Riprendo la notizia dal sito dell' UAAR:
Una diciassettenne lesbica che frequentava una scuola superiore della provincia di Ravenna ha reso noto un episodio di omofobia a sfondo religioso. La ragazza sostiene infatti di aver avuto una discussione con la sua insegnante di religione in classe, come riporta il sito Ravenna e Dintorni. L’ insegnante avrebbe definito l’ omosessualità una “malattia” e detto che i gay “finiscono all'inferno”, proprio dopo aver saputo che la ragazza era lesbica. La studentessa ha quindi abbandonato quell'istituto prima di finire l’anno scolastico.
Dal canto suo la maestra nega di aver usato il termine “malattia”. Ma ha ammesso di aver detto che l’ omosessualità deriva da disturbi di natura psichica e di relazione,proprio rifacendosi ad un libro di Luca Di Tolve (ex omosessuale che si definisce ‘guarito’ grazie ad un percorso religioso, come da Ultimissima del 26 febbraio 2007).
Ricapitolo.
Sulla base di testi scritti venti secoli fa (all'epoca in cui era normale avere schiavi e morale considerare le donne esseri inferiori, per intenderci), l'organizzazione più influente in Italia - che ha il potere di indottrinare i bambini italiani dalla scuola dell'infanzia alle superiori e che detta l'agenda politica nazionale - sostiene che gli omosessuali sono persone con disordini mentali il cui comportamento non è mai accettabile.
La conseguenza peggiore di questo atteggiamento repressivo e oscurantista è il dramma psicologico vissuto dagli omosessuali cattolici, ai quali viene detto che ciò che sono è sbagliato, che i loro sentimenti e le loro pulsioni sono malate. L'alternativa cui sono posti di fronte è quella tra il sopprimere questa parte del loro sé o patire una sofferenza indescrivibile in eterno.
Trovo abominevole questa situazione, e credo che ogni cattolico razionale dovrebbe farsi un serio esame di coscienza e capire se vuole essere complice di questi misfatti o ribellarsi ad essi.
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