lunedì 6 dicembre 2010

La Nazaret dei vangeli non corrisponde alla città attuale, ma a Gàmala

Nazareth – Gàmala

Dalla comparazione dei personaggi evidenziati da san Luca, attraverso il discorso di Gamalièle, con quelli riferiti da Giuseppe Flavio in Antichità XX 97/102, si è dimostrato che “Theudas” non era un nome di persona nel I secolo, ma un attributo “Luce di Dio” dato a un sedicente Profeta, famoso tra i Giudei. Ne consegue che la notizia, passata ai posteri dallo storico, è stata censurata nel nomenel patronimico e nel movente allo scopo di impedirne l’identificazione con l’Apostolo “Taddaeus o Taddaios”, chiamato da Luca “Giuda”, fratello di Giacomo. Il nome dell’Apostolo “Taddaeus” o “Taddaios”, inesistente sia in latino che in greco del I secolo, è una parolaccia che comprova la traduzione volutamente fuorviante dai Vangeli primitivi in quelli di Marco e Matteo (Taddeo in italiano), ma Luca lo sostituisce con  “Giuda”.     Rilevato che fra i tanti nomi possibili di padre, d’obbligo nella tradizione giudaica, l’unico che avrebbe avuto un motivo per essere censurato dalla dottrina cristiana era quello di “Giuda il Galileo”, e il perché stiamo per scoprirlo, ne deriva che esso fu tolto dall’episodio del Profeta perché sarebbe stato troppo evidente e logico sovrapporre i nomi di Giacomo, Simone e Giuda detto Theudas, con i nomi di tre fratelli di “Gesù”, per poi indirizzare lo storico nella ricerca di Giuseppe, il quarto fratello. Non doveva risultare che, nei versi dal 97 al 102, del XX Libro di Antichità Giudaiche, lo storico ebreo riferì dell’uccisione di tre famosi giudei rivoluzionari che corrispondevano ai fratelli di Gesù.       Dopo aver dimostrato con analisi specifiche che gli “Apostoli”, non furono fatti arrestare da alcun Sinedrio in quanto mai esistiti, ad iniziare dai santi Pietro e Paolo, per finire con Giacomo il Minore.     Dopo avere individuato e provato le falsificazioni introdotte dai fondatori della nuova dottrina per dare credibilità a personaggi che avrebbero dovuto testimoniare l’esistenza di Gesù Cristo; che lo stesso “Salvatore Messia” è attestato da una documentazione contraddittoria e puerile, a partire da due “Natività” evangeliche totalmente diverse a comprova che furono inventati il “papà” di “Gesù”, san Giuseppe, e la madre “Maria S.S. Vergine” (vedi argomento specifico).     Rilevato, con apposito studio, che “Jeshùa” (Salvatore) e “Messia” (Cristo) non erano due nomi ma due attributi divini.     Dopo aver scoperto che, sia in “Atti degli Apostoli” e, di logica conseguenza, l’Episcopo storico cristiano, Eusebio di Cesarea, grazie alla sua presenza presso la corte di Costantino che gli permetteva di accedere agli archivi imperiali, ha potuto falsificare la datazione di una grave carestia, riportata dallo storico ebreo, che afflisse i Giudei nel 35 e 36 d.C. (ne riportiamo l'analisi), carestia che scatenò la rivolta dei Giudei a Gerusalemme mentre Roma era alle prese con Artabano III, Re dei Parti, per il dominio sull’Armenia; falsificazione vitale per la nuova dottrina cristiana che riformò il messianismo giudaico, testimone delle gesta dei veri protagonisti.    Constatato, attraverso la analisi sopra riferita di tali versi, che i Vangeli originali vennero modificati e gli “Atti degli Apostoli” furono scritti da persone che non risiedevano in Giudea ma si basarono sugli scritti di Giuseppe Flavio per definire “storicamente” la dottrina come la conosciamo oggi, dopo aver distrutto i Vangeli primitivi in quanto diversi nella raffigurazione della nuova divinità.    Prima di scoprire, con l’ausilio della storia, chi era il fratello Giuseppe e quale fosse il vero nome di “Gesù”, è d’obbligo evidenziare l’attinenza fra Giuda il Galileo e i suoi figli, con i fratelli di “Gesù”. La correlazione la troviamo inGàmala, la città di Giuda, il loro padre.Ovvero: Gàmala sta ai figli di Giuda il Galileo, come “Nazaret” sta a “Gesù” e ai suoi fratelli.I “Padri” fondatori, attraverso un processo di adattamento dottrinale, ebbero la presunzione di conservare la loro fede come una “Verità storica divina” per renderla credibile e, partendo da una vicenda tutta ebraica, riferita a persone realmente esistite, con tanto di nomi, località e date, si resero conto che, con l’evoluzione politica dei tempi, per opportunismo, bisognava modificarla e, di conseguenza,nascondere, sia il significato della esistenza dei protagonisti, sia il nome della patria da cui provenivano.    Questo fu il “peccato originale” della nascente religione cristiano gesuita che, oggi, si è trasformato in un “peccato mortale”, perché la storia, con l’aiuto dell’archeologia, a volte anche per caso, si riappropria della verità scoprendo le falsificazioni sino a mettere in crisi la stessa dottrina.Allora soffermiamoci sulla città di Giuda, il fariseo rivoluzionario, Zelota come i suoi figlii veri protagonisti dei vangeli

"Ma un certo Giuda, un Gaulanita della città chiamata Gàmala, che aveva avuto l’aiuto di Saddoc, un fariseo, si gettò nel partito della ribellione” (Ant. XVIII, 4

Gàmala 

Questa città, le cui rovine furono scoperte in modo fortuito ed inaspettato nel 1967, riconosciuta ufficialmente dagli archeologi nel 1976, l’unica della Palestra ad essere stata costruita “sopra il ciglio di un monte”, nel Golan inferiore, a nord est del lago di Tiberiade (o Genezareth), importante per la storia giudaica fin dal secolo precedente a “Cristo”, fu attaccata nell’autunno del 66 d.C., invano per sette mesi, dalle truppe di Re Agrippa II, e verrà distrutta, grazie, anche, all’intervento di tre legioni romane agli ordini di Vespasiano e Tito, oltre un anno dopo. Teatro di una battaglia sanguinosa che causò migliaia di morti fra la popolazione, di cui (secondo quanto riferito da Giuseppe) più della metà suicidi, gettatisi in un precipizio con donne e bambini, pur di sottrarsi a stupri e schiavitù. Questa città, sopra un monte vicino a Cafàrnao e al lago, così presente nella storia … è ignorata dai Vangeli.    “Gesù Cristo” percorse, in lungo e in largo, la Palestina; ha navigato e passeggiato su e giù per il lago di Tiberiade, ha fatto miracoli e discorsi in città e villaggi molto meno importanti, ma a Gàmala no!: la evitava. Così come la evitava il geniale Apostolo, da Lui nominato “post mortem”, Saulo Paolo, il quale, ligio alle consegne ricevute dal Maestro al momento della “folgorazione”, doveva visitare tutte le Sinagoghe tranne quella di Gàmala.    In quella città, Paolo, non doveva fare proselitismo, né miracoli da lasciare in ricordo. Lo stesso dicasi per gli Apostoli, Simone Pietro, Giacomo, Giovanni “detto anche Marco”, nonché i membri al completo della “prima comunità cristiana”, i quali, in adempimento alle consegne ricevute dal “Maestro”, nessuno di loro poteva recarsi a Gàmala.    Eppure questa città era (ed è) vicina al lago di Tiberiade, sul ciglio di un monte, con un precipizioSinagoga, attività produttive, sembra, anziè la descrizione della “Nazaret” dei Vangeli.

I resti di Gàmala


I lavori di scavo furono sospesi poco dopo l’inizio. Sono visibili i resti della Sinagoga, vasche per le abluzioni rituali con parte delle mura e, in alto a destra, si può vedere il "mare di Galilea" (lago di Tiberiade). Fra i reperti sono presenti mole di pietra per frantoi e monete esclusive ebraiche. Storia e archeologia la identificarono come imprendibile città zelota.

Carta della Palestina nel I secolo


Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, come solito, di sabato nellaSinagoga e si alzò a leggere…all’udire queste cose, tutti nella Sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dalprecipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Poi discese a Cafàrnao (Lc. 4; 16-28/31). “Discese a Cafàrnao” (a nord del lago). Questa frase ha un senso soltanto se la discesa parte da Gàmala, “sul ciglio di un monte” sovrastante Cafàrnao, e distante da essa 15 Km.. Non può riferirsi alla Nazaret odierna, distante da Cafàrnao 32 Km. (in linea retta), non sovrastante ad essa e piana, non posizionata sopra alcun monte, senza un precipizio a ridosso, né vicina al lago. Infatti, in Matteo (8, 1-5) leggiamo:

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva…Entrato in Cafàrnao…”</span> ;<span>“Quel giorno Gesù uscì di casa e sedutosi in riva al mare</span> (il lago è a 24 Km in linea d’aria dall'attuale Nazaret)<span>cominciò a raccogliersi intorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca”</span> (Mt. 13, 1-2).<span>“lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare (lago), nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, al di là del Giordano (Mt. 4, 13/15).


Per recarsi da Nazaret a Cafàrnao non bisogna attraversare il Giordano, ma, se si parte da Gàmala, si è costretti ad attraversare il Giordano; basta guardare la carta geografica.

"Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano(Mt. 19, 1). 

Per recarsi dalla Galilea alla Giudea, entrambe al di qua, non si deve attraversare il Giordano; ma, se si parte da Gàmala, il territorio della Giudea è al di là del Giordano. Verificare sulla carta geografica.

Al contrario di Gàmala, la località di nome “Nazaret” è totalmente sconosciuta dalla storia sino al III, IV secolo dopo Cristo. La Nazaret che conosciamo, méta di pellegrini e culto dei cristiani di tutto il mondo da oltre 1500 anni, non ha nulla a che vedere con la Città dei Vangeli.    Secondo l’evangelista Giovanni detto anche Marco:

“Intanto si ritirò presso il mare (di Galilea) con i suoi discepoli…salì poi sulla montagna, chiamò a sé quelli che egli volle…entrò in casa e si radunò attorno a lui molta folla (è una città sul monte)…allora i suoi, sentito questo, uscirono (dalla casa in cui abitavano) per andare a prenderlo…giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare”(Mc. 3, 7/31).

 La “Sacra Famiglia” abitava in una città costruita “sul ciglio di un monte” e non poteva essere l’attuale Nazaret sita in una valle lievemente ondulata “al di qua del Giordano”, ma Gàmala, “al di là del Giordano” rispetto alla Galilea.Al contrario di Gàmala, la “città di Nazaret” è un nome totalmente sconosciuto dalla storia sino al III, IV secolo dopo Cristo. La Nazaret che conosciamo, méta di pellegrini e culto dei cristiani di tutto il mondo da oltre 1500 anni, non ha nulla a che vedere con la Città dei Vangeli.    In base alle descrizioni evangeliche, avrebbe dovuto essere una città, sopra un monte, con la sinagoga, le case…vicina al lago, (è a 24 Km. in linea retta dal lago), il precipizio, dove avrebbero voluto gettarvi Gesù … niente: nulla che si riferisca ai Vangeli.

Storia, geografia, archeologia: mancano i tre requisiti, tutti insieme indispensabili, per dimostrarne l’esistenza al tempo di Cristo. E’ stata sondata nel sottosuolo e studiata con le apparecchiature più moderne, ma tutto ciò che è venuto fuori, di veramente databile al I secolo, è solo qualche “cripta tombale” scavata nella roccia (qualche buco), per il resto solo ipotesi fideistiche, da “scoop” mediatico, tutt'altro che archeologiche.     Ripetiamo: nel I secolo della nostra era dove oggi esiste Nazaret, secondo i Vangeli, lì avrebbe dovuto esistere una CITTA’ con numero di abitanti adeguato e attività economiche tali che giustificassero anche la presenza di una SINAGOGA, situata sopra il ciglio di un MONTE, con un PRECIPIZIO e vicina al LAGO. Negli stessi Vangeli i “villaggi” sono indicati con vocaboli distinti da “città”.    L’esistenza di una Sinagoga comportava la presenza di sacerdoti che dovevano essere mantenuti, con i loro privilegi, insieme alla struttura ed una organizzazione ad essa funzionale, da una popolazione con un numero di abitanti compatibile soltanto a quello di una città.

La “Nazaret” creata dopo Cristo


Diversamente da Gàmala, Nazaret non è posizionata sul ciglio di un monte bensì in una valle leggermente ondulata, non ha precipizio, non è vicina al lago, né rovine di una autentica Sinagoga ebraica risalente al I secolo ... tanto meno barche vicine. Gli edifici e i monumenti più antichi riferiti alla vita di “Cristo”, ammirati dai pellegrini in devota contemplazione, risalgono ad epoche successive al Concilio di Nicea del 325 d.C.. E’ facile capirne il motivo: li fecero apposta, gradualmente nel tempo. In era bizantina, durante le crociate cristiane, e in epoche successive. La Chiesa è consapevole del vuoto storico del nome della “città di Nazaret” pertanto ha cercato una giustificazione addirittura contraddicendo i Vangeli e, nell’ultimo secolo, la ha declassata a “villaggio” perché, come tale, sarebbe passato inosservato agli storici ed agli archeologi.Al contrario, il sotterfugio è servito solo a confermare che la città di “Nazaret” non è mai esistita, allora, archeologi, papirologi e paleografi, tutti filo clericali, si sono messi a spulciare fra decine di migliaia di frammenti di papiro (ad iniziare da quelli di Qumran), cocci di vasi o ceramiche, sparsi nella Palestina e, “finalmente”, nel 1961, a Cesarea Marittima, fu trovato un rottame di pietra, grande quanto una mano, riportante una epigrafe sulla quale, fra le altre parole, ne risulta una incompleta con la scritta in ebraico “nzrt”. Ma, rendendosi conto che quattro lettere, in ebraico (era la lingua usata nei documenti religiosi) anziché in aramaico (lingua di uso corrente), di un reperto trovato in un'altra città distante oltre 60 km, al di là dei diversi significati che un paleògrafo possa loro attribuire (“virgulto”, “verità” o altri), non rappresentano una dimostrazione riferibile alla città di Nazaret; pertanto, tranne qualche “mistico spiritualista”, nessuno le considera “prova”… al contrario, queste macchinazioni evidenziano l’inconsistenza di riscontri sull’esistenza di una città chiamata “Nazareth” antecedente e durante il I secolo della nostra era, sino al punto da rendere ridicola la datazione dello stesso reperto.     Il nome di “Nazaret”, come città, era talmente “inesistente” che, dopo la morte di “Gesù”, gli stessi Apostoli, discepoli e Padri Apostolici, nessuno di loro (come per Gàmala), sentì il bisogno di recarsi alla sua Sinagoga, almeno per lasciare ai Nazaretani qualche miracolo in ricordo … niente.  Durante i trenta anni di “apostolato” e “cristianizzazione” delle Province dell’Impero Nazaret fu ignorata da tutti i Santi, Profeti e Discepoli. I padri Apostolici e, prima di loro, san Pietro, san Paolo, san Giacomo, san Barnaba, benché guidati dallo “Spirito di Gesù” e dallo “Spirito Santo”, non fecero mai rotta verso Nazaret … come se non fosse mai esistita, o meglio, come se “Nazaret” sia esistita solo per “Gesù”.

E’ Gàmala, la vera “Nazaret”dei Vangeli: la patria di Giuda il Galileo.

 E’ una città, su di un monte, ha un precipizio, la sinagoga, è a 9 Km. dal lago, con case ed attività produttive (frantoi), tutto testimoniato da resti archeologici risalenti al tempo di Cristo, conosciuta anche da Svetonio come una “città dei Giudei importantissima” (Tito 4).    Geografia, storia, archeologia: tutto concorda. Giuseppe Flavio, nel suo impegno letterario incentrato sulla Palestina del I secolo, con scrupolosità estrema, cita e descrive alcune centinaia di villaggi e tutte le città della sua terra; eppure gli si avvicina quando nomina Giaffa, che era un piccolo villaggio limitrofo all’odierna Nazaret, ma su “Nazaret”, che secondo i Vangeli era una città, niente; nessuno storico o geografo dell’epoca di Cristo, o antecedente, nomina Nazaret.
 Lo storico ebreo spiega che “città corrispondeva ad un grado che, oltre ad indicare un maggior numero di abitanti di un villaggio, ne prevedeva la fortificazione”. (Ant. XVIII, 28). Il Vangelo di San Tommaso, manoscritto ritrovato nel 1945 (non manomesso) risalente al IV secolo dice: <span>“una città costruita su un’alta collina e fortificata non può essere presa né nascosta” (Tm. 32); In questo Vangelo è denunciato il tentativo, reale, di “nascondere” una città, la quale, se fosse stata la “Nazaret” attuale, essa avrebbe dovuto avere fortificazioni; infatti:

La città di Gàmala, per le sue difese naturali, era imprendibile, cinta di mura e rafforzata…”(Guerra Giudaica IV 9). Giuseppe Flavio, come sacerdote Comandante dell’esercito rivoluzionario della Galilea, provvide a far ristrutturare le fortificazioni, ad iniziare dalle mura, di tutte le città della regione, nominandole una ad una, ma su Nazaret: silenzio assoluto!“Dopo i successi ottenuti su Cestio Gallio (66 d.C.) racconterò come i Giudei fortificarono le città, e con fedeltà descriverò per ogni città i patimenti dei vinti” (Gue. I 20/22) …di Gàmala e di tutte le altre città, lo storico tramanda le sofferenze, mentre “Nazaret”, non essendo nominata, fu l’unica città della Galilea che non soffrì … dal momento che non esisteva ancora.

“La tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazareth allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazireo, in origine unito al nome di Gesù … Nazireo è certamente un nome di una setta senza rapporto con la città di Nazareth”.
(La naissance du Christianisme – Alfred Loisy, 1857-1940, sacerdote teologo e professore universitario dell’Istituto Cattolico di Parigi).<span>“Nei vangeli non troviamo mai l’espressione “Gesù di Nazareth” ma soltanto Gesù il Nazoreo, talvolta scritto anche Nazoreno o Nazareno… nessuno di questi appellativi, per quanto si sia cercato di forzarne l’etimologia, può farsi risalire ad un nome come “Nazareth”. E’ da questi termini che è derivato il nome della città di Nazareth e non viceversa”</span>. (Breve storia delle religioni, 1959 - Ambrogio Donini, professore universitario).
Michail Bulgakov, nella sua opera “Il Maestro e Margherita”, considerata da molti il miglior romanzo russo del XX secolo, così descrive l’incontro fra Pilato e Gesù:<span>“«Nome?» - «Yeshua» - rispose rapido l’accusato - «Hai un soprannome?» - «Ha Nozri» - «Di dove sei?» - «…della città di Gamala» - rispose l’arrestato indicando con un movimento della testa che laggiù, lontano, alla sua destra, verso nord, esisteva una città chiamata Gamala…”.Lo scrittore ucraino (1891–1940) ha potuto “immaginare” questo colloquio soltanto grazie agli studi condotti da suo padre, Afanasij Ivanovic Bulgakov - docente di storia delle religioni durante l’epoca zarista, condizionata dal potere religioso cristiano ortodosso - che informò i familiari sulle conclusioni delle sue ricerche. Morì nel 1906 dopo aver scoperto che “Nazaret” non fu la città di Gesù e perciò sapeva che i Vangeli contenevano anche un’altra menzogna comprovata da quel “Nozri” (Nazireo).    E’ importante rilevare che questi ed altri studiosi giunsero a tali conclusioni molto prima che venissero scoperti i resti della città di Gàmala. Ad essi va riconosciuto il merito di avere compreso la verità storica senza l’ausilio dei nuovi dati archeologici, essenziali alla ricerca critica.
Gesù “Nazaretano”, non Nazareno (Nazoraios) avrebbe dovuto essere la forma corretta, o meglio “Betlemita”, in quanto, per i Vangeli, nativo di Betlemme.

“Le forme Nazoraios, Nazarenos, Nazaraeus, Nazarene, provano tutte che gli scribi ecclesiastici conoscevano l’origine della parola ed erano ben consapevoli che non era derivata da Nazareth. Il nome storico e la posizione geografica della città natale di Cristo è Gamala. Questa è la patria del Nazoreo. La montagna di Gamala è la “montagna” dell’evangelista Luca. La “montagna” di tutti i Vangeli che ne parlano senza nominarla”. (The Essene Origins of Christianity, 1980; E.B. Szekely, teologo ungherese del Vaticano).

In quei giorni (dopo il concepimento a Nazaret) Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda(Lc. 1, 26/39).Una “città di Giuda” sopra la montagna, da raggiungere “in fretta” partendo dalla Nazaret odierna, non ha alcun senso, né riscontro geografico, né storico. Nel I secolo non risulta essere esistita in Galilea nessuna città “di Giuda” al di sopra di una montagna, tanto meno vicina a Nazaret.Proviamo a cambiare l’articolo indeterminativo e vediamo se la frase acquista un significato:

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta la città di Giuda…il Galileo: Gàmala!; ora si che ha un senso!.

Una ragazza rimasta incinta fa un viaggio breve per recarsi dal suo uomo e il villaggio più vicino era Bethsaida, sul lago, proprio sotto Gàmala, raggiungibile (in fretta), con un paio d’ore di cammino al massimo, ovviamente … senza attraversare il Giordano. (Controllare la carta).

Ma allora, se Nazaret è esistita solo per “Gesù” e Gàmala era la vera “Nazaret”, perché i Vangeli canonici hanno mentito? Via!…non diteci che non lo avete capito: era la città di Giuda il Galileo e dei suoi figli i quali avevano lo stesso nome dei fratelli di “Gesù”: GiacomoSimoneGiuda Giuseppe … cui, come vedremo, si aggiungerà Giovanni, indicato nel Vangelo con “costui” senza patronimico:

<span><span>“Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello diGiacomoGiuseppe, di Giuda e di Simone?”(Mc. 6,3).



FONTE

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