domenica 5 dicembre 2010

Tremonti, quanti amici in Vaticano

Bertone. Ravasi. Lo stesso Ratzinger. La rete che il ministro ha intrecciato oltre Tevere. Dopo il regalo dell'8 per mille

Un incontro riservato a Castel Gandolfo, agli inizi di agosto, mai confermato ufficialmente dalle autorità pontificie. Altri analoghi colloqui svolti in Vaticano e dedicati a scambi di opinioni sui più scottanti problemi sociali del nostro tempo, quasi sempre coperti dal più stretto riserbo. Libri e pubbliche conferenze dove puntuali arrivano elogi ed attestati di stima per la "forza profetica" di Benedetto XVI anche in materia di economia.
Ecco l'altro Giulio Tremonti, il super ministro dell'Economia del governo Berlusconi folgorato sulla via di Joseph Ratzinger. Ma, a differenza della improvvisa folgorazione di San Paolo avvenuta 2000 anni fa sulla via di Damasco, il feeling culturale che unisce Tremonti al papa teologo ha radici piuttosto lontane, risalenti all'era wojtyliana, quando l'allora cardinale Ratzinger, prefetto dell'ex Sant'Uffizio, era il primo collaboratore di Giovanni Paolo II in materia di fede, etica, morale e teologia.
Complice una crescente attenzione di Tremonti verso il pensiero di Benedetto XVI, culminato con ripetuti apprezzamenti per le sue tre encicliche, in particolare per gli aspetti sociali dell'ultima, "Caritas in Veritate" del 7 luglio 2009. Non è quindi un caso se Tremonti è il ministro dell'attuale governo che detiene il record degli incontri, pubblici e privati, avuti col papa, secondo solo al Sottosegretario Gianni Letta, che però ha dalla parte sua un titolo, Gentiluomo di Sua Santità, che gli permette di avere col Palazzo Apostolico una familiarità fuori dal comune. Ma Tremonti non è da meno, anche se i suoi incontri papali quasi sempre vengono tenuti lontani dalla ribalta mediatica. Come sembra sia avvenuto ai primi di agosto nella quiete estiva del palazzo papale di Castel Gandolfo e a marzo scorso alla vigilia delle elezioni regionali, quando il ministro andò in udienza - mai resa pubblica dalle fonti ufficiali vaticane - non per parlare di politica, ma appunto dell'enciclica "Caritas in Veritate", in vista di una serie di interventi pubblici che Tremonti avrebbe dedicato a crisi economica e solidarietà e che avrebbe trattato anche nel suo libro "La paura e la speranza".

Pare che ad organizzare l'incontro di marzo sia stato Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior (Istituto Opere di Religione), la banca vaticana, economista di fiducia del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ad agosto, invece, la nuova udienza sembra che sia stata pianificata da un altro economista, anch'esso vicino a Bertone, il presidente dell'ospedale Bambino Gesù Giuseppe Profiti. Al di là dei buoni uffici messi in atto da Gotti Tedeschi e Profiti, Tremonti da tempo ha ottimi rapporti anche col super ministro della Cultura del Vaticano, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, con il quale ha avuto contatti di fiducia fin dai tempi in cui il presule era prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Altro importante sponsor di Tremonti è il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, figura di riferimento di Comunione e liberazione, nell'ambito della quale si è formato anche il figlio di Tremonti. Grazie, quindi, a canali tanto privilegiati che il ministro è quasi di casa in Vaticano, dove nel 2007 vi fu ricevuto persino nella semplice veste di sindaco di Lorenzago in Cadore perché a qual tempo ministro non era.

Per ben due volte, poi, ha avuto il riservato privilegio di colloquiare con Ratzinger durante la stesura di una delle sue encicliche, testi giudicati "profetici" da Tremonti in una conferenza tenuta nel novembre del 2008 all'università Cattolica di Milano, dove tra l'altro definì "lungimirante" uno scritto del 1986 nel quale Ratzinger lanciava l'allarme su un futuro collasso economico mondiale anche a causa del declino etico e morale della società. Il 1986, data non casuale: era il primo anno di funzionamento del meccanismo dell'8 per mille deciso dallo Stato italiano per finanziare, su base volontaria, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose arrivate a stipulare una Intesa con l'Italia. Padre di quel meccanismo era stato un certo Giulio Tremonti, membro in quota socialista della commissione Stato-Chiesa che riformò il Concordato. Un merito non da poco per il futuro super ministro dell'Economia di Silvio Berlusconi.



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