domenica 12 dicembre 2010

Vaticano: "Pubblicazione di estrema gravità" Obama: "Atti irresponsabili, azioni deplorevoli"


Una nota ufficiale della Sala Stampa vaticana invita a "valutare i contenuti" dei cablo resi noti dal sito di Assange. "Non  possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede". Il cardinal Bertone: "Io uno 'yes man'? Orgoglioso di esserlo"

ROMA - "Estrema  gravità". Sono queste le parole usate in una nota della Sala Stampa vaticana, a seguito della diffusione di una serie di files 1 di WikiLeaks che riguardano la Santa Sede. "Senza entrare nella valutazione dell'estrema gravità della pubblicazione di una grande quantità di documenti riservati e confidenziali e delle sue possibili conseguenze - si legge nel comunicato - si osserva che una parte dei documenti resi pubblici recentemente da WikiLeaks riguarda rapporti inviati al dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America dall'ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede". "Naturalmente - prosegue la nota - tali rapporti riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti, e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede né citazioni precise delle parole dei suoi officiali. La loro attendibilità va quindi valutata con riserva e con molta prudenza, tenendo conto di tale circostanza".

Durissimo anche il commento del presidente degli Stati Uniti Barak Obama, che ha definito quelle di Wikileaks "azioni deplorevoli", "atti irresponsabili". Sono parole pronunciate oggi da Obama, in due conversazioni telefoniche avute con il presidente messicano, Felipe Calderon  premier turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente messicano Felipe Calderon per discutere le conseguenze della "deplorevole azione" di Wikileaks. Il presidente americano ha detto ai suoi interlocutori che le rivelazioni del sito web non devono minare le relazioni bilaterali. "Il presidente ha espresso il suo rammarico per la deplorevole azione di Wikileaks e i due leader hanno concordato che la fuga di documenti non avrà conseguenze sulle relazioni e la cooperazione tra gli Usa e la Turchia", ha riferito la Casa Bianca. Anche nella telefonata con Calderon, si legge nello stesso comunicato, i due presidenti hanno espresso la visione comune che gli "irresponsabili" atti del sito web non allontaneranno impediranno ai due Paesi di continuare a cooperare.

Condanna Usa anche su notizie Santa Sede. Ferma presa di posizione anche da parte dell'ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Miguel H. Diaz. "Condanniamo nel modo più duro possibile la diffusione di informazioni riservate del Dipartimento di Stato. Non faremo nessun commento sui contenuti o sull'autenticità di queste informazioni", afferma il diplomatico sottolineando che l'ambasciata americana "è impegnata in continui sforzi insieme al Vaticano perché il dialogo interreligioso si concretizzi, nell'interesse del bene comune".

"In diverse parti del mondo, come presso la Santa Sede, stiamo lavorando con gli alleati per raggiungere importanti obiettivi. "Sono fiducioso nel fatto che le partnership a cui il presidente Obama, il segretario di Stato Hillary Clinton e diplomatici dedicati hanno lavorato con tanto impegno supereranno questa sfida", conclude Diaz riferendosi alle difficoltà e all'imbarazzo della diplomazia americana in seguito alle rivelazioni di WikiLeaks. Nella dichiarazione, l'ambasciatore rivendica il fatto che "il presidente Obama e la sua amministrazione stanno portando avanti una solida politica estera che si concentra sulla promozione degli interessi nazionali dell'America e la guida del mondo nella soluzione delle più difficili sfide del nostro tempo".

I giudizi su Bertone. I file di WikiLeaks rilanciati da vari mezzi di informazione riguardano vari temi che negli ultimi anni hanno coinvolto la Santa Sede, dalla presunta irritazione vaticana per l'inchiesta irlandese sui preti pedofili alle presunte pressioni del Papa per impedire l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, dalle imbarazzanti valutazioni sul cardinale Tarcisio Bertone 2, segretario di Stato vaticano, definito uno "yes man" a quelle sul portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

Secondo l'agenzia AdnKronos, che cita "autorevoli fonti vaticane", chi ha parlato con il cardinale Bertone lo ha trovato francamente divertito della definizione di "yes man". "Sono ben orgoglioso di essere stato definito così - avrebbe commentato il segretario di Stato - visto che questa immagine un po' colorita in realtà rappresenta bene la mia sintonia con l'azione pastorale del Papa". Una sintonia che lo stesso Benedetto XVI ha sottolineato in più occasioni, in documenti e discorsi pubblici.

E altri cablo continuano a essere pubblicati su vari giornali, oltre che sul sito fondato da Juliana Assange.

Preti pedofili Usa. Da uno di questi emerge che il cardinale Angelo Sodano, all'epoca Segretario di stato vaticano, si lamentò con l'allora ambasciatore Usa presso la Santa Sede James Nicholson per le cause intentate negli States contro il Vaticano in occasione dello scandalo pedofilia che investì la chiesa cattolica americana nel 2002. Il porporato "dedicò la maggior parte del suo primo incontro" a "registrare il proprio dispiacere per diverse cause intentate nelle corti degli stati uniti indirizzate al Vaticano", si legge nel dispaccio. "Una cosa è citare in giudizio i vescovi, completamente altra cosa è citare in giudizio il Vaticano", affermò Sodano stando a quanto riferito dall'informativa diplomatica Usa. Secondo il New York Times, il segretario di Stato chiese all'ambasciatore statunitense di aiutare la Santa Sede a difendere la propria sovranità.

Il mancato incontro tra Ratzinger e Ahmadinejad. L'ambasciatore americano presso la Santa Sede "dissuase" nel 2008 papa Ratzinger dall'incontrare il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, in procinto di arrivare a Roma per il summit della Fao. Lo scrive Le Monde citando un 'cable' pubblicato da WikiLeaks. Secondo il messaggio dell'ambasciata Usa in Vaticano Ahmadinejad chiese effettivamente udienza (mentre all'epoca il governo iraniano negò che la richiesta fosse stata avanzata, ndr) ma il Pontefice rifiutò: "Invocando la sua impossibilità di esaudire tutte le richieste, il Papa non ricevette nessuno dei capi di Stato" presenti in quei giorni a Roma.

Richiesta di aiuto contro Al Qaeda. Le autorità americane chiesero alla Gendarmeria vaticana di collaborare con l'Fbi per mettere a punto un piano contro un eventuale attacco di Al Qaida. E' quanto emerge da un cablogramma del 19 dicembre 2008 inviato dall'ambasciata Usa di Roma al dipartimento di Stato, riportato da El Pais. Firmato da Elisabeth Dibble, il documento riferisce dell'incontro avuto dal numero due della rappresentanza americana presso la Santa Sede, Julieta Valls Noyes, con il comandante della gendarmeria, Domenico Giani. In passato il Vaticano si è mostrato reticente a coordinare la propria sicurezza con gli Stati Uniti, scrive Dibble, perché la Santa Sede "non vuole essere percepita come uno Stato troppo vicino a qualsiasi altro Stato". Di fronte all'insistenza Usa, questa volta Giani accettò, chiedendo però di "mantenere un ampio margine di confronto sulla preparazione e sulla capacità del vaticano di rispondere a un attacco terroristico". Il documento rivela quindi che "da qualche anno" la Gendarmeria ha chiesto all'Fbi "un addestramento specifico in tema di sicurezza" e "da meno tempo" ha chiesto di poter inviare alcuni agenti a "Quantico per imparare" a individuare esplosivi.

La scomunica del vescovo lefebvriano. La revoca della scomunica al vescovo lefebvriano Richard Williamson ha messo a nudo un "grande scollamento tra le dichiarate intenzioni di papa Benedetto XVI e il modo in cui il suo messaggio viene recepito nel mondo": è questa l'analisi di Julieta Noyes, vicecapo della rappresentanza Usa presso la Santa Sede, contenuta in un 'cable' inviato a Washington il 20 febbraio 2009 e riportato dal settimanale tedesco Der Spiegel. Tra le cause del "gap nella comunicazione" Noyes cita le difficoltà di governare un'organizzazione "gerarchica, eppure decentralizzata", caratterizzata da una "debolezza di leadership al vertice", oltre che da una "sottovalutazione (e un'ignoranza) dei mezzi di comunicazione del 21/mo secolo".

Evitato scontro con Zapatero. In occasione del viaggio a Valencia del 2006, Benedetto XVI decise di evitare scontri con il governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero su temi sensibili come la famiglia, le unioni omosessuali, il divorzio e l'aborto. Lo scrivono i diplomatici Usa in un cablogramma del 19 luglio 2006, intitolato 'il papa evita lo scontro in Spagna', riportato da El Pais.

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