mercoledì 4 maggio 2011
FEDE CONTRO SCIENZA: RITORNIAMO ALLA STORIA
Eravamo rimasti alla riscoperta della cultura greca ed ellenista nel Rinascimento. Nel frattempo la Chiesa si era data da fare per organizzare varie crociate contro i musulmani di Terra Santa (ma non solo) che a partire dal 1095 durarono complessivamente circa 200 anni fino al 1291 quando i crociati vennero definitivamente sconfitti e cacciati da quelle terre. Si stimano tra i 2 ed i 4 milioni di morti in un mondo che era molto meno popolato di oggi. E, per non perdere l'abitudine alla ferocia, Papa Gregorio IX nel 1232 pubblicò la Bolla che formalizzava l' Inquisizione(3) (di questo crimine secolare vergognoso parlerò altrove) che in teoria doveva combattere l' eresia (Gli eretici non hanno diritti, possono essere torturati senza scrupoli o limiti. Essi devono essere messi a morte. [...] Meglio che muoiano un centinaio di innocenti piuttosto che sfugga un solo eretico)(4) che, dopo il massacro dei Catari e dei Valdesi, doveva operare sui superstiti della Crociata contro gli Albigesi nel Sud della Francia. Poiché sembrava poco nel 1252 Innocenzo IV, nella sua Bolla Ad Extirpanda, autorizzò ufficialmente una pratica già diffusa, la tortura. E l' amato San Tommaso (da tutta la Chiesa), fa bene intendere il perché di tanto amore. Nella sua Summa Theologiae (1265-1274) scriveva: Sebbene uccidere un uomo che rispetta la propria dignità sia cosa essenzialmente peccaminosa, uccidere un uomo che pecca può essere un bene, come uccidere una bestia: infatti un uomo cattivo, come insiste a dire il Filosofo, è peggiore e più nocivo dì una bestia" (II-II, q. 64, a. 2).
L'Inquisizione ebbe i suoi fasti in Spagna contro eretici, ebrei e musulmani nella Crociata chiamata Reconquista. Le cose qui furono molto ben organizzate e repressero con durezza ogni velleità non diciamo scientifica ma di qualunque pallido pensiero che non si accodasse con il volere della Chiesa (e la Spagna fu condannata da allora a non produrre Scienza, mai). Questa Inquisizione passò a Roma nel 1542 con Papa Paolo III (nella bolla In apostolici culminis scriverà di agire nei confronti di chiunque, inclusi i vescovi, con la massima severità al minimo sospetto. Con l'altra bolla Cupientes Iudaeos, sempre del 1542, gli ebrei furono costretti alla conversione pena la requisizione di tutti i beni. A quest'ultima ne seguirà un'altra nel 1581, Antiqua iudaeorum improbitas, con le stesse imposizioni). Il nemico questa volta era la Riforma Protestante di Lutero e Calvino che praticamente spezzò la Chiesa almeno in due tronconi. Quella Riforma che ebbe un valido aiuto nell'invenzione della Stampa che rese un poco più disponibile la Bicbbia alla lettura di più persone che prima la sentivano solo raccontata da gerarchi o fratacchioni. La Bibbia era sconvolgente se letta direttamente e la Chiesa infatti la proibiva con pochissimi permessi concessi solo a chi conosceva il latino e mai alle donne.
La Sacra Inquisizione creò subito l'Index librorum prohibitorum, contenente anche la Bibbia, perfezionando una pratica di intolleranza completa iniziata nel Primo Concilio di Nicea del 325 e proseguita con tenacia ammirevole di Concilio in Concilio fino alla data della creazione ufficiale nel 1542 del Sant'Uffizio da parte di Paolo III che nel 1564, subito dopo il Concilio di Trento, con Paolo IV, emanò il Primo Indice Tridentino (preceduto da molti altri, tra cui il Paolino, e seguito da molti altri ed accompagnato in altri luoghi da ancora altri). Dentro l'Indice vi erano tutti i più importanti pensatori dell'epoca e delle epoche precedenti e, poiché allora la scienza che conosciamo oggi non esisteva, si stroncava ogni possibilità di discussione filosofica con carattere prescientifico. Papa Giulio III, con la bolla Cum meditatio cordis, del 1550, revocò a tutti i cristiani (esclusi gli inquisitori) la lettura di testi eretici, anzi nello stesso anno fa organizzare il primo rogo di libri eretici a Roma, dove anche quelli ebraici vengono bruciati. Gli eretici più "pericolosi" erano ovviamente i luterani, i calvinisti e gli ugonotti. E torniamo alla riscoperta dei classici greci ed ellenisti che in un primo tempo aveva eccitato l'entusiasmo anche di uomini delle gerarchie. Nelle corti papali tra canti e balli si aveva il vezzo della citazione in un ambito di totale ignoranza, anche tra i gerarchi.
Lo stesso Papa Niccolò V fece Valla suo segretario. Si dilettava il Pontefice con questi colti umanisti che scavavano tra le cose antiche trovando pezzi interessanti e dilettevoli. In fondo le dispute del Valla o di altri umanisti come Ficino non avrebbero in alcun modo impedito l'accumulo di ricchezze, territori e potere. Ma questo 'scavare' portò pian piano alla costruzione di tante gallerie che presto fecero sprofondare il tranquillo terreno su cui ci si muoveva. L'afflusso sempre più massiccio delle opere dei classici greci rispetto ai ristrettissimi orizzonti del pensiero cristiano (Sant'Ambrogio, Sant'Agostino, San Gregorio Magno, ...), di quel poco che le opere di compilazione (Plinio, Boezio, Cassiodoro, Marziano, Capella, Calcidio, Macrobio, Beda, Isidoro di Siviglia, ...) avevano lasciato, apriva davvero un mondo nuovo che però si innestava in un albero senza radici. Le conoscenze messe insieme da un cristianesimo che aveva accordato monoteismo con politeismo ed idolatria (venerazione di "reliquie", pellegrinaggi, santi, certe credenze taumaturgiche, esorcismi, proibizioni di certi giorni, tradizioni pagane trasformate in rituali liturgici, ... Ed anche se mai ufficialmente ammesse, erano ampiamente tollerate le pratiche degli amuleti, degli oroscopi, delle premonizioni che sarebbero state dietro ad alcuni fatti naturali straordinari come eclissi, comete, cavallette, bruchi, nascite deformi), che aveva tentato una operazione di dignità con San Tommaso e la Scolastica vennero ad incontrarsi o meglio scontrarsi con altre conoscenze maturate in molti secoli di splendore intellettuale. Gli effetti furono dapprima piuttosto contraddittori e ci vollero due o tre secoli per riuscire a cogliere le cose importanti, ad isolarle dalle incrostazioni che avevano subìto passando attraverso il commento di pensatori cristiani e comunque di persone che non sapevano cosa fosse l'essere laici avendo sempre riferimenti di tipo metafisico o mistico. Ma qualcosa si iniziò a modificare: se prima ogni fatto naturale era semplicemente prodotto quotidiano della divinità, da un certo punto ci si iniziò a chiedere anche di cause naturali che producono fatti naturali.
Per altri versi quel Cinquecento che si apriva ad un nuovo mondo di conoscenze permise il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa di magie ed alchimie. Il fatto dirompente, che ridette forte impulso all'alchimia e ad altre pratiche magiche, fu l'ascesa al soglio pontificio dello spagnolo Alessandro VI Borgia (Papa dal 1492 al 1503) che fu uno tra i più strenui difensori della magia ermetico-cabalistica e di ogni pratica astrologica ed alchemica che fosse colta. In una sua lettera a Pico della Mirandola (ed anche in una Bolla che Pico pubblicò nei frontespizi delle sue opere "magiche") la magia veniva in qualche modo riconosciuta come un sostegno del cristianesimo. Come si può ben comprendere questo fece crescere enormemente gli influssi in ogni campo di magie, alchimie, astrologie e cabale. Ed ecco che nel Rinascimento la magia che per secoli era vissuta all'ombra di un sottobosco incolto con pozioni e sortilegi, acquista un aspetto colto che interessa non solo regnanti ma alte gerarchie della Chiesa fino ad arrivare allo stesso Papa. E l'alchimista inglese, Thomas Norton (c.1433-c.1513) tentò addirittura di cristianizzare l'alchimia, dando consigli sul come e dove operare per evitare l'influenza dei diavoli malvagi.
Tratto da: http://www.fisicamente.net/
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