Un po' di storia
In genere, le repressioni e persecuzioni citate vengono giustificate asserendo che "erano altri tempi e che ora la chiesa cattolica è profondamente cambiata".
Tuttavia ci domandiamo perplessi: la chiesa Romana che produsse quelle azioni, non fu forse guidata da papi "infallibili" proprio come oggi? A tale domanda Giovanni Paolo II risponde affermativamente. Nell'introduzione al Nuovo Catechismo si legge che la chiesa Romana custodisce "in ogni tempo" il deposito della fede. Diamo uno sguardo alla Storia per averne conferma.
Il Dictatus Papae di Gregorio VII (1075) e più tardi la bolla Unam Sanctam di Bonifacio VIII (18-11-1302) asserivano l'autorità assoluta del papa, la sua santità e l'impossibilità per chiunque a criticarne l'operato. È singolare che tale custodia, tale santità, tale infallibilità, siano state esercitate scoraggiando e proibendo la lettura del testo biblico.
Persecuzioni
Un primo atto ufficiale contro la lettura biblica risale al secolo XIII. Il Concilio di Tolosa (1229), d'accordo con papa Gregorio IX, decretò nel canone 14 la proibizione per i laici di possedere copia della Bibbia. Nel 1234 il Concilio di Tarragona ordinò che tutte le versioni della Bibbia nelle lingue parlate venissero, entro 8 giorni, consegnate ai vescovi per essere bruciate!
Divieti simili furono emanati in tutta Europa da vescovi e da Concili provinciali fino al XVI secolo. Un'attività intensissima si ebbe soprattutto tra il XVI e XVII secolo, volta a frenare la diffusione della riforma protestante in Europa. La nuova Inquisizione romana, istituita da papa Paolo III con la bolla “Licet ab initio” del 1542, aveva tra i suoi compiti anche quello di controllare la produzione, la vendita e la diffusione degli stampati. Il primo Indice dei libri proibiti fu compilato nel dicembre del 1558 sotto il pontificato di Paolo IV. Vi erano elencate, tra l'altro, 45 edizioni proibite della Bibbia e del Nuovo Testamento e i nomi di 61 stampatori responsabili della pubblicazione di libri eretici.
Persino il Concilio di Trento, pur non pronunciandosi apertamente sulla lettura della Bibbia, compose un catalogo di libri di cui veniva proibita la lettura (sess. 18, 26-2-1562). Un paio di anni più tardi, il 24 marzo 1564, quel catalogo fu pubblicato in una bolla papale (Index librorum prohibitorum). Questo documento introduceva dieci Regole, la quarta delle quali proibiva la lettura della Bibbia in lingua volgare, se non dietro particolare licenza del vescovo.
Gregorio XV, nel 1622, eliminò anche questa remota possibilità revocando tutte le licenze concesse dai suoi predecessori. Nel 1631, Urbano VII ingiunse di nuovo a tutti i possessori di copie della Bibbia di consegnarle alle autorità per bruciarle, pena la denuncia alla "santa" Inquisizione. Più recentemente, Pio VII (1820) condannò con decreto la traduzione italiana della Bibbia, ivi inclusa quella di mons. Antonio Martini (1776), arcivescovo di Firenze. E la Bibbia fu nuovamente posta all'indice dei libri proibiti!
Oggi, a 30 anni dal Concilio Vaticano II, ci pensano degli editori a consentire la distribuzione della Bibbia. Un'apertura che appare tardiva e che rimane macchiata del sangue di molti cui la chiesa Cattolica Romana ha chiuso per secoli il testo biblico. Di quel sangue non s'è mai chiesto perdono.
Ci auguriamo che reclamizzare oggi la Bibbia come un bel romanzo affascinante non serva ad addolcirne il messaggio, e che la voglia di leggerla non passi con la rapidità di un consiglio per l'acquisto.
1) Nota: Fino ai primi del '900 diversi papi si sono espressi contro la diffusione della Bibbia. Nel 1849, inoltre, la prima iniziativa di papa Pio IX una volta ripreso il potere fu di bruciare tutte le copie "evangeliche" del Nuovo Testamento (versione Diodati) introdotte in Roma. Ancora negli anni '30 dello scorso secolo furono frequenti i roghi di Bibbie evangeliche.
Tratto da: Cammino Cristiano
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