà dei seminaristi e che “l’albero si vede dai suoi frutti”. Van Vlierberghe scrisse che Ballestrero avrebbe dovuto essere più equilibrato, perché le fonti delle accuse non erano credibili. Maciel era vittima di un complotto dell’ambizioso Ferreira Correa e dei gesuiti.

Il 9 ottobre 1958 Pio XII morì e la visita apostolica non giunse mai a una formale conclusione. Il 13 ottobre, durante il periodo di interregno tra la morte di Pio XII e l’elezione di Giovanni XXIII (avvenuta il 28 ottobre), la Congregazione per i religiosi comunicò al cardinale Clemente Micara, vicario generale per la diocesi di Roma, che nulla ostava al reintegro di Maciel, seppure con alcune limitazioni e comunque sotto la supervisione di commissari esterni. Fu un provvedimento irrituale: Micara non era competente a prendere questa decisione, che comunque non avrebbe potuto essere presa durante l'interregno. Il 12 dicembre Micara intervenne alla posa della prima pietra della basilica di N.S. di Guadalupe e il 6 febbraio del 1959 dispose il reintegro di Maciel senza limitazioni e senza supervisori, ponendo di fatto fine alla visita apostolica.

Alla base della decisione di Micara c'era il suo desiderio di costruire nuove chiese a Roma e Maciel era uno dei pochi ad aver il denaro per farlo. Già alcuni anni prima Maciel gli aveva donato una notevole somma di denaro[42]. Non è chiaro se Micara conoscesse le accuse fatte a Maciel. Un rapporto della Curia romana del 1962 affermò che la visita apostolica non era potuta procedere oltre per “le raccomandazioni e l’intervento di alte personalità”. Un altro rapporto del 1964 affermò che “le conclusioni sembrano non corrispondere alla logica dei fatti”.[43].

Maciel e gli altri superiori chiamarono questo periodo della storia della congregazione “la grande benedizione”. Ne fecero una narrazione mitica e nascosero ai legionari e ai laici del Regnum Christi la realtà della visita apostolica.

I FIGLI

A metà del 2008 il Direttore generale dei Legionari di Cristo, Alvaro Corcuera, iniziò a visitare le case della congregazione e delle consacrate laiche del Regnum Christi per informare che Maciel aveva avuto una relazione con una donna, da cui nel 1988 era nata una figlia. Nel febbraio del 2009 la congregazione rese pubblica la notizia che iniziava a circolare in rete. La madre della ragazza dichiarò in un’intervista di essere stata minorenne quando conobbe Maciel[62].

La ragazza e la madre dispongono in Spagna di un patrimonio immobiliare valutato tra gli 8 e i 12 milioni di euro, acquistato da Maciel tra il 1984 e il 1995 con l'aiuto del sacerdote legionario Alfredo Torres, distraendo fondi dai beni della congregazione[63]. Tra la congregazione e la madre della ragazza c'è stato un accordo extragiudiziale già prima della morte di Maciel, che ha assicurato loro un'ulteriore rendita vitalizia ed altre importanti proprietà in cambio del loro silenzio[64].

Nell’agosto del 2009 un avvocato messicano, Josè Bonilla, dichiarò alla CNN di rappresentare tre ragazzi messicani, che sostengono di essere anche loro figli di Maciel. L’avvocato rivelò l’esistenza di altri due figli, una ragazza francese già deceduta, e un ragazzo inglese[65]. Nel settembre dello stesso anno Bonilla, la madre e i tre ragazzi incontrarono il visitatore apostolico incaricato del Messico[66].

Nel marzo del 2010 la madre e i ragazzi comparvero in un’intervista dell’emittente televisiva messicana Noticias MVS, ripresa anche dalla CNN. La madre chiarì che dei tre ragazzi solo due erano figli naturali di Maciel, mentre il maggiore (frutto di una precedente relazione) era stato adottato. Uno dei ragazzi accusò Maciel di aver abusato sessualmente di lui quando aveva 7 anni. I Legionari di Cristo accusarono la donna e i ragazzi di aver tentato di estorcere loro del denaro[67].

L’avvocato Bonilla chiarì che la presunta estorsione era una richiesta di indennizzo stragiudiziale prevista dalle leggi messicane, ma declinò il patrocinio dei ragazzi. Il caso arrivò alla Camera dei deputati messicana: alcuni deputati dei tre principali partiti di governo e di opposizione sollecitarono l’apertura di un’inchiesta federale sui Legionari di Cristo, mentre altri (i cui figli frequentavano scuole della congregazione) preferirono non prendere posizione[68].

Alle madri dei suoi figli Maciel si presentò con false identità, sotto le quali i suoi figli furono registrati alla nascita. Nessuna, almeno per un certo periodo, sapeva chi fosse realmente e che fosse un sacerdote. L'uso di falsi passaporti da parte di Maciel fu confermato dall'ex seminarista legionario Josè Barba. Alcuni di questi passaporti e altri documenti sono stati distrutti nel 2009 dai legionari prima dell'inizio della seconda visita apostolica .

IL CASO OLTRE MACIEL

Oltre a Marcial Maciel, nella congregazione dei Legionari di Cristo e tra i consacrati laici del Regnum Christi si sono verificati altri casi di pedofilia. Sono un numero esiguo, una decina, ma in alcuni casi gli autori degli abusi erano recidivi e le loro tendenze erano note ai superiori della congregazione. Alcuni di questi abusi furono denunciati nel 2004 da Patricio Cerda, un sacerdote legionario. Cerda fu testimone oculare di uno di questi abusi[86].

I superiori legionari non presero nessun provvedimento nei confronti di questi pedofili: non li denunciarono alle autorità ecclesiastiche (nonostante vi fossero obbligati dalle norme canoniche), né a quelle civili, né li punirono con sanzioni disciplinari[87]. Si limitarono a trasferirli in altre sedi o incarichi (anche di prestigio). In almeno un caso (accaduto in Italia) convinsero i genitori a mettere tutto a tacere[88].

FONTI


* Alfonso Torres, La prodigiosa aventura de los Legionarios de Cristo, Madrid, Foca ediciones y distribuciones generales S.L., 2001. ISBN 84-95440-12-1
* Jesús Colina, La mia vita è Cristo. Jesus Colina intervista Marcial Maciel, Roma, Edizioni Art, 2004. ISBN n.d.
* Salvador Guerrero, Fernando M. González, Jorge Erdely, Paloma Escalante, Elio Masferrer, César Mascareñas, El círculo del poder y la espiral del silencio. La historia oculta del Padre Marcial Maciel y los Legionarios de Cristo, Città del Messico, Grijalbo, 2004. ISBN 970-05-1754-3
* Angeles Conde, David J. P. Murray, Legionari di Cristo, Roma, Edizioni Art, 2006. ISBN 88-7879-029-X
* Jason Berry, Gerald Renner, I Legionari di Cristo: abusi di potere nel papato di Giovanni Paolo II, Roma, Fazi, 2006. ISBN 88-8112-748-2
* Fernando M. González, Marcial Maciel. Los Legionarios de Cristo: testimonios y documentos inéditos, Città del Messico, Editorial Tusquets, 2006. ISBN 970-699-150-6
* J. M. Marcos Ruiz, La orden maldita. La historia oculta de los Legionarios de Cristo, Barcellona, El Aleph, 2007. ISBN 978-84-7669-760-3
* Andrea Insunza, Javier Ortega, Legionarios de Cristo en Chile: Dios, dinero y poder, Santiago del Cile, Copa Rota, 2008. ISBN 978-956-8523-28-2
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