lunedì 6 dicembre 2010
Delitto Claps, bottone forse di abito cardinalizio Perizia: "Elisa aggredita anche dopo la morte"
SALERNO - Può essere appartenuto all'abito di un cardinale il bottone rosso trovato nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, "in prossimità del cadavere" di Elisa Claps. Lo rivela la perizia merceologica di Eva Sacchi, depositata nei giorni scorsi alla Procura di Salerno, nell'ambito del primo incidente probatorio sull'omicidio della ragazza. Il bottone non è compatibile con quelli dell'abito talare di don Mimì Sabia, lo storico parroco di Potenza deceduto nel 2008. Ma questo non fa che rendere ancora più complessa la soluzione del giallo, dato che proprio quell'abito fa supporre, infatti, a chi lo ha analizzato, che i bottoni siano stati sostituiti.
Ma le novità sul bottone non sono le uniche emerse dalle indagini. La perizia della Sacchi, infatti, ha evidenziato che chi uccise Elisa Claps si accanì sul suo corpo dopo la morte. "Il taglio di tutti i vestiti e lo spostamento di alcuni di questi - scrive il perito - (operazioni svolte probabilmente anche rivoltando il corpo) necessitano che l'aggressore abbia continuato ad agire sul corpo stesso per un tempo relativamente lungo dopo la morte, o comunque dopo che la vittima non era più in grado di opporre qualsiasi resistenza".
Elisa colpita con forbice e lama tagliente. L'assassino infierì sul corpo di Elisa colpendola con un paio di forbici di "medie dimensioni" e una lama "molto tagliente". Questo è scritto nella perizia della Sacchi:"Sulla scena del crimine (il sottotetto della chiesa santissima trinità di potenza, ndr) erano presenti almeno due tipologie differenti di armi: una forbice e una lama".
Il mistero del bottone. "Ammettendo l'appartenenza del bottone a un abito talare, dato il particolare tipo di rosso, rosso ponsò - scrive il perito -, ammettendo che il colore, (cosa verosimile data la composizione della fibra), non abbia subito una variazione, il bottone potrebbe essere appartenuto ad un abito cardinalizio".
"I bottoni dell'abito talare cardinalizio trovati in un armadio dei locali della chiesa della Santissima Trinità non sono compatibili da un punto di vista strutturale con il bottone trovato nel sottotetto", sottolinea poi il perito, che aveva appunto il compito di analizzare l'abito del parroco, per fugare i dubbi su un eventuale coinvolgimento dell'anziano sacerdote nell'occultamento del cadavere. A questo punto la Sacchi conclude: "Le condizioni dell'abito, usurato e più volte riparato, e l'ottima condizione dei bottoni fanno ritenere possibile che i bottoni siano stati sostituiti".
I risultati della perizia dattiloscopica. Tra oggi e domani sarà depositata la perizia dattiloscopica effettuata sui reperti prelevati nel sottotetto della chiesa Santissima Trinità. I magistrati della procura di Salerno, titolari delle indagini sull'omicidio della ragazza potentina, hanno chiesto ai periti di comparare le impronte digitali trovate sugli oggetti repertati con quelle di Danilo Restivo, l'unico indagato per il delitto. In particolare sono 12 gli elementi analizzati dagli specialisti, tra cui: un paio di occhiali da vista, un pennello da imbianchino, un orologio di plastica, un asse di legno, un foglio di cellophane, un laccio girocollo, una candela, frammenti di vetro di una lampadina rotta e un bottone rosso. Gli investigatori sperano che tra le impronte digitali rilevate sugli oggetti possa esserci anche quella dell'assassino.
Esaminati anche i sassolini nei tacchi. Anche i clasti (sassolini) inseriti nel solco del tacco di Elisa Claps sono stati analizzati da Eva Sacchi, e la perizia merceologica è in grado di restituire il fotogramma di uno degli ultimissimi momenti della vita della ragazza di Potenza, dimostrando che Elisa nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza ci arrivò viva, e che qui fu uccisa. ''La posizione dei clasti profondamente inseriti nei solchi del tacco fanno presumere che tale collocazione possa essere stata raggiunta durante la normale locomozione, e fanno ritenere che essi avrebbero causato un sensibile fastidio nella normale deambulazione - scrive il perito -. Si ritiene quindi altrettanto probabile che l'inserimento del clasto nel tacco sia avvenuto nel sottotetto durante l'ultimo intervallo di vita della vittima''. Per la Sacchi, ''l'inserimento dei clasti nel tacco dovrebbe essere avvenuto in un momento poco o immediatamente precedente il momento del delitto''. Al perito il gip aveva chiesto di procedere ad accertamenti tecnici anche sulle travi segate proprio sopra il 'giaciglio' in cui è stato riposto il cadavere: quella feritoia ricavata nel sottotetto, servita a far disperdere i miasmi. La Sacchi scrive in proposito che la apertura sarebbe stata praticata con un ''cacciavite spaccato di piccole dimensioni''. ''Il numero elevato delle tracce, la presenza anche in corrispondenza delle tavole su cui poggiano le tegole fanno pensare a operazioni condotte frettolosamente e senza metodo'', conclude il perito.
25 OTTOBRE 2010
FONTE
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