venerdì 9 settembre 2011

VENTI SECOLI DI PAPATO: QUALCHE STORIA MACABRA E DI SESSO

Lucrezia Borgia
Senza eccezioni a tutti è ben nota la storia del Borgia, sia pure a grandi linee, che viene considerato come l' unica mela bacata del gruppo. Ma così non sembra essere.
I "Conti" (di Tuscolo), famiglia dei colli albani, discendenti di Alberico di Tuscolo, che diedero al papato ben sette papi (tra papi ed antipapi), contribuirono piacevolmente a trasformare la città eterna nella "Roma Deplorabilis" , contro la quale si scagliò Lutero.
Se si esamina la lista dei papi dopo l' 880 si scopre quanto segue: nei seguenti centocinquant'anni si succedettero 35 papi, regnanti circa quattro anni ciascuno. Anche nelle epoche precedenti esiste, più o meno, lo stesso ritmo e viene spiegato con il fatto che i papi erano normalmente scelti perché vecchi e/o infermi. Ma nel nono e decimo secolo molti dei papi eletti erano sulla trentina, molti erano ventenni.Qualcuno di essi durò due settimane, qualcuno un mese o tre mesi. Sei di essi vennero detronizzati ed un buon numero assassinati. Risulta quasi impossibile stabilire con precisione il reale numero dei papi o degli antipapi, anche perché non erano ben chiari i meccanismi "legali" di nomina o di scelta.
Quando un papa spariva nessuno poteva essere certo di cosa gli era successo. Poteva essere dappertutto e poteva essergli capitata qualsiasi cosa: assassinato, in un bordello, percosso e menomato come Stefano VIII, cui nel 930 tagliarono orecchie e naso, e che non mostrò più in pubblico la sua faccia. Poteva essere scappato con l'intero tesoro di S.Pietro, come Benedetto V nel 964, fuggito a Costantinopoli dopo aver disonorato una ragazzina e riapparso, dopo aver sperperato tutto, alcuni anni dopo provocando ulteriori tumulti.
Lo storico Gerberto definì allora Benedetto "il più iniquo di tutti i mostri di empietà", ma il suo giudizio era quantomeno prematuro perché,subito dopo, il Pontefice venne sgozzato, probabilmente da un marito geloso. Il suo cadavere, accoltellato decine di volte, venne trascinato a lungo per le strade prima di essere sbattuto in una fogna.

Un papa, Stefano VI, era completamente matto. Esumò un suo predecessore corso, Papa Formoso (891-6) ben oltre nove mesi dopo la morte ed in quello che venne chiamato Il "Sinodo Cadaverico" vestì il putrefatto e puzzolente cadavere di Formoso in abiti papali, lo sistemò sul trono e lo interrogò personalmente. L'accusa era di essere diventato papa senza averne il diritto; per la precisione, dato che era vescovo di un altra località non avrebbe potuto essere eletto in Roma. Secondo Stefano la cosa aveva invalidato tutti i suoi atti da pontefice e quindi anche le ordinazioni canoniche.


Giudicato colpevole il cadavere venne condannato come "antipapa", venne spogliato, subì l'amputazione di due dita (quelle con le quali impartiva la sua falsa benedizione) e buttato nel Tevere. La carcassa venne in seguito recuperata da alcuni ammiratori e/o seguaci che gli diedero una quieta sepoltura. Molto dopo il cadavere fu riportato nella sua tomba in San Pietro. Il pazzo Stefano morì strangolato, ma non si bene da chi.

I Papi uccisero e vennero uccisi, storpiarono e furono storpiati. Condussero vite che non avevano nulla in comune, almeno per quello che ci viene insegnato adesso, con il vecchio ed il nuovo testamento. Sembrano essere stati più che altro una specie particolare di hooligans.

Proprio in quest'epoca vive ed opera Marozia dei Teofilatti, figlia di Teodora, l'amante di Papa Giovanni X (914-29), con il quale ebbe anche un'altra figlia. Queste due donne (Marozia e Teodora) in meno di dieci anni crearono e disttrussero a piacere almeno otto papi.


Gibbons suggerisce che da loro sia nata la leggenda della Papessa Giovanna, nella quale si credette per secoli, fino alla Riforma, e che racconta come essa sia morta in completo abito pontificale, dando alla luce un figlio, sulla strada che va dal Colosseo alla chiesa di San Clemente.

Voci popolari sostenevano che la sedia papale con un buco sul sedile servisse per permettere un esame ginecologico al fine di impedire che un'altra papessa salisse sul trono papale. I controlli erano accompagnati da preghiere latine. Di fatto questi rituali risultano integralmente descritti i diversi documenti medioevali.

D'altronde non era necessario essere cardinale o prete per diventare papa. Adriano V, un buon papa, non era mai stato ordinato vescovo o prete.

Ma torniamo a Marozia, origine probabile della leggenda della Papessa Giovanna. La sua entrata nella storia la fa unendosi con Sergio III (904-11), che aveva fatto fuori sia Leone V (papa per un mesetto) sia il suo usurpatore, il Cardinal Cristoforo.

Sergio III aveva cominciato la sua carriera pontificale riesumando anche lui papa Formoso, allora morto da appena dieci anni, e condannandolo per eresia , come il già citato Stefano VI.


La differenza era che Sergio era stato direttamente "ordinato" da papa Formoso ed , a sensi di logica, avrebbe dovuto considerare anche se stesso altamente irregolare. Anche lui asportò delle dita a Formoso ed anche lui lo gettò nel Tevere, dopo averlo per buona misura decapitato. Ma Formoso doveva avere delle particolari qualità anche da morto, perché il suo cadavere senza testa venne trovato nella rete da un pescatore ed una volta ancora (la prima di due) riportato in S.Pietro.

Quando Marozia divenne la donna di Sergio aveva 15 anni e lui ne aveva 45. Da lui ebbe un figlio alla cui carriera si dedicò con passione. Bellissima figlia di un senatore di Roma, venne sedotta dal Papa nel palazzo Laterano. Sua madre Teodora, aveva già messo mano ad alcune nomine papali, portando il suo amante, orginariamente vescovo di Bologna, all'Arcivescovado di Ravenna e poi al Papato con il nome di Giovanni X. Marozia aveva allora 22 anni e suo figlio , il figlio di Sergio, era troppo giovane per avere aspirazioni. Papa Giovanni convinse, prudentemente, Marozia a sposare il conte Alberico, che in seguito rimase ucciso nel tentativo di impadronirsi del potere. Il Papa costrinse allora Marozia a prendersi cura del cadavere mutilato del marito, ma Marozia (che sulla vendetta doveva sapere quasi tutto), al momento della morte della madre Teodora (92, fece strangolare o soffocare il pontefice, levandoselo dai piedi.

Dopo due papi pupazzi, che durarono giusto il tempo voluto da Marozia, essa elevò al pontificato suo figlio con il nome di Giovanni XI.

Disporre di un figlio papa costituì una vera fortuna per Marozia, perchè da lui ricevette la dispensa necessaria per sposare il suo fratellastro, Ugo di Provenza, dopo averne fatto uccidere la moglie legale. ll matrimonio fu celebrato personalmente e con grande sfarzo dal Papa (e figlio) nella primavera del 932.

Poi tutto andò a puttane. Il secondogenito di Marozia, Alberico II° il giovane, con un colpo di mano si impadronì del potere in Roma, depose ed imprigionò il fratellastro, papa Giovanni XI, fino alla sua morte, e , cosa ancora più spiacevole, imprigionò per sicurezza anche la sua pericolosa madre nel terribile Mausoleo di Adriano (che sarebbe poi diventato il famoso Castel Sant'Angelo) .

Sessantenne e prigioniera, nel 955, Marozia venne a sapere che il suo pronipote Ottaviano, figlio di suo figlio Alberico (morto nel 954/5), era diventato papa con il nome di Giovanni XII nell'inverno del 955, inaugurando anche la moda di cambiare nome al momento dell'elezione a papa.

Giovanni XII , diventato papa a circa sedici anni, fu un papa così terrificante che si raccontava in giro lui avesse inventato peccati sino ad allora sconosciuti, compreso l'andare a letto con la propria madre e le proprie sorelle.

Nel palazzo Laterano manteneva un harem perenne. Si giocava le offerte dei pellegrini ed aveva una scuderia di duemila cavalli che nutriva a mandorle e fichi conditi nel vino.

Il turismo (allora fonte di grandi guadagni e formato essenzialmente da pellegrini) subì un crollo verticale e persino le donne venivano prudentemente avvisate di non avvicinarsi al papa, che era sempre in tiro ed in cerca di carne fresca. Insomma fece scoppiare un tale casino che , temendo per la sua vita fu costretto a rifugiarsi a Tivoli.

Avvisato della faccenda Otto di Sassonia (incoronato imperatore nel 961), preoccupato per gli affari dell'impero, impose al giovanotto di ritornare subito a Roma a fare il suo dovere.

Il vescovo di Cremona, in un sinodo appositamente convocato, ci lasciò un preciso elenco delle accuse portate al papa: il papa diceva messa senza comunione; ordinava i diaconi nelle stalle; faceva pagare le nomine religiose (simonia); faceva sesso con un lungo elenco di signore, compresa l'amante di suo padre e sua nipote; aveva accecato il suo consigliere spirituale e castrato un cardinale , provocandone la morte.

Otto scrisse al papa una lettera che rappresenta, per l'epoca, una vera curiosità: Tutti quanti, religiosi e laici, accusano Voi, Santità, di omicidio, spergiuro, sacrilegio, incesto con le vostre parenti, comprese due vostre sorelle, e di aver invocato, come un pagano, Giove, Venere ed altri demoni.


Giovanni rispose dettando una lettera (non aveva grande familiarità con le lettere) nella quale avvisava i vescovi che, se loro lo spodestavano, li avrebbe scomunicati tutti, impedendo Loro di impartire sacramenti, etc.etc., poi saltò a cavallo e se ne andò a caccia.

Ritornato Otto in Sassonia (si era stufato di attendere i comodi del pontefice, peraltro sino ad allora stabilmente richiuso a Tivoli), Papa Giovanni rientrò, con un armata fornitagli dai parenti, in Roma e si riprese il pontificato. A Roma procedette subito a far storpiare o uccidere tutti coloro che avevano contribuito al suo breve esilio.

Morì ad appena 24 anni, ucciso da un marito geloso che lo aveva colto sul fatto con sua moglie ("in flagrante delicto"). I Romani, sempre spiritosi, dissero che almeno era stato fortunato a morire in un letto, anche se si trattava del letto di qualcun altro.

Bellarmino (il cardinale) disse di lui "Fuerit fieri omnium deterrimus" (il peggiore di tutti (i papi)).



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Altri affari che seguirono

Con il mostruoso Giovanni XII fuori gioco i Romani scelsero come successore Benedetto V (a quell'epoca erano popolo e clero a fare la scelta del papa).

Otto (Ottone di Germania) però s'incazzò moltissimo. "Nessuno può essere papa senza il consenso dell'imperatore" disse "questo è come è sempre stato."

La sua scelta cadde su tale Leone VIII.

Il cardinal Baronio, nella sua storia della Chiesa, sostiene che il vero papa era Benedetto e che Leone non era altro che un antipapa, ma quello che è certo è che Benedetto si prostrò alle ginocchia di Leone, strappandosi di dosso le insegne del papato e spergiurando che Leone era il vero successore di Pietro.

Non è ben chiaro se una genuina asserzione di un papa che dichiara che lui non è il papa costituisca un'esercizio di infallibilità, ma le cose erano di certo assai confuse dal punto di vista della verità religiosa.

Morti sia Benedetto sia Leone, Otto (Ottone) mise sul trono papale Giovanni XIII. La scelta non sembrò essere buonissima, perché i Romani gli fecero fare le valigie in quattro e quattr'otto. Ottone, di nuovo incazzato, lo riportò, accompagnato dall'esercito, a Roma, però solo per rendersi conto che i Romani non avevano tutti i torti.

Il nuovo papa era di mostruosa crudeltà. Secondo quanto raccontato da Liutprando faceva strappare via gli occhi ai suoi avversari e passare a fil di spada chiunque lo guardasse storto (da ricordare la condanna a morte nel 965 di 24 "ribelli" romani che gli si erano opposti).

A Giovanni XIII seguì Benedetto VII, morto anche lui poco dopo per mano di un marito geloso.

Nelle cronache sincere del Cardinal Baronio si notano frequenti tracce di imbarazzo relative a questo periodo. Riferendosi a questi papi li chiama "non apostolicos sed apostaticos" e ancora "sullo scanno di Pietro siedono non uomini ma mostri con l'aspetto di uomini.....vanagloriose Messaline piene di brame carnali ed esperte in ogni forma di orrore governano Roma e prostituiscono lo Scanno di San Pietro per i loro favoriti o le loro puttane" .

Tenendo conto di quanto stabilirà in futuro il Concilio Vaticano I, le sue conclusioni sono stupefacenti: "La principale lezione di questi tempi è che la Chiesa può andare avanti benissimo senza i papi. Ciò che è vitale per la Chiesa non è il papa ma Gesù Cristo. Gesù è il capo della Chiesa e non il papa." Se l'avesse sostenuto pochi secoli dopo, Baronio sarebbe stato condannato per eresia.

Ai nostri giorni il papa è il capo della Chiesa sulla terra, vicario di Cristo e su di lui si fonda tutto l'apparato, ma a quell'epoca sia Baronio sia i Romani avrebbero riso di questa interpretazione. La sola questione che li poteva incuriosire non era "Come può il papa salvare la Chiesa?" ma "Come può il papa salvare la sua anima?"

In tutto questo tempo Marozia era rimasta chiusa in prigione così, nel 986 papa Gregorio V, venticinquenne, e suo cugino l'imperatore Ottone III, quindicenne, decisero che la povera donna ne aveva avuto abbastanza. Mandarono un vescovo ad esorcizzarla e le tolsero la scomunica. Venne assolta di tutti i suoi peccati e quindi regolarmente giustiziata.


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Cinquant'anni dopo, nel 1032, morì Giovanni XIX, della casa di Tuscolo. Il Conte Alberico III pagò una fortuna per conservare il posto in famiglia e chi meglio di suo figlio Teofillatto poteva occuparlo. Sua Santità Benedetto IX aveva undici anni quando, secondo Raoul Glaber, monaco di Cluny, divenne papa nel 1032.


Ancora prima di aver compiuto quattordici anni questo pontefice aveva superato tutti i predecessori in stranezze e follie.

I commenti degli osservatori dell'epoca ne parlano come di un demone o di un mostro di immoralità.

Spesso fu costretto a lasciare Roma in fretta per tema di essere ammazzato. Nel 1033 un eclisse di sole sembrò ragione sufficiente per scacciarlo, ma l'imperatore Corrado lo rimise sul seggio. Durante una sua successiva assenza, nel 1036, i romani nominarono papa Silvestro III, ma dopo cinquanta giorni il papa-bambino venne rimesso sul trono dalla sua famiglia, persuadendo Silvestro a levarsi dalle scatole.

Per amore di una donna Benedetto decise di abdicare, lasciando il papato al suo padrino Giovanni Graziano,arciprete di San Giovanni alle Porte completamente illetterato, in cambio di 700 chili d'oro, nel 1045.

Giovanni Graziano era ormai Gregorio VI quando Benedetto, ora chiamato solo Teofilatto di Tuscolo, mollato dall'amata, decise di riprendersi il papato. Così , con Silvestro ancora in giro, in quel momento c'erano tre pretendenti alla carica di papa: Silvestro in San Pietro, Benedetto sui colli Albani e Gregorio in Laterano.

Intervenne allora Enrico di Germania, convocando un sinodo a Sutria. Dietro sue istruzioni Silvestro venne giudicato un impostore, condannato allo stato laico ed a trascorrere il resto della vita in un eremo. Benedetto aveva rinunciato al suo incarico e doveva essere considerato fuori gioco, mentre a Gregorio VI° andarono molti ringraziamenti per aver liberato tutti da Silvestro e da Benedetto, ma , avendo peccato di simonia per acquistare il papato, doveva dare le dimissioni.


Così, saggiamente, nel 1046 Gregorio si adeguò al desiderio di Enrico (altrimenti ci avrebbe lasciato la pelle) e, con una pubblica confessione dei propri peccati, abdicò all'incarico papale.

Enrico nominò subito papa un certo Clemente II, dal quale si fece subito incoronare imperatore e se ne tornò in Germanio con Gregorio VI, per impedirgli di rompere ulteriormente le balle in futuro.

Quando poco dopo Clemente II morì, con anche Gregorio deceduto in Germania, Benedetto cercò di occupare di nuovo l'"incarico", ma Enrico ordinò al Conte Bonifacio di Tuscolo di farlo restare al suo posto.

Damaso II, altro successore nominato da Enrico, spirò in breve tempo, forse avvelenato da Benedetto, che però rinunciò definitivamente ad ulteriori pretese, ritirandosi nel Monastero di Grotta Ferrata, dove spirò "nella grazia di Dio".

Insomma, nel complesso, Benedetto IX diventò papa tre volte: dal 1032 al 1034 la prima, nel 1045 la seconda e dal 1047 al 1048 la terza.

Non male per un papa bambino.

Tratto da: www.capurromrc.it
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