sabato 4 giugno 2011

SAN MALACHIA E LA PROFEZIA DEGLI ULTIMI PAPI

Malachia O’Morgair (Maelmhaedhoc O’Morgair) (Armagh, 1094 – 2 novembre 1148), fu arcivescovo di Armagh, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. La devozione dei fedeli gli attribuisce diversi miracoli e una visione riguardante l’identità degli ultimi papi, la cosiddetta Profezia sui papi. Venne canonizzato da papa Clemente III, il 6 luglio 1199.
La Profezia sui papi è un elenco di 112 brevi frasi in latino che pretendono di descrivere tutti i papi della Chiesa cattolica Romana a partire da papa Celestino II (eletto nel 1143) e fino ad arrivare ad un Papa di la da venire, descritto nella profezia come “Pietro il Romano”, il cui pontificato finirà con la distruzione di Roma e con il giudizio universale.
Secondo questa profezia, a papa Giovanni Paolo II seguirà un altro Papa (De gloria olivae), in punto materializzatosi come papa Benedetto XVI, e quindi Pietro il Romano (Petrus Romanus vel Petrus Secundus).
Su questa profezia si è molto dibattuto. L’ultimo papa, Pietro il Romano, secondo alcuni commentatori sarebbe stato aggiunto nel 1820, e non apparirebbe nell’elenco originale.
Se così fosse, Malachia avrebbe indicato come ultimo il papa attuale.
D’altra parte alcuni sostengono che Malachia non avrebbe precisato che il Papa testè eletto e Pietro il romano siano consecutivi, potrebbero essercene quindi altri che non ha previsto. L’argomentazione è però un po’ contorta, stante la consecutività dei precedenti.
Non si deve comunque dimenticare che siamo in presenza di argomenti parascientifici e il peso delle argomentazioni pro e contro dipende dalla disponibilità individuale verso questi temi.
La profezia è apparentemente basata su una visione avuta da Malachia durante il primo viaggio a Roma nel 1139. Avrebbe riportato per iscritto le visioni e consegnato il manoscritto a Innocenzo II, che avrebbe buttato la profezia fra i tanti documenti accumulati nell’Archivio Vaticano o l’avrebbe nascosta perché nessuno la leggesse.
La profezia sul 112° papa, “Petrus Romanus“, appare particolarmente inquietante perché presagisce la fine della Chiesa e la distruzione di Roma dopo l’ascesa al soglio pontificio dell’ultimo papa.
Quella di Pietro Romano sembra peraltro essere un’aggiunta postuma, risalente al 1820. In questo caso la profezia di Malachia riguarderebbe solo 111 papi e dunque, ferme le identificazioni precedenti, si arresterebbe a Benedetto XVI. Singolarmente, una diversa profezia appare conforme a questa circostanza: quella della monaca di Dresda, che nella lettera a Federico I di Prussia scrive che l’ultimo Pietro giungerà dalla Prussia (per estensione, dalla Germania).
In caso contrario, non è chiaro se “De gloria olivae” e “Petrus Romanus” devono essere intesi come pontefici consecutivi, poiché il testo non lo precisa. La risposta negativa a tale quesito è utilizzata dai sostenitori dell’autenticità (e dell’attendibilità) della profezia per sostenere che Joseph Ratzinger non è, alla luce di essa, il penultimo papa.
Si può notare che il nome “Pietro Romano” contraddice la prassi pontificia di non assumere il nome del primo papa (San Pietro Apostolo). Il nome è invece in linea con alcune coincidenze storiche, famose nell’immaginario collettivo, che vedono l’ultimo sovrano di una dinastia portare il nome del primo (es.: Romolo Augusto, come il primo re e il primo imperatore; Umberto II, come il fondatore della dinastia Savoia; Carlo d’Asburgo, come il fondatore del Sacro Romano Impero; Costantino XI, come il fondatore di Costantinopoli).
Un’altra ipotesi è che il nome del papa sia Romano e che Petrus significhi semplicemente “papa” (“tu es Petrus”), oppure sia il nome di battesimo del papa prima di assumere il nome per il pontificato. Si tratterebbe quindi di papa Romano II, in quanto papa Romano I regnò dall’agosto al novembre dell’897.
La profezia perduta sul Papa nero è nella tradizione popolare romana la profezia sull’elezione di un papa nero e trae origine dal motto perduto“Caput nigrum” della profezia di Malachia. Questo motto, andato perduto durante la trascrizione delle profezie, veniva prima o dopo quello del “De gloria olivae”.
La “profezia perduta” è stata tramandata oralmente per secoli ed è talmente radicata nelle coscienze dei romani che all’elezione di Giovanni Paolo II, nell’udire il nome del cardinal Wojtyla la folla esclamò “il papa nero!”.
Lo stemma di Benedetto XVI
Lo stemma di Benedetto XVI
Il motto “Caput nigrum” potrebbe collocarsi prima del De gloria olivae, ed in tal caso si attribuirebbe bene a Benedetto XVI, poiché nello stemma del pontefice è presente una testa di moro che nella tradizione bavarese è denominata “moro di Frisinga” o “caput ethiopicum”. In tal caso, il De gloria olivae sarebbe il successore di Benedetto XVI, ed avremmo uno e non due papi prima della fine dei tempi.
Le uniche testimonianze più “attendibili” riguardanti questa profezia sono riscontrabili nel libro “La profezia dell’ultimo papa” di Schmeig Maria Olaf, edizioni Fazi 2001.
Per arrivare all’esistenza di questo motto perduto lo scrittore parte dalla considerazione che nella basilica di San Paolo fuori le mura, che sicuramente San Malachia visitò quand’era a Roma, dove sono presenti i medaglioni di tutti i papi a partire da San Pietro, gli spazi vuoti per i ritratti dei futuri pontefici dopo Innocenzo II (il papa vivo al tempo di Malachia e che, ovviamente, essendo destinatario della sua profezia, non è presente nella sua visione) erano 113 , guarda caso uno in più dei 112 motti oggi conosciuti. Ciò significa che oggi, dopo il ritratto di Benedetto XVI, a San Paolo vi sarebbe spazio per soli altri due medaglioni. Lo scrittore, poi, collega quest’osservazione con la leggenda viva a Roma da molti secoli fino ad oggi d’un papa nero, che non nasce, come si potrebbe pensare, dalle profezie di Nostradamus (che pure vi accenna), ma da una profezia sugli ultimi papi incisa in una chiesa di Viterbo. Il protagonista del romanzo (il futuro papa Petrus Romanus) trova le ultime tracce di quest’antico elenco (direttamente derivato dalla profezia di Malachia) tra i resti di Santa Maria in Gradi, in un frammento di peperino, dov’è trascritto, in un antico codice segreto, il motto “Caput Nigrum”.
Lo scrittore è stato a Roma dal 1992 fino alla pubblicazione del romanzo, ed ha condotto lunghe ricerche sulle profezie di Malachia, ma nel romanzo non si preoccupa di far capire quali elementi della sua ricerca sono stati realmente da lui trovati e quali invece da lui inventati per corroborare la trama.
Se la profezia di Malachia fosse vera, e se davvero ci fosse un Caput Nigrum prima di Petrus Romanus, essa si accorderebbe con una presunta profezia di Santa Ildegarda, che dice che negli ultimi tempi vi saranno due papi, il primo pochi giorni dopo l’elezione sarà ucciso (per gelosia da un cardinale che diverrà antipapa) e sarà succeduto dal secondo che è l’ultimo papa della storia, il più santo di tutti.
Nella settima immagine (Vaticinium VII) della versione di Vaticinia de Summis Pontificibus presente nella biblioteca del Warburg Institute della London University, si legge del “Papa uccello nerissimo che dissipera’ le opere di Nerone”.
Di seguito il video, realizzato da History Channel, che parla di queste profezie


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