GUIDO RUOTOLO - ROMA
E al quarto giorno, il Vaticano esce allo scoperto. Per esprimere il suo disappunto per le iniziative della magistratura italiana. Per prendere le distanze, che stanno diventando sempre di più siderali, con l'ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi; per difendere i dirigenti e funzionari dello Ior messi alla berlina dallo stesso ex presidente della banca vaticana; per rivendicare, infine, la linea della trasparenza che sta a cuore allo Ior e alla Santa Sede. Dieci righe al vetriolo che mettono a dura prova la pazienza del Vaticano:
«La Santa Sede ha appreso con sorpresa e preoccupazione le recenti vicende in cui è stato coinvolto il professor Gotti Tedeschi».Erano piombati a Milano e a Piacenza i carabinieri del Noe, mandati dalla Procura di Napoli, per sequestrare i documenti a casa e negli uffici del professore Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior. Questo accadeva martedì. Poi i pm napoletani Woodcock e Piscitelli avevano iniziato a interrogare il professore e il giorno dopo erano arrivati a Milano anche il procuratore di Roma e il suo aggiunto, Pignatone e Rossi.
Il comunicato della Sala stampa aggiunge: «La Santa sede ripone nell'autorità giudiziaria italiana la massima fiducia che le prerogative sovrane riconosciute alla Santa Sede dall'ordinamento internazionale siano adeguatamente vagliate e rispettate».
Il Vaticano vive la perquisizione e il sequestro delle carte Ior come un vulnus da sanare al più presto. Come se Napoli e Roma dovessero restituire ad horas quelle carte che attengono a uno Stato sovrano estero, il Vaticano appunto.
Che la tensione sia alta, lo dimostra anche il «caso» Trapani. Alla Santa Sede è arrivata una richiesta di rogatoria internazionale su un nominativo di un sacerdote siciliano, don Ninni Treppiedi, indagato - insieme ad altre 13 persone - per distrazione, vendita di beni ecclesiastici e anche calunnia e diffamazione contro il vescovo della città, Miccichè, che però è stato defenestrato per non essersi accorto dell'attività di don Ninni. Il timore è che dietro quei conti vi sia il boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro. Un timore raccolto nelle Sacre Stanze. Ma a quella rogatoria, il Vaticano non darà seguito. Non risponderà.
Nello stesso tempo, la Santa Sede pretende il rispetto della magistratura italiana nei confronti delle «cose vaticane». Ma la Procura di Roma lascia filtrare la notizia che il Valutario della Guardia di finanza ha avuto la delega per approfondire i temi sollevati dal memoriale e dagli allegati sequestrati al professor Gotti Tedeschi.
«Tutto è iniziato quando ho chiesto di vedere i conti laici... sono entrato così nel loro mirino... la mia posizione si è indebolita... Chi si contrapponeva? Il direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani, e Marco Simeon (segretario generale della Fondazione per i beni artistici della Chiesa, ndr). Gli elenchi dei conti laici? Non posso aiutarvi, non avrei potuto averli...».
Scampoli di dichiarazioni dell'ex numero uno della banca vaticana ai pm napoletani Piscitelli e Woodcock e al procuratore e all'aggiunto di Roma, Pignatone e Rossi. La rappresentazione che dà di sé l'ex numero uno dello Ior è esattamente questa: «Io sono stato fatto fuori - esplicita agli inquirenti - e temo per la mia vita perché volevo la trasparenza». Lui, insomma, vittima sacrificale. Lui don Chisciotte e gli altri?
E' decisa la replica del Vaticano, che difende a spada tratta i Cipriani e Simeon chiamati in causa dal professore: «La Santa Sede conferma la sua piena fiducia nelle persone che dedicano la loro opera con impegno e professionalità all' Istituto per le Opere di Religione e sta esaminando con la massima cura l'eventuale lesività delle circostanze, nei confronti dei diritti propri e dei suoi organi». Chiedeva trasparenza e voleva gli elenchi dei «clienti» laici, Gotti Tedeschi. Tra i porporati che contano non si fa mistero di temere che in questi mesi Gotti Tedeschi si sia fatto sue liste di «proscrizione», insomma elenchi di possibili titolari di conti corrente. Di politici, personalità istituzionali, autorità finanziarie e bancarie ma anche di Stati che compaiono nelle «black list». Ma contro questa idea che il professore è stato licenziato perché voleva la trasparenza, la Santa Sede replica con furore che lui è stato sfiduciato per «motivi oggettivi attinenti alla governance dell'Istituto e non determinata da una presunta opposizione alla linea della trasparenza che sta a cuore» allo Ior e al Vaticano.
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/ior-15860/
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