sabato 4 dicembre 2010

Pedofilia e Chiesa cattolica nella storia

Per comprendere il pensiero dei Padri della Chiesa sulla pedofilia e la pederastìa (e l'omosessualità) bisogna rifarsi all'etica romana a partire dall'età repubblicana, periodo in cui il potere legislativo prese «provvedimenti contro la pederastìa»[1], prima in via amministrativa, poi in via giudiziaria[2]. Pur ritenendo «normale che un uomo avesse rapporti sessuali con altri uomini, oltre che con le donne» i romani, a differenza dei greci[3], «non ritenevano che, per i ragazzi, essere soggetti passivi di un rapporto omosessuale fosse educativo»[1][4].
Il pensiero dei Padri riprendeva in parte la morale «tardo pagana» sul matrimonio[5]. Anche altri sudiosi[6] concordano su questa impostazione. Da un tipo di «sessualità di stupro»[5][7], il romano che «sottometteva senza problemi e senza rimorsi la moglie, le schiave e gli schiavi», cominciò a imporsi una regola di vita, che diventò un «codice morale repressivo». Prima che il cristianesimo prendesse campo, la morale sessuale dei romani «si era trasformata da una bisessualità di stupro in un'eterosessualità di riproduzione»[8]. La castità, anticipando il pensiero dei Padri, era diventata una virtù. La predicazione cristiana trovò un facile terreno, alimentata dalla predicazione stoica «che esortava a controllare le passioni, a vincere le pulsioni, a indirizzare il sesso alla procreazione»[9]. La nuova regola era «l'eterosessualità di riproduzione»[9].

Pedofilia e cristianesimo fino al XIII secolo

Nella Patristica la condanna investiva qualsiasi tipo di rapporto tra maschi, indipendentemente dall'età[10].

L'opinione di alcuni studiosi[11] tende a escludere la condanna diretta di omosessualità - e pederastìa - da parte della Chiesa cristiana primitiva, in quanto tali fattispecie erano ricomprese nel concetto più vasto di «sessualità contro natura»[12] (stigmatizzati in primis per la loro natura di atti non procreativi e, a seguire, per la loro degenerazione). Il rifiuto della sessualità[13] era quasi generale e spesso non faceva distinzioni fra le varie componenti. La castità[14] era la scelta migliore. A seguire, veniva il matrimonio[15] nel quale era tuttavia determinante la continenza: tutte le pratiche che non prevedevano la procreazione erano bollate allo stesso modo [16]. L'omosessualità e la pedofilia rientravano, insieme a qualsiasi rapporto che non prevedeva la procreazione, in «rapporto illecito» e «contro natura». Anche la stessa repressione della pedofilia e dell'omosessualità da parte degli imperatori cristiani non prevedeva distinzioni se non in un primo momento, in cui si prevedevano pene solo per l'omosessualità (e la pedofilia) passiva[17]. Da Giustiniano in poi furono colpiti a morte anche gli omosessuali attivi, indipendentemente dall'età. Teofane[18] parlando dei vescovi Isaia e Alessandro li chiama «vescovi pederasti», pur essendo semplicemente omosessuali.

Non manca, inoltre, chi suggerisce che tale supposto silenzio sulla materia fosse derivato dalla constatazione che la natura umana è incline al male e quindi in pericolo di suggestione; il solo sentirne parlare avrebbe rischiato di invitare alla pratica[19]. Tale fu anche la cautela adottata da molti confessori[20].

A partire dal XIII secolo in poi la condanna divenne netta. Nel Concilio Lateranense III (1179) l'omosessualità, in tutti i suoi aspetti (quindi non solo riguardo agli abusi su maggiorenni e minorenni dello stesso sesso) fu duramente condannata[21] e anche le crociate si fecero latrici di accuse contro i musulmani, considerati amatori sfrenati e anche contro natura[22].

La condanna contro chi scandalizza i "piccoli" nei Vangeli

I passi evangelici in Mc 9,42 e Mt 18,6  («Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare») sono stati interpretati nel corso dei secoli come un monito contro tutti quei peccati che avevano bambini come vittime, inclusi i peccati sessuali. Già Gregorio Magno, nel VI secolo, sosteneva[23][24] che i tormenti dell'inferno, per i sacerdoti pedofili, sarebbero stati di qualità maggiore:(LA)« Indigni autem quique tanti reatus pondera fugerent, si veritatis sententiam sollicita cordis aure pensarent, quae ait: Qui scandalizaverit unum de pusillis istis qui in me credunt, expedit ei ut suspendatur mola asinaria in collo ejus, et demergatur in profundum maris (Matth. XVIII, 6). Per molam quippe asinariam, secularis vitae circuitus ac labor exprimitur, et per profundum maris extrema damnatio designatur. Qui ergo ad sanctitatis speciem deductus, vel verbo caeteros destruit, vel exemplo; melius profecto fuerat, ut hunc ad mortem sub exteriori habitu terrena acta constringerent, quam sacra officia in culpa caeteris imitabilem demonstrarent, quia nimirum si solus caderet, utcumque hunc tolerabilior inferni poena cruciaret »    (IT)« Ma chiunque, per quanto indegno, fuggirebbe da una colpa così pesante, se ascoltasse dal profondo del cuore queste parole di verità: Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare (Mt 18,6). Misticamente espresso nella macina da asino è il ritmo duro e tediante della vita secolare, mentre il profondo del mare sta a significare la dannazione più terribile. Perciò chi, dopo essersi portato ad una professione di santità, distrugge altri tramite la parola o l'esempio, sarebbe davvero meglio per lui che i suoi malfatti gli fossero causa di morte essendo secolare, piuttosto che il suo sacro officio lo imponesse come esempio per altri nelle sue colpe; perché, senza dubbio, se fosse caduto da solo, il suo tormento nell'inferno sarebbe di qualità più sopportabile »(Regula pastoralis, pars I, caput II)

Nel maggio 2010, a Piazza San Pietro in Vaticano, nel corso di una preghiera "di riparazione e di intercessione" per lo scandalo della pedofilia nella Chiesa, il pensiero di Gregorio Magno è stato richiamato da Charles Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione della Fede, incaricato di seguire tutti i casi di preti responsabili di abusi.

Condanna della pedofilia nelle opere dei Padri della Chiesa

    * Epistola di Barnaba (I secolo, probabilmente apocrifa):

    «Mosè disse: "non mangerai la lepre. Perché? Per non diventare un molestatore di ragazzi (paidóphthoros). Alla lepre cresce ogni anno una nuova apertura anale, cosicché quanti anni essa ha vissuto, tanti buchi anali possiede"».

    * per Giovanni il Monaco (citato da Cotelerio) la paidophthoría era l'abuso di bambini sotto i 12 anni. Per le leggende sui comportamenti sessuali degli animali, vedi anche il bestiario Physiologus.    * Didaché, redatta tra il 100 e il 150: «non corrompere i ragazzi, "ou paidophthoréseis"» (2.2).    * da Giustino di Nablus († 165) la condanna dell'abbandono dei bambini perché «verranno indirizzati alla prostituzione» [28].      V. anche Clemente Alessandrino[29], che descrive i ragazzi da vendere come schiavi «abbelliti» per attirare maggiormente gli acquirenti. I Padri erano anche turbati dalla possibilità di incesto nel commercio schiavistico. V. Tertulliano[30][31], Ausonio, Cipriano, Minucio Felice. La vendita dei bambini è testimoniata anche da Beda nel VI secolo[32]    * il Concilio di Elvira (305) condannò gli «stupratores puerorum». Era rifiutata la comunione, anche in punto di morte, a coloro che «contaminavano» i ragazzi. Canone 71: De stupratoribus puerorum[33]    * il Commentario sull'"Hexaemeron" (fine IV secolo), attribuito a Eustazio (morto prima del 337) sosteneva l'innaturalità della pederastìa. A seguire, Clemente Alessandrino e le leggende sui comportamenti contro natura della iena.

Ambiguità linguistiche in alcuni religiosi medievali

I termini utilizzati per designare la percepita immoralità sessuale sono spesso ambigui.

Il termine attico porneía indicava originariamente i bordelli maschili e pórnoi erano i prostituti. Nella koiné del Nuovo Testamento, tuttavia, porneía passò a indicare i bordelli femminili.

Pórnos è anche il ruffiano, il fornicatore, il maschio immorale. Moicheía è l'adulterio ma anche la seduzione di una madre vedova, di una figlia nubile, di una nipote. Ubrízein è oltraggiare anche sessualmente, lo struprum.

Malakoí (molli) sono in genere gli omosessuali, i sodomiti, gli effeminati, i pervertiti; malakós è anche il masturbatore. Il legame tra omosessualità ed effeminatezza non era così evidente per gli antichi, che ritenevano gli omosessuali non necessariamente di aspetto femminile. A Sparta la virilità era una prerogativa anche omosessuale. Ercole, l'emblema della forza, si poteva permettere di avere avventure omosessuali senza perdere la sua virilità. In Paolo (1 Cor. 6.9; 1 Tim.; Rom. 13.13) si trova il termine ambiguo arsenokoítai (il prefisso arseno- indica il maschio e koîtai è il penetratore ma non è chiaro se indichi il penetratore di maschi o il maschio penetratore) e si ritiene in genere indicante i sodomiti, i pervertiti, gli omosessuali, ma anche i prostituti e i molestatori dei ragazzi.

In luogo di effeminato erano preferiti i termini thelúdrios (da thelé, mammella e údor, acqua), uomo femminile; andrógunos (anér, uomo e guné, donna), e la perifrasi tón andrón oi gunaikódeis. Filone usa i termini paiderastaí e paidiká (l'amore per i fanciulli, poi il fanciullo amato, il prediletto). Paidophthoréo vuol dire in origine "corrompere i ragazzi", "molestare i fanciulli", ma dal II secolo fu sinonimo di "attività omosessuale" in genere. Arsenokoitéo per alcuni significa "dormire con gli uomini" e arsenokoîtai dovrebbe indicare proprio coloro che lo fanno, i masculorum concubitores.

Tuttavia non esiste piena concordanza sull'equivalenza arsenokoítai = omosessuali. Il termine indicava anche i rapporti anali tra marito e moglie. Paidophiléo indica colui che ama (philéo) i ragazzi (paido-). Taziano usò paiderastía per indicare le pratiche omosessuali (Adversous Graecos 19). Giustino di Nablus definì gli abusi omosessuali kinaidía (effeminatezza ma anche impudicizia), érotes arsénon (árren, uomo), androbateîn. Agostino usò termini come immunditas o perifrasi quali masculi in masculos nefanda libidine accensi, stupra in masculos.

Per quanto sopra detto, quindi, nel linguaggio dei Padri non è facile distinguere dal punto di vista linguistico la pedofilia dall'omosessualità, essendo quest'ultima inclusiva di tutto, anche degli atti compiuti nel matrimonio.

L'ambiguità linguistica che investe i termini "pedofilia", "pederastia" e "omosessualità" si evince ai giorni nostri anche dal loro utilizzo quasi sinonimico da parte di alcuni dizionari italiani[43], nonché da parte di alcuni studiosi della materia[44][45].Pedofilia e clero cattolico nella storia [modifica]La pedofilia dal XIV secolo in poi [modifica]Giovanni XXIII in vesti pontificali.

Non è agevole rintracciare e documentare nella storia del clero cattolico attività riconducibili alla pedofilia.

Al pari di tutte le altre attività di tipo sessuale, la sodomia veniva celata e pubblicamente condannata innanzitutto dallo stesso clero. Ad esempio negli Statuti della città di Orvieto (fine XV secolo) redatti da papa Alessandro VI la sodomia veniva punita con sanzioni pecuniarie e corporali, di intensità ridotta per l'adolescente (minore di 14 anni) rispetto all'adulto in virtù della giovane età; tuttavia la pedofilia non era ancora distinta dalla sodomia, onde la citata pena vigeva per entrambi i casi:    « Coloro che trovassero colpevoli siano bruciati con vive fiamme di fuoco, esclusi i bambini sotto i quattordici anni, che non sono tenuti alla pena suddetta ma siano puniti fino a 25 lire di denaro secondo il giudizio degli Officiali, se sono capaci d'intendere, altrimenti non siano puniti» »    (Statuti orvietani[46])Papa Giulio III

Tali fattispecie di reato costituirono lo spunto, da parte di oppositori protestanti o del popolo (v. Pasquino) per spargere voci, della cui attendibilità non esiste alcuna prova, contro i personaggi più influenti o più di rilievo della Chiesa cattolica[47].

In altri casi, più comprovati, esistono documenti processuali o conciliari e resoconti di cronisti e storici che accusano alcuni membri del clero cattolico di aver compiuto atti di pedofilia.

    * Papa Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi Del Monte) nominò cardinale suo nipote adottivo, il diciassettenne Innocenzo Del Monte (1532-1577), entrato nei suoi favori quattro anni prima quando quegli era ancora cardinale e il nipote appena tredicenne. Innocenzo era figlio adottivo del conte Baldovino Ciocchi del Monte, fratello di Giulio III. Il giovane venne considerato essere stato amante del pontefice da Paolo Sarpi[48] e dall'erudito Onofrio Panvinio[49], il quale definì Giulio III «puerorum amoribus implicitus» ossia «invischiato in amori per ragazzini»[50]. Il cardinale Pietro Sforza Pallavicini[51] sostiene invece la tesi che i sentimenti che univano Giulio III al giovane Innocenzo fossero di tipo unicamente filiale.    * L'antipapa Giovanni XXIII (1370 - 1419), (scomunicato e imprigionato, ma in seguito perdonato e reintegrato), come rivelano gli atti del Concilio di Costanza (1415)[52] fu processato per sodomia; tra le accuse a suo carico anche quella di essersi procurato ragazzini con l'aiuto di Angelotto da Roma, chierico della camera apostolica, canonico di San Giovanni in Laterano [53].    * Nel 1863 don Francesco Piccinotti venne condannato per aver abusato più volte di un giovane contadino minorenne nella casa stessa del ragazzo, nella quale si recava per impartirgli lezioni private[54].


La soppressione dell'ordine degli Scolopi per pedofilia nel 1646 

Nel 1646 l'Ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie, conosciuti come Scolopi o Piaristi, fondato nel 1597 da San Giuseppe Calasanzio (nel 1600 fondò le scuole pie) fu soppresso da papa Innocenzo X per provate diffuse molestie su giovani scolari da parte di alcuni educatori appartenenti all'ordine. Già nel 1643 papa Urbano VIII aveva rimosso San Giuseppe Calasanzio dal vertice dell'ordine. Gli Scolopi erano dediti a impartire la elementare istruzione ai bambini poveri. Le accuse provenivano principalmente dai Gesuiti, e qualcuno pensa che fossero motivati dal loro interesse ad impartire l'educazione, dietro compenso, alle classi agiate[senza fonte]. La storica Karen Liebreich, grazie a una meticolosa ricerca, fatta sui documenti reperiti presso l'archivio Vaticano, quello degli Scolopi a Firenze e altri ancora, ha ricostruito le cause dello scioglimento che fu attribuito a quegli ecclesiastici che si diceva fossero dediti al vizio fiorentino. [55]Ventesimo secolo [modifica]

    * Nell'estate del 1907 la stampa dell'epoca riporta che una serie di scandali di abusi sessuali su minori provocarono in tutta Italia violenti moti anticlericali. Tra di essi, il caso dei Marianisti di Pallanza (1904) [56]; il c.d. "Scandalo Fumagalli": a Torino don Riva fu arrestato per abusi sessuali su una fanciulla nell'asilo milanese gestito dalla sedicente suora Giuseppina Fumagalli[57]: «Atti nefandi in un asilo di pseudomonache - cinque donne e un prete arrestati»[57]; lo scandalo dell'educatorio di Alassio (SV) in cui don Bretoni venne accusato di sevizie sessuali ai danni di un ragazzo tredicenne[58]; «Suore denunciate al Procuratore del Re per maltrattamenti e inganni»[58].    * Tuttavia, lo scandalo che ebbe la più vasta eco e anche le più vistose conseguenze politiche, diplomatiche e di ordine pubblico, esplose il 31 luglio 1907: in seguito alle denunce di abusi sessuali subìti da un quattordicenne del collegio salesiano di Varazze (SV)[59], e alla notizia del tentativo di arresto di don Musso, datosi alla fuga e alle conseguenti proteste della Segreteria di Stato della Santa Sede e di papa Pio X, che accusavano la propaganda massonica e socialista di aver imbastito una campagna anti-vaticana, violenti moti anticlericali si verificarono a Roma, Milano, Venezia, Pisa, Torino, Mantova, Livorno, Sampierdarena (Genova), La Spezia, Firenze, Faenza, Palermo, che causarono un morto e 20 feriti [60].

Pedofilia e clero cattolico nella storia: la pedofilia dal XIV secolo in poi

Non è agevole rintracciare e documentare nella storia del clero cattolico attività riconducibili alla pedofilia.

Al pari di tutte le altre attività di tipo sessuale, la sodomia veniva celata e pubblicamente condannata innanzitutto dallo stesso clero. Ad esempio negli Statuti della città di Orvieto (fine XV secolo) redatti da papa Alessandro VI la sodomia veniva punita con sanzioni pecuniarie e corporali, di intensità ridotta per l'adolescente (minore di 14 anni) rispetto all'adulto in virtù della giovane età; tuttavia la pedofilia non era ancora distinta dalla sodomia, onde la citata pena vigeva per entrambi i casi:    « Coloro che trovassero colpevoli siano bruciati con vive fiamme di fuoco, esclusi i bambini sotto i quattordici anni, che non sono tenuti alla pena suddetta ma siano puniti fino a 25 lire di denaro secondo il giudizio degli Officiali, se sono capaci d'intendere, altrimenti non siano puniti» »    (Statuti orvietani[46])Papa Giulio III

Tali fattispecie di reato costituirono lo spunto, da parte di oppositori protestanti o del popolo (v. Pasquino) per spargere voci, della cui attendibilità non esiste alcuna prova, contro i personaggi più influenti o più di rilievo della Chiesa cattolica[47].

In altri casi, più comprovati, esistono documenti processuali o conciliari e resoconti di cronisti e storici che accusano alcuni membri del clero cattolico di aver compiuto atti di pedofilia.

    * Papa Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi Del Monte) nominò cardinale suo nipote adottivo, il diciassettenne Innocenzo Del Monte (1532-1577), entrato nei suoi favori quattro anni prima quando quegli era ancora cardinale e il nipote appena tredicenne. Innocenzo era figlio adottivo del conte Baldovino Ciocchi del Monte, fratello di Giulio III. Il giovane venne considerato essere stato amante del pontefice da Paolo Sarpi[48] e dall'erudito Onofrio Panvinio[49], il quale definì Giulio III «puerorum amoribus implicitus» ossia «invischiato in amori per ragazzini»[50]. Il cardinale Pietro Sforza Pallavicini[51] sostiene invece la tesi che i sentimenti che univano Giulio III al giovane Innocenzo fossero di tipo unicamente filiale.    * L'antipapa Giovanni XXIII (1370 - 1419), (scomunicato e imprigionato, ma in seguito perdonato e reintegrato), come rivelano gli atti del Concilio di Costanza (1415)[52] fu processato per sodomia; tra le accuse a suo carico anche quella di essersi procurato ragazzini con l'aiuto di Angelotto da Roma, chierico della camera apostolica, canonico di San Giovanni in Laterano [53].    * Nel 1863 don Francesco Piccinotti venne condannato per aver abusato più volte di un giovane contadino minorenne nella casa stessa del ragazzo, nella quale si recava per impartirgli lezioni private.

 La soppressione dell'ordine degli Scolopi per pedofilia nel 1646 

Nel 1646 l'Ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie, conosciuti come Scolopi o Piaristi, fondato nel 1597 da San Giuseppe Calasanzio (nel 1600 fondò le scuole pie) fu soppresso da papa Innocenzo X per provate diffuse molestie su giovani scolari da parte di alcuni educatori appartenenti all'ordine. Già nel 1643 papa Urbano VIII aveva rimosso San Giuseppe Calasanzio dal vertice dell'ordine. Gli Scolopi erano dediti a impartire la elementare istruzione ai bambini poveri. Le accuse provenivano principalmente dai Gesuiti, e qualcuno pensa che fossero motivati dal loro interesse ad impartire l'educazione, dietro compenso, alle classi agiate[senza fonte]. La storica Karen Liebreich, grazie a una meticolosa ricerca, fatta sui documenti reperiti presso l'archivio Vaticano, quello degli Scolopi a Firenze e altri ancora, ha ricostruito le cause dello scioglimento che fu attribuito a quegli ecclesiastici che si diceva fossero dediti al vizio fiorentino. [55]Ventesimo secolo [modifica]

    * Nell'estate del 1907 la stampa dell'epoca riporta che una serie di scandali di abusi sessuali su minori provocarono in tutta Italia violenti moti anticlericali. Tra di essi, il caso dei Marianisti di Pallanza (1904) [56]; il c.d. "Scandalo Fumagalli": a Torino don Riva fu arrestato per abusi sessuali su una fanciulla nell'asilo milanese gestito dalla sedicente suora Giuseppina Fumagalli[57]: «Atti nefandi in un asilo di pseudomonache - cinque donne e un prete arrestati»[57]; lo scandalo dell'educatorio di Alassio (SV) in cui don Bretoni venne accusato di sevizie sessuali ai danni di un ragazzo tredicenne[58]; «Suore denunciate al Procuratore del Re per maltrattamenti e inganni»[58].    * Tuttavia, lo scandalo che ebbe la più vasta eco e anche le più vistose conseguenze politiche, diplomatiche e di ordine pubblico, esplose il 31 luglio 1907: in seguito alle denunce di abusi sessuali subìti da un quattordicenne del collegio salesiano di Varazze (SV)[59], e alla notizia del tentativo di arresto di don Musso, datosi alla fuga e alle conseguenti proteste della Segreteria di Stato della Santa Sede e di papa Pio X, che accusavano la propaganda massonica e socialista di aver imbastito una campagna anti-vaticana, violenti moti anticlericali si verificarono a Roma, Milano, Venezia, Pisa, Torino, Mantova, Livorno, Sampierdarena (Genova), La Spezia, Firenze, Faenza, Palermo, che causarono un morto e 20 feriti [60].
Bibliografia

LIBRI

    * Joachim du Bellay, Les Regrets. Les Antiquités de Rome, (in francese) Paris, Student [1558], 1974. ISBN 2070321479    * Alessandro VI pont. max, Statuta civitatis Urbisveteri, (in latino) Romae, Bladio [1581],    * Paolo Sarpi, Corrado Vivanti (a cura di) Istoria del concilio tridentino, Torino, Einaudi [1619], 1935-1997. ISBN 8806289519    * Karl Joseph von Hefele, Histoire des conciles, (in francese) Paris, Letouzey et Ané [1855], 1907-1952.    * Heinrich von Fichtenau, L'Impero carolingio, Bari-Roma, Laterza [1958], 2000. ISBN 8842060941    * Dizionario dei Concili, Roma, Città Nuova [1963-1968],    * Karlheinz Deschner, Costante Mulas Corraine (a cura di) La croce della Chiesa. Storia del sesso nel Cristianesimo, Bolsena, Massari [1974], 2000. ISBN 8845701506    * John Boswell, Cristianesimo, tolleranza, omosessualità. La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo, Milano, Leonardo [1980], 1989. ISBN 8817511307    * Robin Scroggs, New Testament and Homosexuality, (in inglese) Minneapolis, Fortress Press [1983], ISBN 0800618548    * Aline Rousselle, Sesso e società alle origini dell'età cristiana, Bari, Laterza [1985]    * Valerio Marucci, Pasquinate del Cinque e Seicento, Roma, Salerno Editore [1988]    * Eva Cantarella, Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico, Roma, Editori Riuniti [1988], 1992    * Elaine Pagels, Adamo, Eva e il serpente, Milano, Mondadori [1990]    * Peter Brown, Il corpo e la società. Uomini, donne e astinenza sessuale nel primo cristianesimo, Torino, Einaudi [1992],     * Chris Moore, Betrayal of Trust: The Father Brendan Smyth Affair and the Catholic Church, (in inglese) Dublin, Marino [1995],     * Jean Verdon, Il piacere nel Medioevo, Milano, Baldini & Castoldi - Dalai [1999]    * Anonimo, Reverendo giù le mani. Clero e reati sessuali negli anni trenta e negli anni 90, Catania, la Fiaccola [2000]    * Valerio Bartolucci, I peccati del Vaticano. Preti e pedofilia, Roma, Malatempora     * Jason Berry, I legionari di Cristo: abusi di potere nel papato di Giovanni Paolo II, Roma, Fazi [2006]    * Discepoli di verità, Segreto Pontificio. I crimini sessuali nella Chiesa nascosti da papa Wojtyła e dal cardinale-prefetto Ratzinger, Milano, Kaos edizioni [2007]    * Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Milano, Longanesi [2007],     * Massimo Introvigne, Attacco a Benedetto XVI. Il papa, la pedofilia e il documentario «Sex, crimes and the Vatican», Verona, Fede & Cultura [2007]    * Vania Lucia Gaito, Viaggio nel silenzio: i preti pedofili e le colpe della Chiesa, Milano, Chiarelettere, 2008.     * Carlo Nardi, L'eros nei Padri della Chiesa, Firenze, M.I.R., 2000, ISBN 88-88088-01-6    * Paolo Pedote, Lasciate che i pargoli vengano a me - Storie di preti pedofili in Italia. Editore Malatempora, 2009

Articoli, dossier e pubblicazioni varie

    * (FR) Paul Veyne. «La famille et l'amour sous le Haut-Empire romain», in Annales. Économies, Sociétés, Civilisations n° 33 (1968), pagg. 36 e segg.    * P. Messina. «Del Monte, Innocenzo», in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Enciclopedia Italiana Treccani 1990    * Karen Terry, The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Priests and Deacons, prepared by the John Jay College of Criminal Justice, (in inglese) Washington, D.C., U.S. Conference of Catholic Bishops 
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