lunedì 6 dicembre 2010
Il governo ci ripensa, dal 2014 addio esenzione Ici per la Chiesa
La futura imposta municipale colpirà ospedali, scuole e alberghi degli enti ecclesiastici. Salvi i fabbricati per l'esercizio del culto e quelli della Santa Sede previsti dal Concordato
ROMA - Pressato dalle esigenze di bilancio per lanciare il federalismo e dalla procedura per aiuti di Stato della Commissione Ue, il governo si appresta a cancellare parte delle esenzioni fiscali concesse alla Chiesa. La porzione più corposa, ovvero quella che ogni anno permette agli enti ecclesiastici di non pagare l'Ici per circa un miliardo di euro. Per intenderci: dal 2014 ospedali, scuole, alberghi e circoli della Chiesa dovranno operare in regime di concorrenza versando le stesse tasse imposte agli altri imprenditori privati. Il taglio ai privilegi - introdotti dallo stesso governo Berlusconi nel dicembre 2005 in vista delle elezioni della primavera successiva - è contenuto in un oscuro comma infilato nel decreto sul federalismo fiscale municipale approvato dal governo lo scorso 4 agosto e mai pubblicizzato.
Il testo, a saperlo leggere, è chiaro: l'articolo 5 del decreto che introduce l'imposta unica municipale (Imu) cancella alcune esenzioni fiscali accordate dalla vecchia Ici (che dall'Imu verrà inglobata). Tra le quali quelle comprese dalla lettera "i" della 504 del 1992 (legge istitutiva della tassa sulla casa) che contempla i soggetti "destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive". Tradotto, si tratta degli enti ecclesiastici che operano nella sanità (ospedali e cliniche legate alla Chiesa), nell'educazione (scuole private), nel turismo (alberghi e resort - spesso a cinque stelle - del mondo cattolico) e i circoli. Continueranno invece a non pagare le tasse (cosa mai contestata dall'Unione europea) chi ai sensi dei Patti Lateranensi gode dello status di zona extraterritoriale (ad esempio Castel Gandolfo, l'Università lateranense o il vicariato), nonché i luoghi di culto (le chiese) e le loro pertinenze (i chiostri, il sagrato o la canonica), le parrocchie e gli immobili utilizzati per i servizi sociali in convenzione (mense, centri di assistenza e volontariato).
Dal Tesoro da un lato si conferma che resteranno in vigore solo le esenzioni previste dai Patti, ma dall'altro si fa capire che il testo potrebbe ancora essere modificato prima della adozione definitiva. Fatto sta che il provvedimento, se confermato, cancellerebbe metà della procedura Ue per aiuti di Stato illegittimi concessi dal governo agli enti del Vaticano. Resterebbe in piedi la parte che riguarda l'esenzione del 50% delle imposte sui redditi (Ires) per le centinaia degli enti ecclesiastici attivi nella sanità e nell'istruzione e quella che chiede la cancellazione dell'articolo 149 (quarto comma) del Testo unico delle imposte (Tuir) che riconosce agli enti ecclesiastici lo status perenne di enti non commerciali, norma in virtù della quale accedono ai benefici fiscali. È comunque prevedibile che il governo continuerà a difendersi di fronte a Bruxelles per evitare la condanna al recupero delle tasse fin qui non pagate (con tanto di interessi). Roba da vari miliardi di euro.
La partita - aperta su denuncia del radicale Maurizio Turco e del fiscalista Carlo Pontesilli (segretario di anticlericale. net) assistiti dal legale Alessandro Nucara - vale infatti circa due miliardi all'anno. Metà dei quali arrivano dal mancato pagamento dell'Ici. Con la nuova legge lo Stato ne dovrebbe recuperare subito 400 milioni, ovvero i soldi non versati dagli enti che ad oggi sono registrati al fisco. Per l'altra metà abbondante dei 100 mila fabbricati della Chiesa che hanno approfittato della possibilità concessa dall'Ici di non registrarsi, invece, dovrebbe scattare l'obbligo ad emergere per il pagamento dell'Imu. E se non lo faranno, assicurano gli esperti, per i Comuni sarà più facile scovarli rispetto ad oggi.<span> </span>ROMA - Pressato dalle esigenze di bilancio per lanciare il federalismo e dalla procedura per aiuti di Stato della Commissione Ue, il governo si appresta a cancellare parte delle esenzioni fiscali concesse alla Chiesa. La porzione più corposa, ovvero quella che ogni anno permette agli enti ecclesiastici di non pagare l'Ici per circa un miliardo di euro. Per intenderci: dal 2014 ospedali, scuole, alberghi e circoli della Chiesa dovranno operare in regime di concorrenza versando le stesse tasse imposte agli altri imprenditori privati. Il taglio ai privilegi - introdotti dallo stesso governo Berlusconi nel dicembre 2005 in vista delle elezioni della primavera successiva - è contenuto in un oscuro comma infilato nel decreto sul federalismo fiscale municipale approvato dal governo lo scorso 4 agosto e mai pubblicizzato.Il testo, a saperlo leggere, è chiaro: l'articolo 5 del decreto che introduce l'imposta unica municipale (Imu) cancella alcune esenzioni fiscali accordate dalla vecchia Ici (che dall'Imu verrà inglobata). Tra le quali quelle comprese dalla lettera "i" della 504 del 1992 (legge istitutiva della tassa sulla casa) che contempla i soggetti "destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive". Tradotto, si tratta degli enti ecclesiastici che operano nella sanità (ospedali e cliniche legate alla Chiesa), nell'educazione (scuole private), nel turismo (alberghi e resort - spesso a cinque stelle - del mondo cattolico) e i circoli. Continueranno invece a non pagare le tasse (cosa mai contestata dall'Unione europea) chi ai sensi dei Patti Lateranensi gode dello status di zona extraterritoriale (ad esempio Castel Gandolfo, l'Università lateranense o il vicariato), nonché i luoghi di culto (le chiese) e le loro pertinenze (i chiostri, il sagrato o la canonica), le parrocchie e gli immobili utilizzati per i servizi sociali in convenzione (mense, centri di assistenza e volontariato). Dal Tesoro da un lato si conferma che resteranno in vigore solo le esenzioni previste dai Patti, ma dall'altro si fa capire che il testo potrebbe ancora essere modificato prima della adozione definitiva. Fatto sta che il provvedimento, se confermato, cancellerebbe metà della procedura Ue per aiuti di Stato illegittimi concessi dal governo agli enti del Vaticano. Resterebbe in piedi la parte che riguarda l'esenzione del 50% delle imposte sui redditi (Ires) per le centinaia degli enti ecclesiastici attivi nella sanità e nell'istruzione e quella che chiede la cancellazione dell'articolo 149 (quarto comma) del Testo unico delle imposte (Tuir) che riconosce agli enti ecclesiastici lo status perenne di enti non commerciali, norma in virtù della quale accedono ai benefici fiscali. È comunque prevedibile che il governo continuerà a difendersi di fronte a Bruxelles per evitare la condanna al recupero delle tasse fin qui non pagate (con tanto di interessi). Roba da vari miliardi di euro.La partita - aperta su denuncia del radicale Maurizio Turco e del fiscalista Carlo Pontesilli (segretario di anticlericale. net) assistiti dal legale Alessandro Nucara - vale infatti circa due miliardi all'anno. Metà dei quali arrivano dal mancato pagamento dell'Ici. Con la nuova legge lo Stato ne dovrebbe recuperare subito 400 milioni, ovvero i soldi non versati dagli enti che ad oggi sono registrati al fisco. Per l'altra metà abbondante dei 100 mila fabbricati della Chiesa che hanno approfittato della possibilità concessa dall'Ici di non registrarsi, invece, dovrebbe scattare l'obbligo ad emergere per il pagamento dell'Imu. E se non lo faranno, assicurano gli esperti, per i Comuni sarà più facile scovarli rispetto ad oggi.
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