Alessandro Speciale - Città del Vaticano.
La più grande associazione di vittime di pedofilia da parte di membri della Chiesa cattolica ha chiesto alla Corte Penale Internazionale (Cpi) di processare papa Benedetto XVI e i vertici della Curia romana per “crimini contro l'umanità”.
Snap – il Survivors Netword of those Abused by Priests – ha presentato alla Corte dell'Aia una documentazione di 80 pagine (e 20mila documenti allegati) per dimostrare che il Vaticano avrebbe “tollerato e reso possibile la copertura sistematica e diffusa di stupri e crimini sessuali contro i bambini in tutto il mondo”.
Snap, insieme alla Ong statunitense Center for Constitutional Rights, chiede alla Cpi una “dichiarazione di competenza giurisdizionale”: in pratica, la Corte dovrebbe dichiararsi competente alla luce delle prove che “le azioni legali condotte a livello nazionale non sono state sufficienti a impedire che gli abusi contro i minori continuassero”.
Spetta ora il procuratore generale della Cpi, Louis Moreno-Ocampo, decidere se accogliere o meno il ricorso. La speranza di Snap è che la Corte dell'Aja decida quanto meno di aprire un'indagine preliminare per verificare se il caso rientra sotto la sua giurisdizione.
La Corte penale internazionale, organismo indipendente dall'Onu, è operativa dal luglio del 2002 e, in base al suo trattato costitutivo, viene chiamata a giudicare i presunti responsabili di crimini contro l'umanità e i genocidi. Può agire nel caso in cui il sistema penale di un Paese risulti incapace di affrontare un caso oppure su mandato del Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vertro, come è avvenuto nel caso di Muammar Gheddafi e della leadership del regime libico.
La Santa Sede non è tra i 117 Paesi che hanno firmato il trattato di Roma che ha dato vita alla Corte.
Oltre a papa Benedetto XVI, citato anche per il suo incarico precedente di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, le vittime di abusi puntano il dito nel loro ricorso anche contro il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, il suo predecessore, il cardinale Angelo Sodano, e l'attuale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale William Levada.
La Santa Sede per ora ha rifiutato di commentare l'iniziativa ma da Monaco di Baviera, dove partecipa al meeting interreligioso per la pace indetto dalla Comunità di Sant'Egidio, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha bollato il ricorso come “il solito tentativo anti-cattolico che tende in qualche maniera ad offuscare un'immagine che, dal punto di vista umano, è quanto di più prestigioso abbiamo nella nostra società".
A presentare il caso, oltre a Snap, ci sono anche cinque vittime singole le cui storie, secondo un comunicato stampa dell'organizzazione, mostrano la “portata globale” della crisi degli abusi. Tra questi ci sono un adolescente del Minnesota che sarebbe stato “stuprato” a più riprese da un prete indiano a partire dal 2004 e un congolese di 44 anni che avrebbe subito abusi da parte di un missionario belga quando aveva tra i 12 e i 16 anni di età.
In entrambi i casi, la Santa Sede non avrebbe offerto collaborazione con le indagini internazionali e i due sacerdoti sarebbero ancora oggi a contatto con minori per il loro ministero.
“Oggi abbiamo presa questa iniziativa storica – ha dichiarato il presidente di Snap, Barbara Blaine – per una ragione molto semplice: proteggere bambini innocenti e adulti vulnerabili. In tutto il mondo, crediamo ci siano centinaia di bambini e bambini vittime di violenze da parte di preti, suore, vescovi e seminaristi cattolici. Una violenza diffusa che viene sistematicamente occultata, come accade da decenni, dai loro capi e da una gerarchia insensibile, reticente, rigida e potente”.
I rappresentanti statunitensi e europei di Snap hanno lanciato per i prossimi giorni un tour europeo a sostegno della loro iniziativa che li porterà a toccare le principali capitali del Continente. Saranno a Roma il prossimo 20 settembre.
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