(GIOVANNI 8:58)
Il tetragramma biblico o tetragràmmaton è la sequenza delle quattro (τέτρα, tetra in greco) lettere (γράμματα, gràmmata in greco) ebraiche יהוה (yod, he, waw, he) che compongono il nome proprio del dio descritto nella Tanach.
In passato era largamente attestata la traslitterazione JHWH.In epoca contemporanea invece, la traslitterazione più diffusa è YHWH, dato che il valore consonantico e fonetico che la lettera J possiede in diverse lingue neolatine e inglese (come in jeans) non corrisponde alla yod ebraica.Gli Ebrei considerano dall'antichità il tetragramma troppo sacro per essere pronunciato.
Nel Nuovo Testamento, scritto in greco, il tetragramma non compare mai, neppure nelle citazioni dell'Antico Testamento.Compaiono i corrispondenti termini greci per dio, signore o padre.
TUTTAVIA SI DICE CHE IL NOME EBRAICO DI GESU' NELLA SUA FUNZIONE DI SALVATORE:
YESHUA - YEHOSHUA: COLUI CHE SALVA
RIPORTA IL TETAGRAMMA DI YHWH.
ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO
L'interpretazione del tetragramma si basa su un passo del Libro dell'Esodo (3,14):in tale versetto esso è solitamente tradotto in italiano con "IO SONO".
La frase completa è tradotta: "io sono ciò che sono", "io sono colui che è", "io sono colui che sono" o ancora "io sono io-sono".
ANALOGIA CON LA FRASE MENZIONATA NEL VANGELO DI GIOVANNI:
"Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".
Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".
(GIOVANNI 8:57-58)
La Jewish encyclopedia riporta:« è possibile determinare con un buon grado di certezza la pronuncia storica del Tetragramma, e il risultato è in accordo con l'affermazione contenuta in Esodo 3:14, nel quale la radice verbale si rivela come "Io sarò", una frase che è immediatamente preceduta dall'affermazione completa "Io sarò ciò che sarò", oppure, come nelle versioni in italiano (o in inglese) "Io sono" e "Io sono colui che è l'essere". Il nome deriva dalla radice del verbo essere, ed è visto come un imperfetto. Questo punto è decisivo per la pronuncia poiché l'etimologia è basata in questo caso sulla parola nota. Gli esegeti più antichi, come Onkelos, i Targumin di Gerusalemme e lo pseudo-Gionata considerano Ehyeh e Ehyeh asher Ehyeh come il nome della Divinità, e accettano l'etimologia di hayah: "essere" »
Il versetto potrebbe anche significare "io mostrerò d'essere ciò che mostrerò d'essere" oppure "Io sono l'essenza dell'essere"; il nome per indicare che Dio può manifestarsi nel tempo come tutto ciò che desidera e che attualmente è fuori del tempo.
Con ciò YHWH dice a Mosè di essere colui che è sempre presente a favore del suo popolo.
BIBBIE CATTOLICHE
Nella maggior parte delle versioni moderne delle bibbie cattoliche e in tutte quelle utilizzate pubblicamente nelle chiese, il nome ineffabile (secondo la definizione dei padri della Chiesa), quando presente nell'Antico Testamento, viene reso con "Signore", adottando l'uso del Nuovo Testamento in cui il tetragramma non è mai presente e dove, nelle citazioni della bibbia ebraica, si usa il greco Kyrios (SIGNORE).
Questo uso è attestato anche nella maggior parte dei manoscritti della bibbia in greco, detta Septuaginta, e nella vocalizzazione del tetragramma del testo masoretico.
Anche nella versione latina precedentemente in uso nella Chiesa occidentale (la Vulgata) il termine è reso con Dominus, cioè Signore.
La presunta vocalizzazione del tetragramma non compare mai nel testo ufficiale della Bibbia utilizzato per la liturgia pubblica in italiano.
La maggioranza degli esegeti cattolici contemporanei propende per una vocalizzazione del tetragramma con le vocali "a" ed "e" , e talvolta questa forma può apparire, oltre che nei testi di critica biblica, anche nelle note e nelle introduzioni o, più raramente (una o due volte) nel testo dell'Antico Testamento, quando si tratta di evitare ambiguità per la presenza vicina di altri nomi divini.
È presente più spesso in alcune versioni letterali degli anni sessanta a indirizzo storico critico, allo scopo di evidenziare le diverse tradizioni presenti nella formazione del testo. In traduzioni degli ultimi anni è citato il tetragramma in caratteri latini (JHWH) senza alcuna vocalizzazione.
Non compare mai nel Nuovo Testamento non essendo presente in nessuno dei manoscritti antichi da cui vengono fatte le traduzioni.
Nel 2008 è stata pubblicata da parte della Congregazione per il culto divino la seguente direttiva sull'uso del tetragramma nella Chiesa cattolica:
« La traduzione greca dell'Antico Testamento, la cosiddetta Septuaginta, che risale agli ultimi secoli precedenti l'era cristiana, ha reso regolarmente il tetragramma ebraico con la parola greca Kyrios, che significa Signore. Siccome il testo della Septuaginta ha costituito la Bibbia della prima generazione di cristiani di lingua greca, e in questa lingua furono anche scritti tutti i libri del Nuovo Testamento, anche questi cristiani sin dal principio evitarono la pronuncia del tetragramma sacro.
Qualcosa di simile avvenne con i cristiani di lingua latina, la cui letteratura cominciò ad emergere a partire dal secondo secolo, come attestano prima la Vetus Latina e, in seguito, la Vulgata di san Girolamo.
Anche in queste traduzioni il tetragramma venne sempre reso con la parola latina Dominus, che corrispondere sia all'ebraico Adonai e al greco Kyrios (....) Pertanto astenersi dalla pronuncia del tetragramma del nome di Dio da parte della chiesa è giustificato.
Oltre ai motivi di correttezza filologica si tratta anche di rimanere fedeli alla tradizione della chiesa poiché fin dalle origini il tetragramma sacro non è mai stato pronunciato in un contesto cristiano e neppure mai tradotto in nessuna delle lingue in cui la Bibbia è stata tradotta.
TESTIMONI DI GEOVA
I testimoni di Geova usano la forma Geova, una delle forme moderne di vocalizzazione del sacro tetragramma biblico YHWH usato dagli ebrei antichi, la cui esatta pronuncia è andata persa nei secoli.
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