sabato 4 dicembre 2010

Ciancimino in Vaticano

Don Vito Ciancimino con il figlio,in una foto d'epoca

Il racconto degli incontri Oltretevere di "Don Vito"
Vito Ciancimino si faceva accompagnare dal figlio Massimo allo Ior, entrava da Porta Sant'Anna e lo venivano ad accogliere dignitari vaticani. Adesso ha trascorso più di tre ore davanti ai magistrati per l’ennesimo interrogatorio. Testimone dei torbidi rapporti tra mafia e Stato e vittima di un’inquietante intimidazione, l’ultima di una lunga serie, Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, è tornato a parlare ai Pm della Dda dei segreti appresi dal padre, ma anche della lettera minatoria recapitatagli nella sua casa di Bologna.
Un segnale allarmante che il teste ha cercato di interpretare insieme al sostituto Nino Di Matteo e all’aggiunto Antonio Ingroia. E, ancora una volta, attingendo dall’inesauribile archivio del padre, ha consegnato documenti manoscritti dall’ex politico dc e indirizzati al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una cartellina fitta di appunti, non si sa se giunti al destinatario, in cui don Vito esprimeva il timore che, dopo l’avviso di garanzia ricevuto a Napoli nel 1994, il Premier perdesse il controllo del partito e consegnasse il Paese ai comunisti.Il testimone, dunque, ha cercato di chiarire la strana missiva ricevuta, contenuta in una busta insieme a proiettili di kalashnikov, in cui si fa riferimento al 2 aprile, data di nascita dell’ex sindaco, e al numero cinque, come le pallottole inviate. Cifra che non sarebbe stata usata casualmente.
Ma nel corso del lungo colloquio Ciancimino ha dovuto anche spiegare le fughe di notizie contenute nel suo libro: ’Don Vitò, in vendita da oggi (l’autore ne ha autografato alcune copie alla libreria Feltrinelli di Palermo) e già oggetto di contestazione da parte della Procura che ne ha disposto l’acquisizione. Nel volume, che racconta la storia dell’ex sindaco corleonese protagonista assoluto di «quarant’anni di abbracci mortali tra mafia, politica, affari e servizi segreti», ci sono almeno due particolari che sarebbero dovuti rimanere segreti e che i magistrati avevano omissato nei verbali di interrogatorio. Uno riguarda l’omicidio dell’ex presidente del Palermo Roberto Parisi, assassinato nel 1985: Ciancimino racconta che la vittima aveva rilevato la Icemare, un’azienda ittica del Trapanese impegnandosi a rivenderla al vecchio proprietario, Mario Niceta, quando questi avesse risolto i suoi problemi economici. Ma al momento di rispettare gli impegni Parisi non avrebbe mantenuto la parola: un tradimento che, secondo Ciancimino, gli costò la vita. Altra circostanza secretata, ma finita nel libro, è relativa all’incontro tra il figlio di don Vito e il signor Franco, misterioso agente dei servizi segreti che, dall’ombra, avrebbe seguito tutte le fasi della trattativa. Nel volume Ciancimino racconta di averlo incontrato davanti all’ambasciata americana presso il Vaticano, prima dell’arresto del boss Bernardo Provenzano. Lo 007, che usciva dalla sede diplomatica, gli consigliò di lasciare l’Italia per un pò.

FONTE

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