giovedì 23 dicembre 2010

Emanuela Orlandi, la verità: le bugie del Vaticano e gli appelli omicidi di Wojtyla. Parla Pino Nicotri


A 25 anni dalla scomparsa, il caso Emanuela Orlandi è rimasto tra i gialli irrisolti della cronaca italiana.Pino Nicotri (qui il suo sito), ex giornalista de L'Espresso e oggi direttore di Giornalettismo, ha scritto "Emanuela Orlandi. La verità - dai Lupi Grigi alla Banda della Magliana" (Baldini Castodi Dalai) in cui ripercorre il caso del rapimento, dal silenzio della politica alle menzogne del Vaticano.
Giugno 2008, ricompare Sabrina Minardi con rivelazioni scottanti. Nel libro scrivi che molto probabilmente si tratta di una "sòla", un bidone clamoroso. A che punto sono gli accertamenti e dove si trova la Minardi adesso?
Non so dove si trovi la Minardi e non credo serva saperlo. I riscontri alle sua dichiarazioni fino ad ora non ci sono. L'unico riscontro è l'esistenza dei vani sotterranei nella zona di Monteverde da lei indicata, nei quali a suo dire sarebbe stata tenuta prigioniera Emanuela Orlandi. Ma si tratta di unriscontro solo per modo di dire.
In che senso?
Se io dico che ho visto degli elefanti volare nel Duomo di Milano e come prova indico che nel duomo ci sono dei confessionali di legno e dei mosaici in vetro alle pareti, il fatto che poi gli inquirenti li trovino davvero non costituisce nessuna prova del fatto che ci siano stati davvero degli elefanti che vi svolazzavano.
E le dichiarazioni della Minardi erano già voci di corridoio da tempo.
Sì. Tant'è che i magistrati avevano già sentito un'altra donna rivelare le stesse cose poi dette dalla Minardi. E stanno cercando una terza donna che pure dovrebbe confermare gli stessi racconti.
E intanto i giornali hanno costruito le loro teorie.
Qualcuno è arrivato a scrivere addirittura che è stata trovata, nel garage di Villa Borghese, la BMW sulla quale "Emanuela è stata caricata quando è stata rapita" e che le prove del Dna hanno dimostrato che l'auto è proprio quella.
E' possibile?
Si tratta di balle colossali. L'esame del Dna è stato fatto e si è rivelato negativo, ovviamente. Dico ovviamente perché non è affatto vero che era Emanuela Orlandi  la ragazza vista parlare con un signore sceso da una BMW davanti a Palazzo Madama in corso Rinascimento, cioè di fronte al Senato e vicino alla scuola di musica da lei frequentata.
La Minardi ha parlato anche di Monsignor Marcinkus.
Sì. Dall'87 al gennaio '90 ho abitato a Roma nel residence Marche, nella omonima via a ridosso di via Veneto e a poca distanza da dove abitava o aveva abitato monsignor Marcinkus in un immobile annesso alla chiesa di fronte all'hotel Thea. Un dirigente di quell'hotel mi ha raccontato su Marcinkus cose che facevo fatica a credere, ma che mi sono state confermate da alcune mature professioniste del sesso della vicina via Veneto che lui riceveva a tarda ora.
So quindi per certo che Marcinkus non poteva far sesso con ragazze giovani, perciò non può essere vero quello che racconta la Minardi riguardo il suo rifornire di giovanette lo stesso Marcinkus. Lui preferiva signore dell'età di Catherine Deneuve, attrice con la quale per esempio mi è stato raccontato che avesse o avesse avuto una relazione.
Torniamo alla Minardi, che faceva anche uso di stupefacenti.
Un punto interessante. Tutti sanno e scrivono che la Minardi è devastata dai problemi di droga e per questo motivo scusano le altre grossolane e accertate imprecisioni della sua "testimonianza". Mi chiedo però perché mai dovrebbe invece ricordare bene, senza imprecisioni, proprio e solo ciò che riguarda Emanuela. Se ha la memoria in pappa a causa della droga,ce l'ha in pappa tutta, non solo a porzioni, quindi può ricordare male o malissimo anche ciò che secondo lei si riferisce alla ragazza. 
Scrivi che l'obiettivo nel corso delle indagini è tenere i fari lontani da Giovanni Paolo II e dal suo entourage, difficilmente santificabile. Quali sono le responsabilità del Vaticano sulla scomparsa di Emanuela?
La sentenza istruttoria del magistrato Adele Rando del dicembre '97 attribuisce al Vaticano varie responsabilità tra cui avere impedito l'interrogatorio di alcuni cardinali della Segreteria di Stato; il fatto che il Giudice Unico del Vaticano che rigettava le richieste italiane di interrogare prelati d'Oltretevere, dottor Giunluigi Marrone, era (e credo sia tuttora!), la stessa persona che in qualità di responsabile dell'Ufficio legale del Parlamento italiano inoltrava le richieste in Vaticano.
Che significa...
In altre parole: Marrone in Vaticano rispondeva "No!" a quello che lui stesso aveva chiesto nei panni di Marrone in Italia. Ulteriore cosa strana, una segretaria di Marrone era (e credo sia tutt'ora) Natalina Orlandi, cioè la sorella maggiore di Emanuela. Tutte cose che la stampa e i mass media più grandi pur avendole apprese dai miei libri, il primo è del '92, e dalle mie varie interviste a radio private e tv locali, si guarda bene dallo scrivere.
Cosa non si vuole scrivere la stampa?
Faccio alcuni esempi. Avere ordinato per telefono al testimone Raul Bonarelli di mentire ai magistrati (l'intercettazione è agli atti dell'inchiesta), vice capo della Vigilanza vaticana. L'ordine gli è stato impartito da monsignor Bertani, "cappellano di Sua Santità", il giorno prima di essere interrogato. Questa notizia è comparsa solo su L'Espresso. Poi avere sabotato l'inchiesta giudiziaria italiana fornendo in ritardo e comunque completamente smagnetizzati i nastri con le telefonate giunte in Vaticano da parte del millantatore - soprannominato l'Americano - che si spacciava come portavoce dei "rapitori".
Poi avere fatto finta che esistesse la "linea telefonica riservata" ai "rapitori" raggiungibile tramite il codice segreto "1 5 4", che peraltro era meno segreto del segreto di Pulcinella, essendo stato pubblicato per ben due volte in particolare dall'ANSA; avere avvalorato la tesi del rapimento sia di Emanuela prima e poi anche di Emanuela Gregori senza mai nessuno straccio di indizio che potesse far pensare si trattasse davvero di rapimento, particolarmente assurdo per la Gregori. Di fatto così si sono depistate le indagini, indirizzandole volutamente su binari morti.
Poi avere lanciato, tramite papa Wojtyla, vari appelli per Emanuela e uno anche per Gregori, quando era già ben noto - a causa degli oltre 500 rapimenti a scopo di estrosione avveniti i  Italia dal '68 all'83 - che in questi casi l'unica cosa da fare è tacere e trattare. Altrimenti, in caso di battage, i rapitori preferiscono sbarazzarsi del rapito. Gli appelli di Wojtyla sono in buona sostanza una condana a morte per Emanuela: poiché non è pensabile una cosa simile, l'unica conclusione è che in Vaticano già sapessero che Emanuela era morta. E morto per responsabilità di qualcuno abbastanza in alto nella gerarchia vaticana.
Poi il cardinale di Curia Silvio Oddi ha taciuto per 10 anni elementi che se rivelati subito ai magistrati avrebbero potuto essere risolutori. Dopo 10 anni invece erano ormai inutili, difficilmente verificabili. In più, non ha mai rivelato che ai suoi familiari raccontava che Emanuela era l'amante di un altro cardinale.
Tutto ciò che i "rapitori" hanno fatto trovare come "prova" del loro essere in possesso di Emanuela è solo ed esclusivamente la fotocopia prima di una facciata e poi dell'altra della tessera di iscrizione di Emanuela alla scuola di musica Lodovico Da Victoria, adicente alla omonima chiesa dove in seguito è stato sepolto il boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, detto Renatino. Solo fotocopie e mai l'originale. Ma le fotocopie è ovvio che possono esere state fatte nella segreteria del Da Victoria, istituto - si noti bene - di proprietà del Vaticano. Infatti un duplicato o almeno una fotocopia di ogni documento rilasciato - patente, carta di identità, passaporto, tesserino  universitario, tessera di iscrizione a una qualsiasi scuola o anche solo club, tesserino professionale, ecc-  viene sempre conservata nell'archivio dell'ufficio che lo ha rilasciato.
Comunque a pagina 182 del mio libro (sotto) c'è l'elenco completo delle colpe del Vaticano. Che non son affatto poche.
nicotripagina.jpg
Quale sarebbe il legame tra Julius Paetz, noto pedofilo e segretario dell'anticamera di Giovanni Paolo II, ed Emanuela Orlandi? Ci sono prove di eventuali violenze sessuali subite dalla ragazza? 
Paetz più che un pedofilo vero e proprio era un noto omosessuale, con inclinazioni verso i giovani. Nel libro specifico che non si sa se avesse contatti con Emanuela, e il suo essere gay lo farebbe escludere, però il fatto che lui fosse il responsabile dell'Anticamera di papa Wojtyla e che monsignor Bertani nel fosse il cappellano indica che la moralità era bassa anche ai massimi livelli.
In Italia la maggior parte dei politici di destra e di sinistra sostiene che il Vaticano non influenza più la vita dello Stato come in passato. 
Quei politici mentono. Il Vaticano conta e influisce eccome! La cortina impenetrabile e il raccontar frottole per oltre 25 anni sono la prova migliore che la Orlandi non è sparita per responsabilità di un qualche barista o guardia svizzera o fattorino vaticano, ma per responsabilità molto più in alto. Molto.
Scrive che si è stupito della mancata curiosità degli Orlandi, dei loro avvocati e degli inquirenti nei confronti del suo lavoro. A questo punto è naturale pensare che la procedura di indagine sia una mera formalità e che i diretti interessati e i loro difensori conoscano da anni una verità che però non può essere rivelata e che riguarda il Vaticano. Crede sia possibile?
La verità dubito che la conoscano. E' più probabile che l'abbiano intuita, e so che si sono resi conto che il Vaticano mente, nasconde e dilaziona. Ciò è sicuro almeno per quanto riguarda Ercole Orlandi, il papà di Emanuela, più un altro membro della famiglia del quale non posso far il nome.
Cossiga e Andreotti crede che possano e vogliano fare rivelazioni importanti prima del ritiro dalla scena politica?
Spero di sì. Andreotti la verità la conosce di certo. Cossiga non lo so, ma o l'ha intuita o l'ha appresa per vie indirette.
Qual è la verità più plausibile emersa finora sulla scomparsa di Emanuela Orlandi?
Che non si vuole, assolutamente non si vuole che la verità venga a galla.
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