oltre 43 miliardi nel 2000, con un incremento di 2 miliardi rispetto al ’99. A questa «onda oblativa», come l’ha definita il cardinale Sergio Sebastiani, ministro delle Finanze e del Bilancio della Santa Sede, che ha presentato ieri i risultati, si è aggiunta una «massa oblativa» di 78,5 miliardi venuta dagli ordini religiosi e dalle tasche di facoltosi o semplici fedeli tutti rigorosamente anonimi. Nell’entusiasmo per i risultati il cardinale Sebastiani si è lasciato sfuggire forse una parola di troppo. Sollecitato da una giornalista americana ha affermato che anche il Papa ha il suo bravo stipendio. «È normale. Anche il Capo dello Stato italiano prende uno stipendio. Che c’è di strano? Ma non so a quanto ammonti né come è regolato». Il Pontefice dispone di un conto allo Ior, la Banca del Vaticano, che lo alimenta con un’offerta annuale a chiusura dei suoi bilanci. Molte offerte gli giungono da privati. Gli vengono poi devolute le somme raccolte in varie collette istituzionalizzate da anni, se non da secoli, come «l’Obolo di San Pietro» raccolto in tutte le chiese del mondo il 29 giugno per la festa dell’Apostolo. In occasione del Giubileo anche l’Obolo ha subìto un incremento record, raggiungendo la cifra di 133,3 miliardi di lire. Ma non si pensava fino a oggi a un vero e proprio stipendio del Capo della Chiesa, che è anche il monarca assoluto della Città del Vaticano, perché in realtà si riteneva che la Prefettura per gli Affari Economici si limitasse a fornire le somme necessarie alla vita di quella piccola e, in realtà, molto semplice comunità nella quale vive il Pontefice al terzo piano del palazzo apostolico. Forse il solo stipendio lo riceve l’aiutante di camera Angelo Gugel. Modesti certamente i compensi destinati alle cinque religiose polacche che assistono Papa Wojtyla, mentre i due segretari sono prelati in forza alla Prefettura della Casa pontificia e alla Segreteria di Stato. Lo stipendio cardinalizio oggi ammonta a 4 milioni e mezzo di lire, il più alto della Curia romana; il più basso non supera i 2 milioni. I vantaggi? Niente tasse, benzina a prezzo stracciato e accesso al mercato annonario. Come ciliegina sulla torta del bilancio dell’anno giubilare, il cardinale Sebastiani ha infine confermato che sull’Euro il Vaticano l’ha spuntata sulle resistenze, soprattutto francese, benché non sia membro della Comunità Europea. Grazie alla sua convenzione con l’Italia, rinegoziata su quella lateranense del 1929, potrà contare su una sua piccola quantità di euro coniata dalla Zecca italiana con l’effige di Giovanni Paolo II.
http://ilmondoblog.myblog.it/archive/2011/03/25/lo-stipendio-del-papa.html
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