A poche ore dalla pubblicazione da parte di 260mila documenti riservati, ne emerge un primo che riguarda le aspettative degli Stati Uniti sul successore di Papa Wojtyla.
A
poche ore dall’evento che potrebbe sconvolgere i rapporti internazionali tra diversi Stati – la pubblicazione da parte di
Wikileaks di centinaia di migliaia di documenti riservati – è emersa in anticipo la pubblicazione di un documento che riguarda le
previsioni che gli
Usa avrebbero espresso sull’elezione del
Papa successore di
Wojtyla, nonché la delusione dopo l’elezione di
Ratzinger.
LA PREVISIONE DELL’AMBASCIATA USA – Si chiama «L’elezione del nuovo Papa» il documento di 7 pagine che il 14 aprile 2005 partì dall’ambasciata Usa presso la
Santa Sede con destinazione l’ufficio di
Condoleezza Rice. La classificazione è «Sensitive» perché nel sottocapitolo «profilo» si riassume l’identikit del personaggio che, secondo i diplomatici Usa, sarà eletto dal
Conclave. Il primo fattore è
l’età, poiché i cardinali avrebbero cercato qualcuno non troppo giovane né troppo vecchio perché «non vogliono avere presto un altro funerale e un altro conclave» ma «vogliono evitare anche un papato lungo come quello di Giovanni Paolo II» e inoltre «sarà una persona ragionevolmente in salute». L’altro elemento
«è l’abilità linguistica» e dunque «indipendentemente se sarà italiano o meno» il nuovo Papa «deve saper parlare italiano» per «farsi comprendere bene dal gregge» visto che «l’italiano rimane la lingua di lavoro della burocrazia vaticana». Ma soprattutto conterà
«l’origine geografica» perché «dopo un polacco è prevedibile che non verrà un cardinale dell’Europa Orientale, non sarà uno degli 11 americani perché c
ittadini dell’ultima superpotenza rimasta e non sarà un francese perché molti ricordano quanto i Papi francesi nel XIV secolo furono sospettati di essere influenzati dalla monarchia francese». Dunque la previsione contenuta nel paragrafo 12 è che «a godere di un considerabile vantaggio potrà essere un candidato
dell’America Centrale o del Sud» anche per «il notevole numero di cattolici». Gli ultimi tre paragrafi si soffermano su altre caratteristiche considerate necessarie: «Dovrà avere un’esperienza pastorale per dimostrare le proprie qualità umane», «dovrà avere esperienza internazionale per affrontare le maggiori questioni della nostra era» e «dovrà essere un buon comunicatore, abile nell’uso dei nuovi media elettronici per trasmettere il messaggio della Chiesa in maniera chiara e potente».
L’AMERICA NASCONDE LA SORPRESA DI RATZINGER – Il 19 aprile del 2005 è il giorno in cui Joseph Ratzingerviene eletto al soglio pontificio e il telegramma spedito daRoma a Washington con la firma «Hardt», oltre a contenere la notizia, ammette la previsione errata fatta dalle fonti vaticane consultate dai diplomatici Usa. «Solo ieri Poloff (un «political officer», ndr) ha parlato con una fonte (il nome è censurato, ndr) che ironizzava sull’elezione di Ratzinger».
Ma la frase seguente contiene dettagli sull’identità della medesima fonte: «Quando abbiamo visto Brown dopo l’apparizione del nuovo Papa dal balcone, l’americano era sotto shock e ci ha detto di essere rimasto senza parole». Il commento finale è: «Nonostante le speculazioni dei media sul sostegno a Ratzinger da parte di molti cardinali, la sua elezione è stata una sorpresa per molti».
I diplomatici statunitensi dunque ammettono che non avevano creduto alle voci che davanoRatzinger favorito, credendo di più all’ipotesi di un candidato proveniente da un Paese in via di sviluppo. Nella pagina seguente Ratzinger viene comunque definito un «cardinale potente» con la reputazione di essere «il guardiano dell’ortodossia teologica». Ma «sebbene i media lo descrivono come un despota autocratico», in un incontro con lui un alto diplomatico Usa lo ha trovato «sorprendentemente umile, spirituale e facile da trattare». Le previsioni immediate si riassumono in tre espressioni: «Continuerà la rotta», «il focus sarà sull’Europa» e «forse sarà una figura di transizione».
BATTAGLIA PER LA TRADIZIONE - Per avere la prima analisi sulle prospettive del nuovo
Papatobisogna arrivare al 12 maggio 2005. Il documento si intitola «Benedict XVI: Looking Ahead to the New Pontificate» e nelle sette pagine dattiloscritte si sofferma sulle «implicazioni della scelta compiuta dalla Santa Sede». «Sebbene i cardinali non possono discutere i dettagli del voto nel Conclave» ciò che emerge dalle conversazioni intercorse con i diplomatici di Washington è «
continuità con il Papato di Giovanni Paolo II, ortodossia teologica e un Papa che non regnerà quanto il predecessore».
A giocare a vantaggio di Ratzinger «è stato il fatto che in 23 anni di carriera ha incontrato letteralmente migliaia di vescovi e cardinali in tutto il mondo» e «molti hanno pensato non solo che lo conoscevano ma che lui era al corrente dei loro problemi ecclesiastici».
A rafforzare il nuovo Papato c’è l’«assenza di un favorito fra i suoi concorrenti a causa delle
divisionifra Italia e America Latina» che hanno impedito «la materializzazione di un candidato del mondo in via di sviluppo». Ad aver avuto successo è stata la strategia dei sostenitori di Ratzinger basata sulla convinzione che «in tempo di crisi la Chiesa si rifugia nell’identità europea» come avvenuto in passato. Da qui lo scenario di un Papato «concentrato sull’Europa» e segnato «dalle critiche di Ratzinger all’adesione della Turchia all’Ue».
Riguardo al resto del mondo: «Chi è vicino al nuovo Papa si aspetta un
impegno battagliero contro il secolarismo negli Stati Uniti e in altre nazioni dell’Occidente, assieme alla dovuta attenzione per il mondo in via di sviluppo» e in particolare per l’America Latina in ragione «dei molti cattolici delusi» dalla mancata nomina di un cardinale sudamericano.
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